Alessandro Manzoni (De Sanctis)/Nota/Saggi
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SAGGI
Per il testo dei saggi abbiamo direttamente riveduto la Nuova Antologia, i Nuovi saggi critici nelle edizioni del 1872 e del 1879, e i manoscritti autografi. Laddove le lezioni erano differenti, ci siamo attenuti all’ultima redazione approvata dall’Autore (salvo eccezioni a loro luogo indicate). Abbiamo inoltre tenuto presenti gli editori che ci hanno preceduto, ossia il Croce, il Gentile, il Cortese, l’Arcari, il Contini (Scelta di scritti critici di F. De S. a cura di G. Contini, Torino, UTET, 1949) e ultimamente il Muscetta-Puccini. Discostandoci dagli esempi del Croce e del Gentile, editori eccessivamente solleciti di correzioni e ritocchi ispirati alla convinzione di una «poca compiutezza formale» di questi saggi1, abbiamo limitato i nostri interventi alla correzione delle eventuali sviste dei tipografi, nella persuasione ormai definitivamente acquisita della piena validità letteraria della scrittura desanctisiana, anche là dove essa sembri contrastare, nella sua mossa vivacità di «parlato», con alcune norme espressive generalmente seguite nel discorso scritto. E del resto in tal senso si sono venuti orientando, in misura progressiva, il Cortese, il Contini e il Muscetta-Puccini.
Per la grafia e la punteggiatura ci siamo ugualmente attenuti all’uso desanctisiano. Cosi il De S., per esempio, mantiene di solito la doppia i nei plurali come giudizii, criterii, straordinarii, e così via; conserva l’uso della j in parole come ajuto, gioje, pajono, ecc. (ma su ciò si veda anche la Nota di L. Russo, posposta al terzo volume dei Saggi critici apparsi in questa stessa collezione, Bari, 1952, pp. 330-31). La punteggiatura desanctisiana, inoltre, è fluida e corrente, con parco uso di segni, in armonia con la rapidità e col calore della sua scrittura. Bisogna dire a questo proposito che il Croce, pressocché fedelmente seguito dal Gentile e dal Cortese, si preoccupò di moltiplicare nel testo le virgole e gli altri segni d’interpunzione, secondo un gusto più riflessivo e architettonico del periodo. Per i titoli delle opere e per le citazioni abbiamo conservato, d’accordo coi criteri generali fissati per tutta la collezione, il testo riferito dal De S., alcune volte discordante da quello originale: persuasi dell’importanza di quelle deformazioni per la conoscenza del gusto e dello stesso pensiero desanctisiano.
I. Il mondo epico-lirico di Alessandro Manzoni. — Varianti della Nuova Antologia (R) e dei Nuovi saggi critici del 1872 (V72) rispetto ai Nuovi saggi critici del 1879 indicati col numero della pagina e del rigo della nostra edizione:
II. La poetica di Manzoni. — Abbiamo accettato le seguenti correzioni del Croce al testo della Nuova Antologia (R):
A p. 19 rr. 11-12 abbiamo lasciato, a differenza di tutti gli altri editori, l’erroneo scambio tra Augusto e Federico (Schlegel), evidentemente un lapsus dello stesso De S. (del resto l’errore è ripetuto nella quinta lezione, p. 156 di questo volume). A p. 27 r. 3 abbiamo rispettato la lezione di R:.«bene apparecchiare gli affetti», corretta da tutti i precedenti editori in «bene apparecchiare gli effetti». Per convalidare la lezione di R rimandiamo a p. 26: «Adunque scene ben distribuite, caratteri ben graduati, patetico bene apparecchiato»; frase che si richiama a sua volta a una precedente (p. 25): «La trovavano scucita nelle scene, indeterminata nei caratteri, fredda negli affetti».
III. La materia de’ «Promessi Sposi». — Di questo saggio e del successivo si conserva, come s’è detto, il manoscritto autografo nel fondo desanctisiano della Biblioteca Nazionale di Napoli. Noi l’abbiamo consultato con profitto per correggere alcune lezioni inesatte della Nuova Antologia, ma anche per ripristinare alcune forme arcaiche peculiari del lessico desanctisiano (gittare per gettare, dritto per diritto, maraviglioso per meraviglioso, istrumento per strumento, servigio per servizio), rammodemate da tipografi presumibilmente toscani. Il manoscritto, che presenta una scrittura uguale, chiara e minuta, porta qua e là delle correzioni, e noi ne annoteremo qualcuna che ci è parsa più significativa. Avvertiamo che le citazioni dai Promessi Sposi son ricavate dall’edizione del 1827 che il De S., favorevole alle prime stesure, preferiva a quella del 1842 (cfr. p. 249).
Varianti fra il manoscritto (Ms) e la Nuova Antologia, indicata col numero della pagina e del rigo della nostra edizione:
A p. 56 r. 32 abbiamo lasciato il «don» di R e Ms (espunto da tutti gli editori) davanti a «Egidio», considerandolo un pittoresco lapsus della memoria desanctisiana.
