Busto Arsizio - Notizie storico statistiche/Parte II/I

Cap. I

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Parte II Parte II - II
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I.


Topografia e importanza del Borgo — Sua divisione in quartieri — Edilizia — Clima e qualità del suolo — Valore delle terre, dei cereali e di altre cose verso il 1700. — Odierna superficie in ettari. — Provedimenti campestri.


Questo borgo che a’ nostri giorni è per divenire altra delle belle Insubri città giace a destra dell’Olona, a 34 chilometri di via ferrata al Nord-Ovest di Milano. Fu creato nel 1799 capo-luogo del distretto X del Diparamento d’Olona col vasto circondario di 50 mila abitanti e con giurisdizione su tutti i Communi dell’antico distretto XXX censuario, i quali, compreso Busto, erano diciotto. Oggidì è capo-luogo del secondo mandamento nel Circondario IV (di Gallarate) della Prefettura Milanese1. Ne dipendono tredici Communi, cioè quelli di Cairate, [p. 154 modifica]Castegnate, Castellanza, Fagnano, Gorla Maggiore e Minore, Legnano, Marnate, Nizzolina, Olgiate-Olona, Prospiano, Sacconago e Solbiate-Olona. Giusta la legge elettorale, manda a rappresentarlo al Parlamento Nazionale un deputato che ora è l'onorevole Ercole Lualdi 2. Ha un Consiglio Communale, un Tribunale di Circondario con un procuratore del re3, una Giudicatura ed una Delegazione Mandamentale di publica sicurezza, un officio di Posta per le lettere, un officio Demaniale, un officio del Catasto, oltre parecchie agenzie su rassicurazione della vita umana, e su quelle dalla grandine e dal fuoco. Vi sono pure due pompe per ispegnere li incendj, una propria Banda Musicale che si sostiene con azioni private, concorrendovi in parte anche il Municipio, e le cui uniformi furono donate nel 1863 dal conte Francesco Turati4. Vi risiede un librajo ben proveduto di opere specialmente moderne. Nell'aprile del 1861 [p. 155 modifica]vi fu eretta una Tipografia Sociale che publìcò per qualche tempo un foglio ebdomadario intitolalo La Settimana, il quale trattava in ispecie d'industria, commercio, ed interessi locali. Questa tipografia, istituita per il concorso di undici socj de'primarj del borgo, è ben fornita di caratteri. Aggiungasi un collegio ginnasiale maschile, ed altro collegio feminile, più una casa privata di educazione parimenti feminile cui è annessa una scuola infantile e convitto, un ben ordinato Casino, dove i più agiati ed istrutti si radunano a piacevole veglia ed utili letture, conforme a'nostri tempi e costumi; un Teatro, che si apre solo in alcune stagioni dell'anno secondo le circostanze, e di cui è proprietario il sig. Bernardino Pozzi; il Circolo Patriotico di mutua istruzione, fondato nel 1859, la cui vita morale va ora perdendo d'energia; una scuola di canto, tre farmacie, tre medici ed un chirurgo residenti in luogo, una caserma pei militi stazionarj. La Guardia Nazionale consta di un battaglione attivo di cui 429 sono militi attivi, 103 della riserva, 165 mobilizzabili. (Così nel Calendario generale del Regno pe'l 1863).

Nell'anno 1842 vi si introdusse l'illuminazione notturna a olio, a cui nel 1863 fu sostituita quella a lucilina con trenta lampioni. Già da due anni si proceda con gran solerzia all'incanalamento delle aque pluviali, il che giova non poco a conservare e ad abbellire le case del borgo. Un commodo alloggio ed un decente trattamento si ritrova in quattro alberghi e sei offellerie con caffè. Havvi inoltre una fabrica di candele di cera.

Vi predominano le malatie infiammatorie e le reumatiche. I morti nel 1863 furono 459, e i nati 501.

Anche l'istruzione communale ricevette un sensibilissimo [p. 156 modifica]incremento, perocchè il rispettivo assegno annuo che prima era di lire austr. 1952 fu elevato dal 1859 in poi a circa 7000 lire ital. malgrado li anni disgraziati pei falliti raccolti del vino e dei bozzoli e per la crisi del cotone. Si nota questo fatto perché molto onora i reggitori del Commune. I quali in occasione della festa dello Statuto del 1864 assegnarono altresì con lodevole esempio lire 400, come fondo per la costruzione di un Bersaglio per la Guardia Nazionale del borgo. Da ultimo giova sperare che il progetto, altra volta discusso di erigere un Broletto per il mercato delle granaglie e ripristinare quello del bestiame, verrà attuato tosto che le condizioni finanziarie del Commune siano fatte migliori.

