Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/268

Anno 268

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Anno di Cristo CCLXVIII. Indizione I.
DIONISIO papa 10.
CLAUDIO II imperadore 1.
Consoli

PATERNO per la seconda volta e MARINIANO.

Non si crede che questo Paterno console fosse quello stesso che nell’anno precedente esercitò il consolato ordinario, perchè non solevano le persone private goder quella insigne dignità due anni di fila, come talor facevano gli Augusti. Petronio Volusiano bensì, stato prefetto di Roma nell’anno precedente, continuò in quella carica anche nel presente. Abbiam parlato di sopra di Manio Acilio Aureolo, generale della cavalleria romana nell’Illirico, uomo di gran valore nell’armi. Ribellossi anch’egli, al pari di tanti altri, contro al disprezzato Gallieno; e chi si attiene a Trebellio Pollione2426, mette la di lui rivolta sino nell’anno 261. Ma di gran lunga maggior apparenza di verità ha il racconto di Zosimo2427, seguitato da Zonara2428, che riferisce all’anno precedente l’aver egli preso il titolo d’imperadore. Allorchè Gallieno si trovava nella Mesia, o pur nella Grecia, per timore che Postumo imperadore, o sia tiranno nelle Gallie, o [p. 933 modifica]pur chi era succeduto a lui, non profittasse della di lui lontananza, ordinò ad Aureolo di venir colle sue milizie a Milano, e di far abortire i disegni di chi governava le Gallie. Venne Aureolo, e meglio chiarito del discredito in cui era Gallieno, e che le Gallie per la morte di Postumo e per le mutazioni seguite, invece di dar gelosia all’Italia, pareano esposte ad essere vinte, credette essere questo il tempo di salire sul trono. Ne pervennero gli avvisi a Gallieno, che, conosciuta la gravità del pericolo, a gran giornate se ne tornò in Italia, e a dirittura marciò contra di Aureolo2429. Avendolo sconfitto e ferito in un fatto d’armi, l’obbligò a ritirarsi a Milano, città che appresso fu da lui assediata2430. Accadde in occasion di quella battaglia, che l’imperadrice Cornelia Salonina corse pericolo di essere presa da’ nemici; perchè avendo essi osservato come poca guardia si faceva nel campo di Gallieno, arrivarono fino al padiglione di lui, dove dimorava essa imperadrice. Trovavasi ivi per avventura un soldato, il qual era dietro a cucire una sua veste. Costui, al comparir dei nemici, dato di piglio allo scudo e allo stocco, con tal ferocia due ne percosse, che gli altri giudicarono meglio di retrocedere. Intanto venne a rinforzar l’esercito di Gallieno Marziano generale, ch’egli avea lasciato nella Mesia, o nella Tracia contra de’ Goti. Eracliano prefetto del pretorio vi giunse anch’egli con della cavalleria. Zonara il chiama non Eracliano, ma Aureliano, il quale fu poi imperadore. Ora questi generali, invece di condurre a fine l’assedio di Milano, piuttosto andavano concertando di levar dal mondo il malvoluto Gallieno2431. Ne diede Marziano l’incumbenza a Cecrope, o Cecropio, capitano de’ Dalmatini, uomo coraggioso, che arditamente prese l’impegno, con lusingarsi di poter egli essere assunto all’imperio. Ma qui, secondo il solito, discordano fra loro gli scrittori. Aurelio Vittore2432 scrive che Aureolo, vedendosi a mal partito, ebbe maniera di contraffare una lettera o carta, come scritta da Gallieno, in cui erano notati i principali uffiziali della armata, che egli intendeva di voler far morire quasi suoi traditori. Questa carta, trovata dagl’interessati, gli spronò a rimediare al proprio pericolo colla morte di Gallieno. Marziano ed Eracliano furono i principali de’ congiurati; ma non nega Trebellio Pollione2433 che anche Claudio non tenesse mano a questo trattato. Sembra nondimeno più verisimile il dirsi da Zonara2434, che avendo molto prima quegli uffiziali tramata la congiura contro di Gallieno, ed essendo traspirata questa mina, eglino si affrettarono ad eseguirla; e la maniera fu la seguente. Una notte mentre Gallieno cenava, o pure se n’era ito a dormire, Eracliano e Cecrope comparvero affannati a dirgli che Aureolo con tutte le sue forze faceva una sortita. Gallieno spaventato si fa tosto armare, e, montato a cavallo, esce dalla tenda, movendo