Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi/Properzia De' Rossi
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PROPERZIA DE’ ROSSI
„Lo esempio invita ed eccita l’uomo, le circostanze cooperano con la virtù a renderlo sublime„ dice un nostro sentenzioso scrittore. E dovendosi ora trattare di una celeberrima Donna, che dotata da natura delle più felici disposizioni all’esercizio dell’arti del disegno, e allettata dall’onore in cui erano tenuti gli artisti del suo tempo, si fe’ animo a trattare con le delicate sue mani gli scalpelli per dare umane forme ai duri marmi, non sarà del tutto fuor di ragione, sebbene alquanto diverga dallo scopo prefisso, ricordare quasi in corollario quanto il risorgimento delle arti belle provi a evidenza questa verità.
In effetto se per il non lodevole discernimento de’ successori d’Augusto videsi decadere dal florido lor vigore le arti, e ne' bassi tempi languire inerti perchè prive affatto di Mecenati, presentando la nostra Italia, rapporto ad esse un giardino nel cuor del verno, ove presso gli arbusti spogli del già toltole onore scorgevasi solo vegetare il germe nascituro, qual bell’aurora per queste non sorse all'apparire del dodicesimo secolo? L'architettura si riprodusse appena, il caldo desiderio mosse prima le repubbliche di Venezia e di Pisa, e quindi gli altri dominatori della suddivisa Italia ad ergere immense ben architettate moli per consacrare al divin culto edifizi da eguagliare non solo, ma sorpassare la grandiosità de' templi antichi, non tardandosi correggere le goffezze in cui quest'arte era caduta, e perché più decorosa apparisse fu qua e là collocato quanto dallo spoglio de' romani edifizi era rimasto, non ommettendo possibil cura acciò il tutto concordasse coi caratteri che le imprimevano gli artisti.
Che se la perversità de' tempi involò la memoria del greco Architetto della Chiesa di S. Marco fondata due secoli prima del Duomo di Pisa, non ci tolse però il nome di Buschetti, al quale devesi l'architettura di si maestosa Basilica; artefice con ogni probabilità italiano, come dottamente ci prova lo storico della scoltura; quindi difficilmente si torrà il vanto a questo suolo d'aver prodotto ingegno cotale, e giammai le verrà neppure contrastato l'onore di notare nel secolo XIII tanti suoi nazionali in Rainaldo, Nicola, e Giovanni Pisani, Lorenzo Maitani, Giotto, Arnolfo, e li claustrali Fra Ristoro e Fra Iacopo, architetti i quali innalzarono la Basilica del Santo di Padova, S. Maria Novella in Firenze, ed ivi il magnifico Duomo coll'isolato campanile, le Cattedrali di Siena e di Orvieto, fabbriche tutte nobilissime, non che i ponti gettati sull'Arno, e tanti e tanti altri edifizi, ne' quali concorsero unite la solidità alla eleganza, e che que' medesimi artefici rendevano a mano a mano più nobili e adorne con l'opera de’ loro scalpelli.
Nè di maggior eccitamento vi fu duopo per destare nella nostra penisola emulazione lodevole, quale valse a onorare Iddio , ravvivare gl'ingegni, saggiamente procurare lucro al popolo, togliendolo in tal guisa dalla inerzia, sorgente fatale del vizio e della inopia, e col decorare la patria, renderla nuovamente ricca di que’ trionfi dell'arte che mossero sempre e muovono a invidia ogni oltramontano. Allora ( quantunque per viste diverse ) pareva mirassero tutti a uno scopo solo, e il grande di potenza e il grande d'ingegno, che quanto agognava l' uno mostrare la possanza, la magnificenza sua nell'animare le arti, l'altro con alterezza non meno nobile anelava lo proclamassero artista i parti della sua mente , cui destinava a ridonare gloria non peritura alla nativa sua terra, e renderla madre di ben ragionate scuole.