È storicamente provato che dal secolo XI in poi i nostri borghi e i loro territorj erano divisi in contrade. Infatti anche Busto era diviso in quartieri, a ciascuno dei quali corrispondeva una porta che, a quanto pare, prendeva nome dallo stesso quartiere. Essi erano quattro, cioè Basilica, Piscina, San Vico e Sciornago.

Il quartiere detto Basilica5 che era il principale, situato ad oriente, è oggidì denominato Porta Milano, perchè mette alla capitale Lombarda. Conteneva tre contrade: Borgo Rato, Vico Lapide e Paleario. Da quest'ultimo luogo dicesi aver avuto origine la famiglia de'Palearj della quale non si ebbero in Busto più tracce dopo il 1386.

Il secondo quartiere, denominato Piscina, guarda ad occidente.

Il terzo quartiere, San Vico, detto anche Vico Sano, rivolto a settentrione, fu così distinto dagli altri, [p. 157 modifica]perchè rimase illeso dalla peste che infierì nell'anno 1524. Dicesi che quivi Bernardino da Busto (e non già da Siena, come afferma il cronista Crespi) tenesse publici sermoni al popolo.

Il quarto quartiere Sciornago, posto a ponente, era abitato specialmente da più famiglie dei Gallazj.

Notizie tramandateci dal su citato cronista (n. 1614) dimostrano come Busto fosse allora florido in ogni genere d'arti, e quasi ogni famiglia desse individui alla mercatura; e che vi stavano aperte 140 botteghe, oltre ad altre 70 officine dove più particolarmente si addestravano li operaj ne'loro mestieri. Questa speciale attività, non riscontrata nel medesimo grado negli altri paesi circonvicini, attraeva con isperanza di lucro i terrieri dei dintorni; il che spiega il rapido incremento del borgo e la moltitudine delle case alle quali, destinate a ricoverare modesti operaj, non presentavano grandi costruzioni, ma sì edifizj di limitata altezza, perchè più facilmente li potessero difendere i terrapieni eretti a salvaguardia dalle frequenti incursioni dei nemici6. Busto, come luogo fortificato, era guernito da una milizia di presidio. Non avea sobborghi, ma la sua periferia non era minore di un millio.

Contiguo alla piazza di S. Maria sorgeva un portico rustico detto la Beccaria7 dove ne'tempi più [p. 158 modifica]rimoti seguiva il macello delle bestie, perchè era proibito il farlo altrove; ma per la facilità concessa in appresso di macellare in qualsiasi parte del paese tornò inutile al Commune. Questo locale aperto era pericoloso per chi passava di notte, laonde il Municipio propose di demolirlo e rifabricarlo in forma elegante, e più comoda, a fine di nobilitare con un bel prospetto la piazza. Ma il Commune già sbilanciato nell'economia non ebbe il coraggio di sottostare alla spesa, ed invece lo cedette nel 1810 a Paolo Tosi pattuendo che questi erigesse un nuovo edifizio con botteghe e portico, pe'l quale potessero liberamente passare e tratenersi le persone. Il che fu approvato con decreto del Ministro dell'Interno, massime che lo scopo era di rendere la piazza quadrata.

Nel 1839 fu sistemata la Strada detta Riale, e nel 1843 riattata la strada di circonvallazione ed acconciatene le mura in alcuni punti.

Era pur pericoloso ne'tempi passati il passare per il luogo detto la Selva lunga situata fra Busto e Gallarate, ove avvenivano sovente rapine ed assassinj. Contigua alla strada publica, quella selva era così temuta che nel 1620 al 5 di novembre fu tentato un processo sottoscritto da Dionisio Ibarra vicario del Seprio contro i possessori di essa, perchè contra li ordini del Senato e del Consiglio secreto, non l'avevano sradicata. La mano dell'uomo ha poi diboscato in gran parte que'luoghi ora lieti ed aperti. [p. 159 modifica] Passava nel secolo scorso in vicinanza di Busto Arsizio ne'dì piovosi il torrente chiamato il Terrovere che usciva dalla parte de'boschi di Cassano Magnago senza apportar grave danno al territorio bustese. Ma in allora quell'aqua, quando per le pioggie, ingrossava, scorreva con tanto impeto che, oltre l'aver rovinata la strada che dalla Selva lunga metteva a Busto, minacciavo le vicine campagne, e inondava talvolta anche la piazza di S. Michele. Nel 1773 la via verso Sesto Calende era stata dalle aque malconcie, e resa quasi impraticabile, cosicchè il giudice delle Strade di Milano spedì in visita un ingegnere per rilevarvi i danni, e avvisare ai mezzi di porvi uno stabile riparo.

