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526 Chi l'ha detto? [17-17]
Ambrogio Valentini, proprietario del Forno delle Grucce a Milano (così chiamato perchè era nel luogo medesimo dove nel seicento era il prestin di Scansc, di cui il Manzoni nei Promessi Sposi, cap. XII, narra il saccheggio fatto dal popolo nella carestia del 1628, vale a dire in Piazza del Duomo, a sinistra, per entrare sul Corso Vittorio Emanuele, già Corsia de’ Servi), mandava la sera della vigilia di Natale 1870 ad Alessandro Manzoni un saggio delle sue paste con la seguente iscrizione:

Ad Alessandro Manzoni
Il celebre Forno delle Grucce
Di nuova vita ringiovanito
A grata testimonianza
Il presente saggio
Devotamente offre


Il Manzoni rispose così:

Al Forno delle Grucce
Ricco oramai di nova fama propria
E non bisognoso di fasti genealogici
Alessandro Manzoni
Solleticato voluttuosamente
Con un vario e squisito saggio
Nella gola e nella vanità
Due passioni che crescono con gli anni
Presenta i più vivi e sinceri ringraziamenti


L’autografo fu conservato a lungo esposto in un quadro nel Fornio delle Grucce finché questo non si chiuse nel 1919. Si veda un articolo del Corriere della Sera del 9 giugno 1919, riprodotto ne La Rassegna di Firenze, giugno 1919, pag. 186.

Si noti però che il Manzoni, non meno di altri milanesi, cadde in errore credendo che il nome dell’antico prestin di Scansc derivasse dalla insegna delle grucce (scansc in dialetto); invece aveva origine dal fatto che era proprietà della nobile famiglia Scansi, alla quale fino a tutto il ’700 appartenne la casa; sul quale argomento è da consultare una notizia comparsa in Città di Milano, Bollettino muniripale mensile pel mese di giugno 1919, pag. 229.