Alcesti (Euripide - Romagnoli)/Secondo episodio
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Mentre suonano le ultime note del peana, sulla scena irrompe improvviso Ercole.
ercole
Ospiti, che dimora avete in questa
terra di Fere, trovo in casa Admèto?
primo corifeo
Ercole! In casa è di Feréte il figlio.
Ma, di’: qual causa ti sospinse al suolo
della Tessaglia, alla città di Fere?
ercole
Compier per Euristèo debbo un’impresa1.
primo corifeo
E dove? quale strada è a te prescritta?
ercole
Del tracio Dïomède il cocchio io cerco.
primo corifeo
Come l’avrai? Non sai chi è quel barbaro?
ercole
No! Dei Bistonî al suolo io mai non giunsi.
primo corifeo
Quei corsier, senza lotta aver non puoi.
ercole
Mio costume non è fuggir fatica!
primo corifeo
Tornerai se l’uccidi; o laggiú resti.
ercole
Non è già questa la mia prima impresa.
primo corifeo
E se uccidi il signor, poi che farai?
ercole
Reco i corsieri, di Tirinto al re.
primo corifeo
Por morso a quelle fauci non è facile.
ercole
Spirano forse dalle nari fiamme?
primo corifeo
Con voraci mascelle sbranan gli uomini.
ercole
Belve alpestri son dunque, e non cavalli!
primo corifeo
Vedrai di sangue infusi i lor presepî.
ercole
E l’uom che li allevò, qual padre vanta?
primo corifeo
Marte. Dei Traci clipei d’oro è re.
ercole
Il travaglio che dici, è quale il Dèmone
li serba a me: duro, a meta ardua volto,
se coi figli di Marte appiccar zuffa
io devo sempre. Con Licóne2 prima,
poscia con Cigno; e in questo terzo agone,
tali cavalli e tal signore affronto.
Ma nessuno vedrà che tremi il figlio
d’Alcmèna pel valor dei suoi nemici.
primo corifeo
Ercole, vedi! Il re di questa terra,
Admèto, dalla sua reggia s’avanza.
Entra Admeto.
admeto
Stirpe di Giove e di Persèo, salute!
ercole
E a te salute, o Admèto, o re dei Tessali!
admeto
Salute avessi, come tu me l’auguri!
ercole
Che avvenne? A che le chiome hai rase a lutto?
admeto
Quest’oggi seppellir devo un defunto.
ercole
Il mal dai figli tuoi distolga un Nume!
admeto
Vivi son nella casa i figli miei.
ercole
Se morto è il padre, a morte era maturo.
admeto
Anch’egli è vivo, e lei che a luce diemmi.
ercole
Morta non è la tua consorte, Alcesti?
admeto
Dare debbo per lei risposta ambigua.
ercole
D’una morta favelli? o vive ancora?
admeto
Vive e non vive: ed il mio cuore angoscia.
ercole
Non ne so piú di prima. Oscuro parli.
admeto
Non sai quale destino su lei pesa?
ercole
Sí. Che morire elesse in vece tua.
admeto
E se tanto accettò, puoi dirla viva?
ercole
Ah! Non piangerla avanti! Attendi l’ora.
admeto
Morto è chi morir dee. Chi morí, sparve.
ercole
Non è dover morire esser già morto.
admeto
Tu cosí pensi; ed io penso altrimenti.
ercole
Chi piangi, via? Qual dei tuoi cari è morto?
admeto
Una donna: una donna, or or t’ ho detto.
ercole
Stranïera, o di stirpe a te congiunta?
admeto
Stranïera: e al mio tetto era pur utile.
ercole
E come in casa tua finí la vita?
admeto
Mortole il padre, fu cresciuta qui.
ercole
Ahimè!
Trovato non t’avessi, Admeto, in duolo!
admeto
Perché dici cosí? Che mai disegni?
ercole
D’altri ospiti alla mensa andare io penso.
admeto
Mai non sarà. Tal male, oh, non avvenga!
ercole
A chi soffre, molesto giunge l’ospite.
admeto
I morti sono morti. Entra, su via.
ercole
Turpe è il banchetto, se gli amici piangono.
admeto
Appartata è la stanza ov’io ti reco.
ercole
Lasciami andare; e grato ti sarò.
admeto
D’altr’uomo a mensa non andrai. Precedimi.
Le camere remote apri degli ospiti,
ed ai ministri di’ che t’apparecchino
quello che brami.
Ercole entra. — Ai servi.
E sian chiuse le porte
di mezzo. Chi banchetta, udire gemiti
non deve. Né attristar bisogna gli ospiti.
primo corifeo
Che fai? Su te grava tal male, o Admèto,
e hai cuor d’accogliere ospiti? Sei folle?
admeto
Se dalla casa via, se dalle mura
respinto avessi l’ospite, m’avresti
data lode? Minor, se inospitale
fossi, sarebbe la sciagura mia?
S’aggiungerebbe ai mali un mal, se detto
fosse il mio tetto inospital. Costui,
quando alla terra sitibonda giungo
d’Argo, il miglior degli ospiti è per me.
primo corifeo
E perché mai celasti la tua sorte
all’uom, che, come dici, amico t’è?
admeto
Se conosciuto il mio dolore avesse,
la mia soglia varcata ei non avrebbe.
Forse anche a lui, cosí facendo, folle
sembrerò; lode non ne avrò; ma il tetto
mio non sa né scacciar né spregiare ospiti.
Esce.
Note
- ↑ [p. 336 modifica]Per Euristeo, figlio di Stenelo; cfr. p. 126, v. 1.
- ↑ [p. 336 modifica]Con Licone prima ecc. Licone era figlio di Marte, e di esso null’altro sappiamo se non che fu ucciso da Ercole. Marte pure ebbe due figli di nome Cigno, l’uno da Pelopia e l’altro da Pirene: e anch’essi furono tutti e due uccisi da Ercole.