Se poi vuolsi indagare la natura del suolo bustese, è certo che appartiene al terreno d'alluvione recente e consta di un deposito di ciottoli misto a sabbie silicee ed argillose, ricoperto di un sottile strato di terra vegetale. Ma un'assidua cultura lo ha reso abbastanza produttivo, sicchè ora è rallegrato da vigneti o vi prosperano gelsi e grani d'ogni genere. È sparso di cascinali e d'abituri. Insomma è un altipiano poco lungi dal quale ergonsi i colli che fanno scala alle prealpi, e donde godesi la libera vista del monte Rosa e di tutto il semicerchio de'nostri monti.

L'aria che vi spira è pura ed elastica, non essendovi nè aque stagnanti, nè irrigue praterie. V'ha però anche deficienza di fonti perenni, al che l'arcivescovo di Milano Gaspare Visconti erasi proposto di rimediare, quando sorpreso dalla morte nel 1596 non potè effettuare l'ideato disegno8. Tuttavia nel centro del paese e precisamente [p. 160 modifica]dove or vedesi la bella piazza di S. Maria fuvvi un serbatojo d'aqua chiamato la Piscina che serviva specialmente all'abbeveraggio del bestiame. Era questi di forma quadrata e della misuri per ogni lato di circa 40 braccia, e profonda 15 cubiti. Fu otturata nel febbrajo del 1631 a spese communali.

Le aque potabili poi non si scoprono d'ordinario che alla profondità di circa 24 metri9. Le gragnuole ne'secoli passati erano più frequenti che a'nostri tempi.

Verso l'anno 1700 i fondi migliori seminati a frumento rendevano tre staja e mezzo alla pertica, ed a grano turco, staja cinque. Il terreno vitato poi, se seminavasi a frumento o a segale rendeva due staja, ed a grano turco in ogni parte staja tre. Il migliore rendeva ogni anno una brenta di vino, e il mediocre, mezza. La foglia dei gelsi bastava al mantenimento d'once 275 di seme da bachi, e da ogni oncia ricavavasi quattro librette di seta.

Il vitato migliore valeva lire 70, e il mediocre 45; il coltivo migliore lire 60, e l'inferiore 25; le selve castanili 40, le brughiere migliori lire 7 per ogni pertica. Nel 1718 la pertica civile pagava lire 1. 5, la rurale lire 3. 2. 6. [p. 161 modifica] Da quest'anno al 1720 il frumento valeva al moggio lire 15, la segale 10, i minuti 7, altrettanto il vino per ogni brenta, e la seta lire 7 alla libretta. I capponi si valutavano soldi 15, ed i pollastri la metà. Il territorio comprendeva pertiche 27,637.20.½ con un estimo di scudi 158,666. Il perticato ecclesiastico immune incluso nel catasto era di pertiche 3374 e tavole 15. Al presente la superficie del territorio bustese misura ettari 1808.94.

Nel secolo scorso, insorgevano frequenti le questioni tra Commune e Commune intorno ai confini, del loro territorio, ed al perticato. Così anche i communisti di Busto ebbero una lunga contesa con quei, di Olgiate Olona per pretese sopra 4000 pertiche di terreno.

Questa fu decisa il 22 di giugno del 1722 dai Commissari della real Giunta i, quali giudicarono che di quel perticato si dovesse aggregare una parte al territorio di Busto e il rimanente a quello di Olgiate. Cinque anni dopo fu riproposta l'identica questione sotto pretesto che il conte Giovanni Raimondo Marliani feudatario di Busto fosse stato pregiudicato nella sua giurisdizione.

Chiuderò questo capitolo accennando alcuni provedimenti campestri riguardanti tutto il Bustese.

Con editto del 20 di settembre del 1714 fu proibito di ritenere capre nel territorio di Busto Arsizio a causa de'gravi pregiudizj che queste apportano col loro morso agli alberi, alle vigne ed, a'seminati. Infatti una relazione del Consiglio Communale di Busto al Governatore di Milano del 18 di agosto del 1754 dice che “circa sessanta erano le capre che ne'passati tempi sì calamitosi e di epidemia e di somma penuria tenevansi da diverse povere donne, costrette per mancanza del loro necessario sostentamento a far da quelle allattare i loro [p. 162 modifica]teneri parti, e che per lo più legate le mandavano nei proprj piccioli campi a farle pascolare„.

Cessata cotale estrema necessità, scemava anche il numero di dette capre, e dopo la publicazione della grida accennata non comparve più all'Officio Communale alcuna denuncia.

