Fatto amico del digiuno
Qual pietoso anacoreta,
Genuflesso tu sol uno
Non cessasti dal cantar
La canzone del Profeta,
Grazie ai Frati ad impetrar.
Al cenobio tuo d’accanto,
Qual novello Geremia,
Lamentasti in lungo piantò
Lo splendore, che sparì,
E la Vergine Maria
11 tuo voto esaudì.
Quale chioccia che congrega
Sotto l’ali i sui pulcini,
Qui chiamasti in santa lega
I Fratelli del dolor,
che vivendo a te vicini
Fian tuoi degni successor.
E qui pien di merti, e d’anni
Tu ritorni a lieto Aprile,
Al fardello degli affanni
L’alma tua non mai cedè,
La canizie al cor gentile
Vita aggiungne, accresce Fè.
Io quì venni, e ti mirai
Degli aranci al grato rezzo,
Mi guidasti, t’abbracciai,
Ogni fior di Te parlò,