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Bello al par degli altri colli Ti mostravi al viatore, Or più lieto il capo estolli, Tua vaghezza s’eternò, Che l’altissimo Signore, Un Cenobio l’affidò. Dove manca un’ara al Santo Che ci sciolse dal peccato, Non v’è gloria, non v’è vanto, Tutto il fasto è vanità, La superbia del creato Lunga vita non vivrà. Nella cella sua romita Col salterio benedetto il devoto cenobita Serba il core a Dio fedel, Mentre il corpo in ferra ha tetto, L’alma vive, e gode in Ciel. Com’è dolce al pellegrino, ’ Che s’assonna in queste piante ^ Ridestarti nel mattino, ’ Quando un zeffiro legger Pare dicagli tremante: Ti saluto, o passaggier. Al cantar dell’usignuolo Batte l’ali, e spicca un volo Che mai termine non ha,