Mercè dunque tal gara l'architettura era già riposta su l' alto suo seggio fra il XIII e il XIV secolo, epoca che del pari non anderebbe forse da ogni dotto citata, se malgrado lo strano accozzamento di virtù e di crudeltà, ogni corte non fosse stata tanto sollerte nello acquistare codici preziosi coll' animare allo studio le menti , onorando altamente que' divini poeti e prosatori, le di cui opere scuotendo gl'ingegni, impegnarono seguirli con felice risultato si il forte che il gentil sesso. Ma ecco intorno la stessa età dare anco la scoltura nuova prova di che possa lo esempio, come cooperino le circostanze. Volevasi decorare gli eretti templi. La pittura deperita non meno delle altre arti non bastava all'uopo. Si esaminarono i marni recenti con i pochi antichi rimasti: spiravano i primi
letargica freddezza , vita i secondi . Se ne pianse il rimar chevole deterioramento , si volle rimediarvi , e Nicola Pi sano ne mostrò infallibile via con la imitazione dello antico . I Pollaiuoli , i Verocchi raddoppiano gli studi, gli ec citamenti; sorge Donatello che studia e sfiora l'antico senza copiarlo; suo tipo è la bella natura . Ghiberti unen do il basso , il mezzo , e l' alto rilievo insieme per fregia re la porta del gran Battistero di S. Giovanni di Firenze , fa nel concorso rimanere estatici perfino gli emuli suoi : Donatello e Ghiberti sono due facelle che illuminano ed accendono d'amore per quest' arte , dessi che ne fissano 1 epoca del vero risorgimento : i loro seguaci sono molti , si citano ma non s'invidiano più gli antichi scalpelli della Grecia , che vive inerte ; per cui alla fine del secolo XVI è fra noi la scoltura alla perfezione. Il Buonarotti , il Toreggiani , il Contucci , il Nicolò Tribolo la onoranoوا, varie città d'Italia vantano illustri scultrici , ma di ognuna sorpassa il merito Properzia de' Rossi artista insigne bolognese.
Non si rinvengono notizie certe intorno la nascita di questo genio delle Arti gentili , ma da varie induzioni che in appresso si noteranno , pud fissarsi circa il 1495. E neppure tutti unissoni furono gli scrittori nel dirla bolo gnese, che il Vedriani e il Cicognara le assegnarono per patria Modena a solo riflesso fosse figlia di certo Martino di detta città; deduzione in vero molto frivola , e da es sere sempre meno calcolata massime dachè si rinvennero in cotesto grande Archivio notarile (1) pubblici instrumenti, rogiti , e ſedi battesimali , ne' quali quantunque nulla s’incontri da comprovare spettassero incontrastabilmente alla celeberrima anzichè ad altra Properzia de’ Rossi ( contandosi allora in Bologna e suoi dintorni molte fa miglie di questo casato ), null’ostante somministrano dessi molti motivi per congetturare da Bologna non meno di Lei l’intera sua famiglia.
Che non avendosi contezza veruna de’ suoi natali è pur supponibile foss’ella condotta moglie tuttora giovnetta, e prima di acquistare celebrità da un de’ Rossi, e lasciando, come suole la donna, il paterno casato avesse in Lei fatto chiaro quello del marito; mentre nulla rischiara la sua fanciullezza, e viene Properzia, giusta l’uso del suo tempo, chiamata madonna, titolo apparte nente alle sole maritate (2).
Ma tutte queste discussioni che doverosamente si dovevano citare riescono vane; avvegnachè basta a torne ogni dubbio Giorgio Vasari, quale con le biografie dei più famigerati artisti può dirsi abbia tramandata la storia delle belle arti, questi chiamò Properzia scultrice bolognese, e n’espose si concisamente bene tutti i pregi di Lei, che quasi ogni storico di essa scrivendo, letteralmente ne trasmise queste poche linee,,... come fece a dì nostri Properzia de’ Rossi da Bologna giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa come le altre, ma in infinite scienze, che non che le Donne, ma tutti gli Uomini gli ebbero invidia. Costei fu del corpo bellissi» ma, e cantò e suonò ne’ suoi tempi meglio che femmina della sua città„. Notasi, che questo artista e biografo è tanto più degno di fede per essersi egli trattenuto qualche poco in Bologna a lavorare di pittura, per i preparativi che facevansi onde festeggiare la incoronazione di Carlo V per mano di Clemente VII. giorni appunto che furono gli estremi alla nostra famosa scultrice. Siccome poi quanto maggiormente concerne l’artista è la memoria delle sue opere, e donde trasse gl’insegnamenti per sì stupendamente operare; così verrà intorno a ciò qui raccolto quanto della insigne donna esposero gli scrittori antichi e moderni che onoraronla d’encomj.
