Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/362

356 nota

abbiamo limitato i nostri interventi alla correzione delle eventuali sviste dei tipografi, nella persuasione ormai definitivamente acquisita della piena validità letteraria della scrittura desanctisiana, anche là dove essa sembri contrastare, nella sua mossa vivacità di «parlato», con alcune norme espressive generalmente seguite nel discorso scritto. E del resto in tal senso si sono venuti orientando, in misura progressiva, il Cortese, il Contini e il Muscetta-Puccini.

Per la grafia e la punteggiatura ci siamo ugualmente attenuti all’uso desanctisiano. Cosi il De S., per esempio, mantiene di solito la doppia i nei plurali come giudizii, criterii, straordinarii, e così via; conserva l’uso della j in parole come ajuto, gioje, pajono, ecc. (ma su ciò si veda anche la Nota di L. Russo, posposta al terzo volume dei Saggi critici apparsi in questa stessa collezione, Bari, 1952, pp. 330-31). La punteggiatura desanctisiana, inoltre, è fluida e corrente, con parco uso di segni, in armonia con la rapidità e col calore della sua scrittura. Bisogna dire a questo proposito che il Croce, pressocché fedelmente seguito dal Gentile e dal Cortese, si preoccupò di moltiplicare nel testo le virgole e gli altri segni d’interpunzione, secondo un gusto più riflessivo e architettonico del periodo.



    dire, i fatti non vi si succedono». P. 22 r. 12: «non bisogna immaginare che», Cr (Ge): «non bisogna immaginarsi che». P. 37 r. penultimo: «per dirlo in una parola», Cr (Ge): «per dirlo ancora con altra parola». P. 42 r. terzultimo: «impotente a trasformarla», Cr: «impotente a trasformare quella». P. 44 r. 31: «e tanto vi s’impressiona e vi s’innamora», Cr: «e tanto se ne impressiona e vi s’innamora». P. 52 r. 27: «a scuola o a chiesa», Cr (Ge): «a scuola o in chiesa». P. 53 r. 5: «conoscenza mai del tutto dimenticata», Cr (Ge): «conoscenza non mai del tutto dimenticata». P. 53 r. 31: «penetra fattiziamente», Cr (Ge): «penetra fittiziamente» («fattizio» per «fittizio» è di norma nel De S.). P. 54 rr. 14-15: «in un tempo, che fra tanti tristi», Cr: «in un tempo, in cui fra tanti tristi». P. 55 r. 15: «se non perché se l’ha fatta Manzoni», Cr: «se non perché se l’è fatta Manzoni». P. 59 rr. 29-30: «la potenza di rifletterli nel suo spirito», Cr (Ge): «la potenza di farli riflettere nel suo spirito». P. 66 r. 33: «E chi guarda alla storia dell’ideale nel mondo moderno», Cr (Ge): «E chi guarda all’ideale nella storia del mondo moderno». P. 74 r. 27: «succeduta l’acutezza, che è la sua caricatura», Cr (Ge): «essendo succeduta ad essa l’'acutezza', che è la sua caricatura». P. 75 r. 25: «che relazione tenga don Abbondio», Cr: «che relazione abbia don Abbondio». P. 77 r. 31: «Una situazione delle più interessanti è quando», Cr (Ge): «Una situazione delle più interessanti si ha quando». P. 83 r. 24: «C’è nel teatro del mondo due temperature», Cr (Ge): «Ci sono nel teatro del mondo due temperature». P. 88 r. 8: «e gli caccia d’improvviso», Cr: «e gli fa uscir fuori d’improvviso»; ecc. Al testo del Croce dimostra di essersi rifatto direttamente l’Arcari, riproducendone quindi tutte le correzioni e gli eventuali errori.