Cenno istorico del Comune di Cassano/Due componimenti poetici
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IL CENOBIO
di
SANTA MARIA DEGLI ANGIOLI IN CASSANO. ALL'OTTIMA MADRE SUA
L'AUTORE:
«Sovvienti, o Madre, dell’età affannosa, In che triste governo un morbo avea Fatto di me, ed una forza ascosa Mie carni lentamente distruggea?.... Fu allor, forzando il labbro ad un sorriso, L’interna angoscia addimostravi in' viso. Or sai chi vita al fianco stenuato, Chi mia età rendeva alla speranza, Sì che nullo è l’affanno, che ò durato, E molta guerra a sostener m’avvanza?.... Un colle, dove appare la natura Come nel primo dì dell'Eden pura....(1)
15 -114 —
Un colle, o madre, dove un pensier pio
Poche romite celle edificava,
E nella pace del suo core a Dio
Dal ciglion di quel colle inni levava
11 supplice mortale.... e sorridea
Iddio dal Cielo alla felice idea
Sull’alba d’un mattin di primavera
Con affannata lena ivi sostai—
Da quella vetta sì sublime, e altera
Bramoso il guardo intorno a me girai....
Tutto allor vidi di Peucezia il piano,
E sotto al piè m’apparve il mar lontano.
Era quel colle un dì al navigante
La stella di salvezza nel periglio......
Lì fermava il marino il guardo errante,
Ed il fuoco lontan gli era consiglio.....
Poscia benedicea tutto gioioso
I romiti del colle avventuroso (2)
Oh! come l’alma fatta tutta pura
Ivi s’innalza sino al suo Fattore!....
Oh! come nel sorriso di Natura
Scende soave la speranza in core!...
E dolce nel silenzio della sera
T’infiora le labbra una preghiera.....
Oh! quanta maestà appare in fronte
Ivi al romito di meschina cella!...
Oh! come in mezzo ai dumi di quel monte
Di nuove rose nostra fè si ahbella... -115-
Ivi io, che corsi aveva estranei fidi
Oh! quante cose non vedute vidi....!!
Vidi la selva ove pregò il pietoso,
Che in Bitetto rendè l’alma al Signore (3)
Vidi la grotta, ov’ei dava al riposo
Breve ora, e cui s’innalza superiore
Verde annoso cipresso... ah! volle il santo
A un albero feral dormire accanto? (4)
In altra grotta penetrai, dove
L’immagin si rinvenne di Maria.... (5)
Ivi a tanta pietade il cor si move,
Che a torrenti da’ lumi il pianto uscia......
E ’n quella grotta oscura erma scabrosa
Io pregava per te, madre amorosa—
Entrai nel Tempio - Quattro ceri ardenti
A un Crocifisso risplendeano innanti.....(6)
S’udivan mormorar pietosi accenti....
E 'n sacri avvolti religiosi ammanti
Ed a’ piedi dell’ara umiliati
Levavan laudi al Ciel que' santi Frati—
E innanzi a tatti un veglio, sul cui viso
Bella splende la pace del Signore,
Il cui labbro infiorato è dal sorriso,
Quei che ne’ dì dell’ira, e del terrore
Solo restava nel Cenobio a Dio
Levando il priego d’un cuor puro, e pio (7)
Tutto un popolo a lui vive devoto
E a un popol tutto egli è padre amoroso... Ei del tapino accoglie ognora il voto,
Che di Sionne al Dio porge pietoso.....
Egli da mille voci unitamente
Del Colle il Veglio salutar si sente.
Siccom’eco d’un’arpa armonioso
Parea levarsi la sua voce al Cielo,
Ed ei sembrava un Angiolo, che ascoso
Fosse sceso quaggiù in uman velo....
La fè gli vidi espressa in volto..... e osai
Madre, ancor io pregar.....Per te pregai.
(1) Nel Cenobio di S. Maria degli Angioli, sito ad un miglio da Cassano sulla vetta di ridente collina, spirasi aura salubre, e pura. (2) Ne' tempi andati solevano quei pietosi frati accendere sul loro Convento ogni notte un fanale, che fosse segno ai naviganti per approdar sicuri nel porto di Bari. (3) (4) Il B. Giacomo da Bitetto, finché fece sua dimora in questo Cenobio, solea per la preghiera in un sito affatto boscoso della collina, conosciuto sotto il nome di selva, ridursi, e pel sonno in una tana da selva, più che d’uomo stanza, cui sovrasta annosissimo cipresso. L’una e l’altra vengono tuttavolta additate alla religiosa curiosità del viandante. (5) Questo Convento narra sua prima origine dai rozzi abituri di pochi fedeli intorno ad una grotta costrutti, nella quale fu rinvenuto un dipinto della Vergine, e coi sovrasta ora la Chiesa. Ciò da un Manoscritto del Convento si rileva. (6) Adorasi da quei Cenobiti un Crocifisso, il quale processionalmente menato per la città in varie pubbliche sventure, si sono queste prodigiosamente arrestate. Tali cose io con cristiano desiderio udiva dagl’indigeni di quei luoghi narrare. (7) Padre Francesco Maria d’Acquaviva, il quale dalla giovane età vissuto in quel Cenobio, e sei anni rimastovi solo finché vide tornati i suoi Fratelli, e rianimato il Convento, ora ad 86 anni di età vedesi amato benedetto da tutti, col nome di venerando vecchio della collina conosciuto. Altro componimento del fu D. Francesco Saverio Abbrescia, Canonico di S. Nicola di Bari, scritto nel i843, ed inserito nel Poliorama, Num. 27.