Dal bolognese Marc’Antonio Raimondi prediletto scolare del suo compatriotta Francesco Francia si ebbe3 Properzia i primi avviamenti del disegno. Ben fausto auspicio, vantare a maestro il solo emulo di quell’Alberto Durero le di cui incisioni riscossero sempre l’universale ammirazione! Ma la discepola del Raimondi, che nello incidere tavole in rame riesciva con garbo non comune, aveva immaginativa troppo fervida per riprodurre ognora con fredda esattezza le altrui idee inceppando le proprie; la sua mente creatrice voleva spaziare nel vasto campo della composizione, ove bene spesso di differenti messi s’intessono fregi che adornano il vero senza confonderlo. Ella era anco pittrice, ma fiorendo allora in Bologna principalmente la scoltura, lo esempio altrui la invitò a dedicarsi interamente a questa. Cominciò quindi dal disporre la Passione di N. S. G. C. su piccolo nocciuolo di pesca, ove il grande sacrificio con le molte figure, che ne faceva Ella interessanti spettatrici, erano disegnate e collocate con mirabile magistero. E perchè idea più precisa si percepisca della complicatissima composizione che in essi vi stendeva, basti dire, furono giudicati di lieve rimarco undici di que sti, che, unitamente ad una croce di bosso pur da Lei intagliata, conservansi in Bologna dalla nobile casa Grassi; sebbene, non solo vi si ammirino incisi con arte maestre vole Apostoli, e Sante Verginelle coi particolari distintivi, e simboli de’ martirj da loro intrepidamente sostenuti, ed attorno analoghe epigrafi, ma da una sola parte di uno di essi nocciuoli vedesi la Vergine S. Orsola in tutta figura, quale sotto lo steso di Lei manto ricovera 34 invitte sue se guaci in mezza figura. (4) Di poi sfoggiò il suo buon gusto nel disegnare volatili, arabeschi e frutti, eseguendoli in basso rilievo per imposte di marmoو د, come ben lodate dal suo scalpello ne sortirono quelle che adornano la cappella maggiore della Madonna del Baraccano.
Incoraggiata la gentile artista dall’approvazione gene rale che ogni suo lavoro riportava, aspirò di essere am messa fra quegli insigni scultori, a cui venivano affidate le opere, che decorare dovevano le tre porte della facciata di S. Petronio (5). E siccome era grande l’impegno nei bolognesi, aceió questo tempio sortisse almeno nei monumenti di scoltura tanta magnificenza quanta fino dallo erigerlo si era dal consiglio dei 600 progettato darle di vastità e di sublime architettura, perchè fosse adeguata cosa alla grandezza di quella città, che libera, gareggiante era mai sempre con le più cospicue d’Italia, fu prima di de liberarle il lavoro richiesta Properzia dall’Opera di S. Pe tronio, di un saggio nell’arte in genere di figura. Perlo chè scolpi ella al Conte Alessandro de’ Pepoli il ritratto in finissimo marmo del Conte Guido de’ Pepoli suo Padre: soggetto, che per il di lui lignaggio, e per le chiare gesta da niuno poteva essere vinto nello splendore, come ad ognuno grata era per riescire la naturale effigie che presentava di chi le singolari virtù avevangli guadagnata la venera zione de’ grandi, l’amore del popolo. Questo ritratto fu6 fu riconosciuto di si accurato disegno, e sì irreprensibilmente eseguito che al dire del Vasari,, non solo piacque a co loro ( dell’Opera di S. Petronio ) ma a tutta quella cit tà, e perciò gli operai non mancarono allogarle una parte di quel lavoro.
Il qual segno di stima speciale svegliò più che mai il vivo intelletto di Properzia, e volendo mostrare che ne era grata, come non erane indegna, pose mano con ogni impegno a rappresentare, per ornamento di quella Basilica, il casto Giuseppe e la impudica moglie di Puti farre. E fu appunto in quell’opera che superò se stessa, e di cui non v’è scrittore, o artista che non ripeta esse re, si gentile la composizione, e preziosa la esecuzione da non cedere in confronto alle produzioni dei più famosi scalpelli, in particolar modo applaudendo alle movenze naturalissime e piene di grazia. Questo marmo di cui s’i gnora il perchè non andasse in opera, ammirasi nella residenza de’ Fabbricieri di S. Petronio; e pare che nella Egiziana Donna, la scultrice ritraesse sé stessa. 7
Giorgio Vasari, e seguendo lui, qualche altro scrit tore, trasmise che nauseata Properzia dalle brighe, che lo scultore Mastro Amico Aspertini ( uomo invidiosissimo, e del carattere più bizzarro ) muoveva si a Lei che agli altri artisti destinati al lavoro delle porte di S. Petronio, abbandonasse Ella le opere affidatele nè più toccasse scal pello. Esaminando però le partite scritte che conservansi nei libri mastri per le spese della fabbrica di S. Petronio, si riconosce che Properzia molto lavoro per le scolture che questa dovevano abbellire; e di più vi si ritrae per fino che le furono pagate delle somme per Sibille di mar more – per un Angelo – per cinque Quadretti ecc. quali opere essendo da Lei condotte sui modelli del Tribolo artefice eccellente, ch’era direttore arbitro di que’ lavori, rendesi impossibile distintamente indicarle8
Varie altre opere si attribuiscono alla perinsigne Donna, ma non se ne fa menzione mancandone debita certezza; mentre basta a mantenerle viva e distinta fama per molti secoli quelle accennate, e che positivamente sono riconosciute sue. Ella morì il 24 Febbraio 1530, e Giorgio Vasari scrisse „finalmente alla povera innamorata giovane9 tutto riescì perfettamente„. Trovandosi in Bologna il Pontefice Clemente VII che, seguendo (può dirsi) l’uso Mediceo protesse e onorò le belle arti; non fu distolto dalla clamorosissima circostanza della incoronazione di Carlo V. di chiedere della famigerata Properziav de’ Rossi, e restò dolente quando sentì rispondersi — è in Chiesa che le si rendono gli onori funebri. —
I Bolognesi che la ritenevano come un miracolo della natura, bagnarono di lagrime il di Lei sepolcro, quale a seconda della estrema sua volontà fu nello spedale della morte.