all’armi le soldatesche. In quella confusione ed oscurità Cecrope se gli appressò e l’uccise. Altri vogliono, che un dardo scagliato non si sa da chi gli levasse la vita; ed altri ch’egli fosse morto in letto. Non merita certo fede il dirsi da Aurelio Vittore2435, che Gallieno ferito inviasse prima di morire le insegne imperiali a Claudio, soggiornante allora in Pavia. Comunque sia, questo miserabil fine ebbe la vita di Gallieno; e posciachè la nuova d’essere stato dipoi eletto imperadore Claudio2436, si seppe in Roma nel dì 24 di marzo, da ciò con sicurezza raccogliamo che la morte di esso dovette succedere alquanti giorni prima. Parimente sappiamo che Valeriano [p. 935 modifica]di lui fratello, il quale da alcuni fu creduto, ma con poco fondamento, ornato del titolo di Cesare, ed anche di Augusto, e il giovine Gallieno, di lui figliuolo, già dichiarato Cesare, restarono involti in questo naufragio ed ammazzati nelle vicinanze di Milano. V’ha chi li tiene privati di vita in Roma. In somma noi troviamo strapazzata di molto in questi tempi la storia italiana, senza sapere a chi attenerci senza pericolo di errare. Aurelio Vittore2437 aggiugne che portata la nuova dell’ucciso Gallieno a Roma, il popolo si sfogò con infinite imprecazioni contra di lui; e il senato scaricò l’odio suo contra de’ suoi ministri e parenti, facendoli precipitar giù per le scale gemonie. Claudio succeduto nello imperio, ordinò dipoi che non si recasse molestia agli altri che aveano schivato il primo furore della burrasca. E per far conoscere o dar ad intendere ch’egli non s’era mischiato nella morte di Gallieno, mandò il di lui corpo, per quanto si crede, a Roma, e comandò che un sì screditato Augusto fosse messo nel numero degli dii: il che si deduce da qualche rara medaglia, dove gli è dato il titolo di divo. Ma siamo noi ben certi, che antiche sieno e legittime tutte le medaglie che si chiamano rare e rarissime? Noi certo non leggiamo che Claudio punisse alcuno per la morte data ad esso Gallieno. Dopo la tragedia di questo imperadore, i soldati che l’aveano odiato vivo, mostrarono di compiagnerlo estinto, e ne facevano elogi, con apparenza di formar una sedizione non già per vendicarlo, ma con disegno di dare un gran sacco in tal congiuntura a chi non se l’aspettava2438. Per frenare la loro insolenza, Marziano e gli altri generali si appigliarono al solito lenitivo della moneta. Però loro promisero venti pezzi d’oro per testa, e non tardarono a sborsarli, perchè Gallieno avea lasciato un ricco tesoro. Questa rugiada smorzò tutto il loro fuoco, e concorsero anch’essi a dichiarar Gallieno un tiranno, e ad accettar Claudio per imperadore. Quanto a questo principe, noi il troviamo nominato nelle medaglie2439 Marco Aurelio Claudio, e non già Flavio, come l’intitola Trebellio Pollione; ed oggidì vien comunemente da noi conosciuto e mentovato col nome di Claudio II, e più sovente di Claudio il Gotico. Il suddetto Trebellio2440, che si sforzò di esaltarlo dappertutto, perchè scriveva a Costantino Augusto, la cui avola Claudia era stata figlia di Crispo fratello di esso Claudio, tuttavia non seppe trovare che la nobiltà del sangue fosse un pregio di Claudio. Era egli nato nell’Illirico, cioè nella Dalmazia o nella Dardania, provincie d’esso Illirico, nell’anno di Cristo 214, o nel 215, nel dì 10 di marzo. Le sue belle doti, le sue molte virtù per la scala dei gradi militari il portarono in fine all’imperio. S’egli avesse moglie non si sa: certo non ebbe figliuoli. Due erano i suoi fratelli, cioè Quintillo che succedette a lui nell’imperio, e Crispo, dal quale poco fa dissi discendente per via di una sua figliuola Costantino il Grande. Costantina ebbe anche nome una di lui sorella. Sotto lo imperador Decio cominciò egli la carriera dei suoi onori; e creato tribuno ebbe la guardia del passo delle Termopile, e sotto Valeriano il comando della quinta legione nella Soria, con salario da generale; poscia il generalato dell’armi in tutto l’Illirico. Trebellio Pollione rapporta una lettera di Gallieno, in cui mostra molto affanno dell’esser egli in cattivo concetto di Claudio, e la premura