IL CENOBIO
DI
SANTA MARIA DEGLI ANGIOLI PRESSO CASSANO DI BARI
Salve, o colle avventuroso (1) Bel giardino di natura, Ergi il capo maestoso, Gira il guardo intorno a te, Vedi l’Apula pianura Che t’arride innanzi ai piè. L’orizzonte, che tu miri, Vasto ameno intorno intorno, Fa che l’anima deliri D’una nuova ilarità, E l’incanto del soggiorno Desta idea d’immensità, Bello al par degli altri colli Ti mostravi al viatore, Or più lieto il capo estolli, Tua vaghezza s’eternò, Che l’altissimo Signore, Un Cenobio l’affidò. Dove manca un’ara al Santo Che ci sciolse dal peccato, Non v’è gloria, non v’è vanto, Tutto il fasto è vanità, La superbia del creato Lunga vita non vivrà. Nella cella sua romita Col salterio benedetto il devoto cenobita Serba il core a Dio fedel, Mentre il corpo in ferra ha tetto, L’alma vive, e gode in Ciel. Com’è dolce al pellegrino, ’ Che s’assonna in queste piante ^ Ridestarti nel mattino, ’ Quando un zeffiro legger Pare dicagli tremante: Ti saluto, o passaggier. Al cantar dell’usignuolo Batte l’ali, e spicca un volo Che mai termine non ha, E s’accheta sol nel Regno Della santa Eredità. Come l’aria, pura pura Sale al Cielo la preghiera, Quest’amabile verzura Mette speme dentro al cor, Questa eterna primavera Canta un inno al suo Signor. Sei tu forse un paradiso, Che richiami a sanitate Il mio spirito conquiso Dal governo del dolor, Che alle membra mie spossate Rendi il pristino vigor? Ah! se preso a tua bellezza Ancor l’Angelo di morte Rispettasse tant’altezza, Tanto gaudio di quaggiù; Chi invidiar potrìa la sorte Dei beati di lassù? Ah! la squilla benedetta. Come invita al pio tributo. Alla Yergin prediletta, Nostra madre di pietà, Che all’Angelico saluto Ci diè vita, e santità! Se degli Angeli Reina Qui l’invoca ogni mortale,
16 Se qual Stella Matutina
Qui sua immagine apparì;
Tu sei il colle Celestiale
Cui l’Eterno benedì.
Tra l’orror della procella
Il nocchiero travagliato
Vide in te propizia stella
Che la riva gli additò,
E nel porto sospirato
La tua face salutò. (2)
Lo splendor di Schiavonia,
Or Beato di Bitetto,
Qui vegliava, qui dormìa
In sua prima gioventù,
Qui lo spirito suo schietto
Educava alla virtù.
Calda ancor de’ suoi sospiri
Erma grotta, io ti baciai:
Fosti stanza di martiri,
Or sei invito a santità,
Ei ti arride, ed unque mai
La tua gloria eclisserà.
E tu veglio venerando, (3)
Fido servo dell'Eterno,
Non lasciasti il tempio, quando
La calunnia trionfò,
Quando il turbine d’averno
I tuoi Frati allontanò. Fatto amico del digiuno
Qual pietoso anacoreta,
Genuflesso tu sol uno
Non cessasti dal cantar
La canzone del Profeta,
Grazie ai Frati ad impetrar.
Al cenobio tuo d’accanto,
Qual novello Geremia,
Lamentasti in lungo piantò
Lo splendore, che sparì,
E la Vergine Maria
11 tuo voto esaudì.
Quale chioccia che congrega
Sotto l’ali i sui pulcini,
Qui chiamasti in santa lega
I Fratelli del dolor,
che vivendo a te vicini
Fian tuoi degni successor.
E qui pien di merti, e d’anni
Tu ritorni a lieto Aprile,
Al fardello degli affanni
L’alma tua non mai cedè,
La canizie al cor gentile
Vita aggiungne, accresce Fè.
Io quì venni, e ti mirai
Degli aranci al grato rezzo,
Mi guidasti, t’abbracciai,
Ogni fior di Te parlò, Ogni pianta rese olezzo
Al cultor, che l’educò.
Or dal caro tuo ritiro
Nella Patria mia ritorno,
Ma con fervido sospiro
L’alma mia sarà vicin
Al divoto tuo soggiorno,
Al leggiadro tuo giardin.
Quante care ricordanze
Tu racchiudi, o colle pio!
Queste povere mie stanze
Sono Figlie a tua beltà;
Ti conceda il sommo Dio
Sempre Pace, e lunga età....
(1) Cenobio di Cassano è situato sopra una delle
colline, che abbelliscono le campagne di
questo Comune.
(2) Sul Cenobio di Cassano si accendeva ogni
sera un grosso fanale, che era guida sicura ai
naviganti per approdare nel porto di Bari.
(3) Padre Francesco di Acquaviva.