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le arti, e ne' bassi tempi languire inerti perchè prive affatto di Mecenati, presentando la nostra Italia, rapporto ad esse un giardino nel cuor del verno, ove presso gli arbusti spogli del già toltole onore scorgevasi solo vegetare il germe nascituro, qual bell’aurora per queste non sorse all'apparire del dodicesimo secolo? L'architettura si riprodusse appena, il caldo desiderio mosse prima le repubbliche di Venezia e di Pisa, e quindi gli altri dominatori della suddivisa Italia ad ergere immense ben architettate moli per consacrare al divin culto edifizi da eguagliare non solo, ma sorpassare la grandiosità de' templi antichi, non tardandosi correggere le goffezze in cui quest'arte era caduta, e perché più decorosa apparisse fu qua e là collocato quanto dallo spoglio de' romani edifizi era rimasto, non ommettendo possibil cura acciò il tutto concordasse coi caratteri che le imprimevano gli artisti.

Che se la perversità de' tempi involò la memoria del greco Architetto della Chiesa di S. Marco fondata due secoli prima del Duomo di Pisa, non ci tolse però il nome di Buschetti, al quale devesi l'architettura di si maestosa Basilica; artefice con ogni probabilità italiano, come dottamente ci prova lo storico della scoltura; quindi difficilmente si torrà il vanto a questo suolo d'aver prodotto ingegno cotale, e giammai le verrà neppure contrastato l'onore di notare nel secolo XIII tanti suoi nazionali in Rainaldo, Nicola, e Giovanni Pisani, Lorenzo Maitani, Giotto, Arnolfo, e li claustrali Fra Ristoro e Fra Iacopo, architetti i quali innalzarono la Basilica del Santo di Padova, S. Maria Novella in Firenze, ed ivi il magnifico Duomo coll'isolato campanile, le Cattedrali di Siena e di Orvieto, fabbriche tutte nobilissime, non che i ponti gettati sull'Arno, e tanti e tanti altri edifizi, ne' quali concorsero