Chi l'ha detto?/Parte prima/79
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§ 79.
Vizî
1789. Tempi borgiani.
Ma il lamentarsi della corruttela dei tempi è antico costume, come già fu detto a pag. 129-130:
1790. O tempora, o mores!1
1791. ....La Suburra
Invade il Palatino....
1792. Libito fe’ licito in sua legge.
1793. ....Qui non son femmine da conio.
1794. Ruffian, baratti e simile lordura.
Un versetto del Pentateuco minaccia lo sdegno divino ai violenti nel sangue altrui:
1795. Vox sanguinis.... clamat ad me de terra.2
Clamitat ad cœlum vox sanguinis et sodomorum,
Vox oppressorum viduæ, pretium famulorum.
La sentenza del Salmista:
1796. Abyssus abyssum invocat.3
1797. Septies enim cadet justus, et resurget: impii autem corruent in malum. 4
1798. Quid autem vides festucam in oculo fratris tui, et trabem in oculo tuo non vides?5
1799. Quis tulerit Gracchos de seditione quærentes?6
Sul medesimo argomento abbiamo il giudizio ciceroniano:
1800. Est (enim) proprium stultitiæ, aliorum vitia cernere, oblivisci suorum.7
1801. Nam vitiis nemo sine nascitur; optimus ille est
Qui minimis urgetur.8
1802. Nolite judicare, ut non judicemini.9
1803. Dum vitant stulti vitia, in contraria currunt.10
Un altro poeta classico ci mostra il vizio trionfante che grazie alla audacia e alla ipocrisia si ammanta di virtù, nel verso, troppo pessimista,
1804. ....Prosperum ac felix scelus
Virtus vocatur.11
I poeti latini, a scusare le oscenità sparse nel maggior numero dello loro produzioni, si giustificano col dire che al poeta è permesso di dire cose meno che oneste, purché onesti siano i suoi costumi; o per dirla con le parole di uno di loro:
1805. ...Castum esse decet pium poetam
Ipsum: versiculos nihil necesse est.12
e la stessa sottigliezza ripeteva Marziale, che tutti li vinceva in lubricità:
1806. Lasciva est nobis pagina, vita proba est.13
che Gius. Giov. Belli, il quale voleva farne l'epigrafe della sua stupenda raccolta di sonetti in dialetto romanesco, benissimo tradusse cosi:
1807. Scastagnàmo ar parlà, ma aràmo dritto.14
I notissimi versi:
1808. La finzion del vizio
A vizio ver declina;
A can, che lecca cenere,
Non gli fidar farina.
|sono la morale della notissima favola Il fanciullo e il gatto, di Luigi Fiacchi detto il Clasio, di Scarperia (1754-1825).
Non lasceremo il discorso dei vizî senza tener brevissima parola anche di due fra essi, dei più veniali:
1809. Gola e vanità, due passioni che crescono con gli anni.
Ad Alessandro Manzoni
Il celebre Forno delle Grucce
Di nuova vita ringiovanito
A grata testimonianza
Il presente saggio
Devotamente offre
Il Manzoni rispose così:
Al Forno delle Grucce
Ricco oramai di nova fama propria
E non bisognoso di fasti genealogici
Alessandro Manzoni
Solleticato voluttuosamente
Con un vario e squisito saggio
Nella gola e nella vanità
Due passioni che crescono con gli anni
Presenta i più vivi e sinceri ringraziamenti
Si noti però che il Manzoni, non meno di altri milanesi, cadde in errore credendo che il nome dell’antico prestin di Scansc derivasse dalla insegna delle grucce (scansc in dialetto); invece aveva origine dal fatto che era proprietà della nobile famiglia Scansi, alla quale fino a tutto il ’700 appartenne la casa; sul quale argomento è da consultare una notizia comparsa in Città di Milano, Bollettino muniripale mensile pel mese di giugno 1919, pag. 229.
Note
- ↑ 1790. O tempi, o costumi!
- ↑ 1795. La voce de sangue [di tuo fratello] grida a me dalla terra.
- ↑ 1796. L’abisso chiama l’abisso
- ↑ 1797. Perocchè sette volte cadrà il giusto, e risorgerà: ma gli empii precipiteranno nel male.
- ↑ 1798. Perchè vedi il fuscello nell’occhio del fratel tuo, e non vedi la trave nel tuo occhio.
- ↑ 1799. Chi sopporterà che i Gracchi si lamentino della sedizione?
- ↑ 1800. È da stolti il vedere i vizî altrui e dimenticare i propri.
- ↑ 1801. Perchè nessuno nasce senza vizî, e ottimo è colui che è travagliato dai più leggeri.
- ↑ 1802. Non giudicate per non essere giudicati.
- ↑ 1803. Gli stolti, mentre fuggono un vizio, cadono nel contrario.
- ↑ 1804. La scelleratezza prospera e felice prende il nome di virtù.
- ↑ 1805. Conviene al poeta ch’egli stesso sia casto e pio, ma non occorre che tali siano i suoi versi.
- ↑ 1806. Lascive sono le pagine ch’io scrissi, ma la vita è onesta.
- ↑ 1807. Pecchiamo nel parlare, ma righiamo diritto.