di placarlo; al qual fine spedì ancora molti regali. La verità si è, che tutti gli scrittori2441, e fin Zosimo, benchè nemico di Costantino Augusto, confessano che in questo personaggio concorrevano [p. 937 modifica]il valore, la prudenza, l’amore del pubblico bene, la moderazione, l’abborrimento al lusso ed altre nobili qualità, che senza dubbio il rendevano degnissimo dell’imperio, ed egli fu dipoi registrato da ognuno fra i principi buoni e gloriosi della repubblica romana. Ora dappoichè tolto fu di vita Gallieno, o sia, come vuol Trebellio2442, che Marziano ed Eracliano prefetto del pretorio, avessero già fatto il concetto di alzar Claudio al trono imperiale, o pure che, tenuto il consiglio da tutta l’uffizialità, di consenso comune ognun concorresse nell’elezione di questo sì degno suggetto, certo è ch’egli fu creato imperadore con approvazione e gioia universale, e massimamente dell’esercito, perchè tutti riconoscevano in lui abilità da poter rimettere in buono stato l’imperio romano, lasciato in preda ad amici e nemici dalla negligenza di Gallieno. Allorchè s’intese in Roma l’assunzione di questo principe, che non mancò di parteciparla tosto con le lettere al senato, le acclamazioni furono immense, strepitosa la allegrezza del popolo. Gli atti d’esso senato ci scuoprono i comuni desiderii e le comuni speranze che il novello Augusto liberasse l’Italia da Aureolo; la Gallia e la Spagna da Vittoria, già madre di Vittorino, e da Tetrico dichiarato quivi imperadore (il che qualora sussistesse, converrebbe differire sino all’anno seguente la rovina di Vittoria e di Tetrico), e l’Oriente da Zenobia regina de’ Palmireni e vedova di Odenato, la quale non volea più dipendere dai romani Augusti, e faceva da padrona nelle provincie orientali dell’imperio. La prima applicazione dell’Augusto Claudio quella fu di abbattere il tuttavia resistente Aureolo con dichiararlo tiranno e nemico pubblico. Mandò ben esso Aureolo2443 messi a Claudio, pregandolo di pace, ed esibendosi di far lega o patti con lui; ma Claudio con gravità rispose, che queste erano proposizioni da fare ad un Gallieno (simile ad Aureolo nei costumi e timido) e non già ad un par suo. Secondo Trebellio Pollione2444, Aureolo in una battaglia datagli da Claudio ad un luogo che fu denominato il ponte di Aureolo, oggidì Pontirolo, rimase sconfitto ed ucciso. Zosimo2445 all’incontro narra ch’egli si arrendè, ma che i soldati, già irritati contra di lui, gli levarono la vita. Non conobbe Trebellio una vittoria riportata in quest’anno da Claudio Augusto contra degli Alamanni; ma ne parla bene Aurelio Vittore2446. Costoro probabilmente chiamati in soccorso suo dal vivente Aureolo, erano calati fin presso al lago di Garda nel Veronese. Claudio tal rotta diede loro, che appena la metà di sì sterminata moltitudine si salvò con la fuga. Trovansi medaglie2447, nelle quali è appellato Germanico, prima che Gotico, non perchè i Goti fossero popoli della Germania come ha creduto taluno, ma bensì per la vittoria da lui riportata degli Alamanni. Passò dipoi il novello Augusto a Roma2448, dove ristabilì la disciplina e il buon governo, ch’egli trovò in uno stato deplorabile per la debolezza di Gallieno. Formò delle buone leggi, condannò vigorosamente i magistrati che vendevano ai più offerenti la giustizia, e frenò col terrore i cattivi. Uso era stato, anzi abuso, per attestato di Zonara2449, che alcuni dei precedenti imperadori donavano anche i beni altrui; e sotto Gallieno spezialmente ciò s’era praticato: e lo stesso Claudio possedeva uno stabile a lui donato dal medesimo Augusto, appartenente ad una povera donna. Ricorse questa a Claudio, con dire nel memoriale, che un uffiziale della milizia ingiustamente

possedeva un suo campo. Claudio accortosi che a lui andava la stoccata, in vece di averselo a male, rispose: Essere ben di dovere, che Claudio imperadore (obbligato a far giustizia a tutti) restituisse ciò che Claudio uffiziale avea preso, senza badar molto alle leggi del giusto. Sul fine di quest’anno si crede che dopo insigni fatiche per la Chiesa di Dio, terminasse i suoi giorni Dionisio romano pontefice.