Riferiamo ora alcune correzioni del manoscritto:
Abbiamo accolto una correzione del Croce al testo di R e di Ms a p. 84 r. 4: «previene la tua», Ms e R: «previene la sua». Abbiamo invece lasciato a p. 72 r. io la forma «stravizzi» di R e Ms, corretta in «stravizi» da tutti gli editori; «stravizzo» è infatti il vocabolo adoperato dal Manzoni all’inizio del cap. XXXIII nell’edizione del ’27, a proposito dei diporti di don Rodrigo durante la peste: «Tornava da un ritrovo d’amici soliti a radunarsi a stravizzo».
Riferiamo alcune correzioni del manoscritto:
- ↑ B. Croce, Prefazione a Scritti varii, inediti o rari di F. De S., ed. cit., p. xxii. Il Gentile, pur non formulando esplicite censure sulla scrittura desanctisiana dei saggi, dimostra di seguire in fatto il Croce col conservarne in gran parte le correzioni. Diamo qui qualche esempio indicativo di interventi crociani e gentiliani sul testo dei saggi, avvertendo che la numerazione è condotta sulla nostra edizione e che indicheremo con Cr e Ge rispettivamente l’edizione Croce e quella Gentile. P. 4 r. 26: «La dea Ragione e la comunione de’ beni avea per risposta», Cr (Ge): «La dea Ragione e la comunione de’ beni aveano per risposta» (ma l’uso del verbo al singolare con due o più soggetti al singolare è normale in De S.: cfr. p. 35 r. 27: «il cui porta-bandiera fu in ultimo Vincenzo Monti, e Pietro Giordani»; p. 47 rr. 11-12: «dalla esagerazione d’ideali intellettivi e astratti è uscito Parini, Alfieri e Foscolo»; p. 85 r. 14: «linguaggio e stile non è costruito a priori»). P. 6 r. 13: «di conciliarlo col sentimento religioso, di dimostrare anzi che quello», Cr (Ge): «di conciliarlo col sentimento religioso e di mostrare che anzi quello» (dov’è da notare, a parte la posposizione dell’anzi, l’abolizione di una costruzione asindetica, così caratteristica di uno stile rapido e corrente come quello desanctisiano; correzioni analoghe a p. 6 r. 32: «trasformandoli, assimilandoli a sé»; p. 26 r. 29: «generalizzate, alzate a regola, divenute il buon gusto»; p. 34 r. terzultimo: «l’individuo manifestazione, rappresentante di questa o quell’idea»; p. 66 r. 28: «dev’essere un individuo, avere le sue miserie»). P. 20 r. 32: «cioè a dire i fatti non si succedono», Cr: «cioè a dire, i fatti non vi si succedono». P. 22 r. 12: «non bisogna immaginare che», Cr (Ge): «non bisogna immaginarsi che». P. 37 r. penultimo: «per dirlo in una parola», Cr (Ge): «per dirlo ancora con altra parola». P. 42 r. terzultimo: «impotente a trasformarla», Cr: «impotente a trasformare quella». P. 44 r. 31: «e tanto vi s’impressiona e vi s’innamora», Cr: «e tanto se ne impressiona e vi s’innamora». P. 52 r. 27: «a scuola o a chiesa», Cr (Ge): «a scuola o in chiesa». P. 53 r. 5: «conoscenza mai del tutto dimenticata», Cr (Ge): «conoscenza non mai del tutto dimenticata». P. 53 r. 31: «penetra fattiziamente», Cr (Ge): «penetra fittiziamente» («fattizio» per «fittizio» è di norma nel De S.). P. 54 rr. 14-15: «in un tempo, che fra tanti tristi», Cr: «in un tempo, in cui fra tanti tristi». P. 55 r. 15: «se non perché se l’ha fatta Manzoni», Cr: «se non perché se l’è fatta Manzoni». P. 59 rr. 29-30: «la potenza di rifletterli nel suo spirito», Cr (Ge): «la potenza di farli riflettere nel suo spirito». P. 66 r. 33: «E chi guarda alla storia dell’ideale nel mondo moderno», Cr (Ge): «E chi guarda all’ideale nella storia del mondo moderno». P. 74 r. 27: «succeduta l’acutezza, che è la sua caricatura», Cr (Ge): «essendo succeduta ad essa l’'acutezza', che è la sua caricatura». P. 75 r. 25: «che relazione tenga don Abbondio», Cr: «che relazione abbia don Abbondio». P. 77 r. 31: «Una situazione delle più interessanti è quando», Cr (Ge): «Una situazione delle più interessanti si ha quando». P. 83 r. 24: «C’è nel teatro del mondo due temperature», Cr (Ge): «Ci sono nel teatro del mondo due temperature». P. 88 r. 8: «e gli caccia d’improvviso», Cr: «e gli fa uscir fuori d’improvviso»; ecc. Al testo del Croce dimostra di essersi rifatto direttamente l’Arcari, riproducendone quindi tutte le correzioni e gli eventuali errori.