Vincenzo di Bonaccorso Pitti fece il seguente epitaffio
Fero splendor di due begli occhi accrebbe
Già marmi a marmi; e stupor nuovo e strano
Ruvidi marmi delicata mano
Fea dianzi vivi, ahi! morte invidia n’ebbe.
Note
- ↑ Si veggano le Memorie di belle Arti che il Sig. Michelangelo Gualandi raccolsc cou zelo , c corrcdò di ben sensate note.
- ↑ L’opera Le Scollure delle Porte di S. Petronio che con tanta erudizione il Chia rissimo Signor Marchese Virgilio Davia illnstrò, presenta alcune Memorie di pagamenti fatti dall’Opera di S. Petronio a Madonna Properzia de’ Rossi a conto de ’ suoi la vorieri.
- ↑ Il Raimondi partì da Bologna circa il 1507 standone assente moltissimi anni; e deve supporsi che in quest’epoca Properzia fosse almeno dodicenne per avere tanto approfittato delle sue lezioni.
- ↑ V. il discorso intorno Properzia del Conte Antonio Saffi, quale giudicò lavorato da questa inarrivabile intagliatrice il nocciuolo di ciliegia che mostrasi nella Galleria di Firenze al Gabinetto delle Gemme nell’armadio N. 6, sospeso ad un filo marcato N. 318 in anello di smalto color verde, guarnito di quattro diamanti, traversato da spran ghetto d’oro. Su questo piccolo globo vi si rincontra una gloria di Santi e distinguonsi Sessantacinque minutissime teste di commendabile lavoro.
- ↑ Vasari dice ch’ella chiodesse agli operai una parte di quel lavoro per mezzo del marito.
- ↑ Riguardo a questo ritratto prevalse per molto tempo la ſalsa opinione fosse il busto marmoreo che vedesi collocato nella prima camera della Residenza de ’ Fabbricieri di S. Petronio; ma un basso rilievo ritrovato circa un Anno fa, in una magnifica Villa appartenente alla nobilissima casa Pepoli confrontato con presidj storici ad altra effigie, ne chiarisce l’inganno, e intorno a ciò basta leggere La Memoria del Dottissimo Signor Conte Giovanni Marchetti - Il Ritratto del Conte Guido de’ Pepoli. –
- ↑ Rendesi indispensabile accennare quanto si appose a questo Genio della scoltura per il soggetto trattato. Si volle ch’Ella amasse un avvenente giovane, e per non essere da lui corrisposta, sfogasse la sua passione col ritrarre se stessa nella Egiziana, e nello Ebreo l’amato suo; ma ripugna il credere che, dotata com’era la illustre Donna di tanto senno, ancorchè fosse tiranneggiata da malnato amore, avesse preso il posto d’impudica femmina, e portato in trionfo quel fallo, che cuor gentile dovrebbe, e vorrebbe, non meno che a tutti, potendo, pure a se stessa pascondere; per cui parrebbe potersi ritenere questa nozione come una di quelle novelle, che in ogoi tempo l’invidia non mancò comporre a carico di questo misero sesso.
- ↑ Ciò addimostra chiaramente la partita segnata negli accennati libri della Fabbrica 1526. L. Giornale a Cart. 153 li 1. Gennaio A. M, Nicolò Tribolo per due Modelli fatti a la Properzia F. 5.
- ↑ Il Vasari non l’avrebbe compianta in questi termini all’epoca della sua morte s’Ella avesse di molto oltrepassati i trentacinque anni; ecco dunque perché si può credere mala allo spirare del quatordicesimo secolo.