Tuttavia l'8 di ottobre del 1754 fu rinovato l'editto con ordine “che ogni e qualunque persona di qualsiasi qualità, grado e condizione, entro il termine di giorni otto, dopo la publicazione di questo, debba aver fatto sortire dal detto borgo, e suo territorio ed anche da'proprj beni tutte le capre che si trovi avere tanto in poca che in molta quantità; e che in avvenire non possa tenere simile sorta d'animali, meno farli pascolare ne'terreni esistenti entro il distretto suddetto, sotto la pena della perdita delle capre, e di scudi quattro per ogni capo di esse, da applicarsi per una terza parte al regio Fisco, per l'altra terza parte al notificante, e per l'altra terza parte alli fanti, col mezzo de'quali verranno arrestate dette bestie ed, in caso d'impotenza a pagare detta pena, il contraventore sarà castigato corporalmente a nostro arbitrio e del Senato„.

Anche nel 1800 il 16 di ottobre si publicò un avviso che proibiva di ritenere capre e pecore a pascolare ne'fondi.

Il bestiame vaccino che si alleva per lo più co'l triplice intento d'averne lavoro, carne e latte, è quì, come in generale presso di noi, di mezzana forza e non ha quello sviluppo tuttavia che si ammira in quello degli Svizzeri; produce, se bene in minor copia, un latte eccellente.

Note

  1. Il Circondario amministrativo di Gallarate di cui fa parte il Commune di Busto Arsizio, ha una superficie di chilometri quadrati 501.56, con 5 mandamenti, 87 communi, una popolazione di abitanti 133,949 e 8879 elettori amministrativi inscritti nelle liste del 1803. Busto Arsizio aveva una popolazione di a. 12,580 al 1 gennajo del 1863 e 410 elettori amministrativi nelle liste del 1863 (Così nel Calendario generale del Regno compilato per cura del Ministero dell’Interno. Torino, 1864).
  2. Nella circoscrizione elettorale politica Busto Arsizio è il collegio 235 e comprende Busto Arsizio con elettori 371 e Saronno con 139 (Vedi il Calendario del Regno pe'l 1854).
  3. Numero del personale secondo le tabelle organiche: giudicanti 7, officiali del publico ministero 3, impiegati di cancelleria 4; impiegati di segreteria 1.

    Cause trattate nel 1863.

    Civili.
    Contenziose 226
    Di volontaria giurisdizione 91
    Penali.
    Correzionali 141
    Di rinvio giusta l'art. 242 di P. P. 20
    Appelli contravenzionali 10
  4. A mostrare quanto fosse diffidente il governo austriaco il quale, anche nelle cose di poca entità, per timore di abusi andava assai guardingo nelle concessioni, accennerò che nel 1843 accordò alla banda musicale del nostro borgo il permesso di una spada simulata in luogo della vera. Quando concedeva a qualche Banda musicale l'uso dell'uniforme, veniva prescritto che questo dovesse, per quanto fosse possibile, scostarsi dall'assisa militare.
  5. La più antica menzione della contrada Basilica mi occorse in una pergamena del 1406.
  6. Una prova che di que'tempi Busto avesse le abitazioni più al basso che oggidì si ha nella scoperta fatta verso il 1809 di alcuni forni fusorj con istromenti acconci alla preparazione del ferro sotto il portico del teatro, od anche meglio nel confronto del livello delle vie odierne con quello delle case e corti adjacenti. Lo straripamento dei torrenti Arno e Terrovere che nei casi di piogge eccessive inondavano persino le cantine del borgo, massime nella parochia di S. Michele, suggerì il facile pensiero d'inalzare le vie.
  7. Nel 1690 dominava in busto e nelle terre circostanti un'epizoozia. In vista di che i deputati bustesi della Sanità proibirono in appresso ai macellaj forastieri di introdurre nel borgo carne di bestie morte tanto naturalmente, come all'improviso, se prima quelle non fossero state visitate vive.
  8. Già da alcuni anni i valenti ingegneri Parea, Fumagalli, Possenti e Lombardini iniziarono un progetto di derivare aqua dai laghi Maggiore, di Lugano e di Varese per meglio fecondare l'importantissima zona dell'Alto Milanese. Questo progetto di recente rinovato dagli ingegneri Villoresi e Meraviglia, fu saviamente esaminato e discusso dal ragioniere Augusto Paganini nel fasc. II del Politecnico, agosto, 1864. Nell'abbozzo topografico produtto dallo stesso Paganini a schiarimento delle sue osservazioni è tracciata la linea che dovrebbe percorrere il canale di Varese da eseguirsi a carico dei soli communi di Varese, Gallarate e Busto Arsizio.
  9. Ecco alcuni dati su la profondità delle sorgenti ne'dintorni del borgo. La casa Rossetti in Sacconago ha un pozzo profondo metri 23, e la casa in Borsano al n. 29 ne ha un altro profondo metri 30.