Vite dei filosofi/Libro Quinto/Vita di Teofrasto
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CAPO II.
Teofrasto.
I. Teofrasto eresio, secondo che afferma Atenodoro nell’ottavo Delle passeggiate, era figlio di un Melanto tintore.
II. Egli da prima fu in patria discepolo del suo concittadino Leucippo, poi, udito Platone, si recò presso Aristotele; e ritiratosi questi in Calcide gli successe nella scuola la centesima quarta Olimpiade.
III. È fama, come dice Mironiano d’Amastria nel primo de’ suoi Capitoli istorici simili, che anche un suo schiavo per nome Pompilo fosse filosofo.
IV. Teofrasto fu uomo intelligentissimo ed assai laborioso, e, al dire di Pamfilo nel trentesimo secondo dei Commentari, precettore del comico Menandro, ed in oltre benefico ed amante delle lettere.
V. Il perchè e’ fu caro a Cassandro, e Tolomeo mandò per lui; e fu dagli Ateniesi stimato degno di tanto favore, che Agnonide, avendo osato accusarlo di empietà, per poco non fu condannato in sua vece; e venivano alla sua scuola più di due mila discepoli. Egli in una lettera a Fania il peripatetico dice tra l’altre cose anche queste intorno al giudizio: Non solo una grande assemblea, ma nè un convegno, quale da taluno si vuole, facile è a procacciarsi. Le letture per altro producono emendazioni; e il differire e negligere ogni cosa più non comportano gli anni. In quest’epistola usò il vocabolo scolastico. Benchè tale ei fosse, nonostante per qualche tempo dovette allontanarsi, egli e tutti gli altri filosofi, per aver Sofocle di Amficlide proposta legge: nessuna scuola sarà condotta dai filosofi senza beneplacito del senato e del popolo, altrimenti pena la morte. Ma nuovamente tornarono al prossim’anno, quando Fiiione accusò Sofocle di aver proposta una legge contraria a quella dello stato, e gli Ateniesi, abrogatala e condannato Sofocle in cinque talenti, decretarono il ritorno dei filosofi, affinchè tornasse anche Teofrasto e fosse come prima.
VI. Lui, Tirtamo chiamato, Teofrasto, per la sua divina maniera di esprimersi, nominò Aristotele.
VII. Per il figlio del quale, Nicomaco, dice Aristippo nel quarto delle delizie antiche, egli era, tutto che maestro, amorosamente disposto.
VIII. È fama che Aristotele, e di esso e di Callistene, dicesse la stessa cosa, che Platone, come di sopra è stato raccontato, affermano dicesse di Senocrate e di lui medesimo; cioè, che l’uno, Teofrasto, per un eccesso di penetrazione essendo atto ad interpretare quanto fu pensato, l’altro avendo la natura tarda, quegli di freno avea mestieri, questi di sprone.
IX. Narrasi aver egli posseduto dopo la morte di Aristotele anche un orto privato, soccorrendolo in questa bisogna Demetrio falereo, che era suo famigliare.
X. Vanno attorno queste sue utili sentenze: Più presto, diceva, doversi l’uomo affidare a un cavallo sfrenato, che a un discorso disordinato. — Ad un tale che in un convito al tutto taceva, disse: Se sei ignorante, operi prudentemente, stoltamente, se istrutto. — E dicea spesso, essere il tempo uno spendio magnifico.
XI. Morì vecchio, essendo vissuto ottanta cinque anni, ed avendo appena rallentate le sue fatiche. — V’ha di nostro sopra di lui:
Certo non disse in van questa sentenza
Qualche mortale: di sapienza l’arco
Rilassato speziarsi. — Anche Teofrasto
Finchè si travagliò, del corpo intero
Ebbe ogni membro, rilassato poi,
Morì, dell’uso delle membra privo.
Raccontano che interrogato dagli scolari s’egli avea da ingiugnere ad essi qualche cosa, rispose: Null’altro ho da ingiugnervi se non di rammentare che la vita spaccia arrogantemente molti piaceri per mezzo della gloria; poichè appena cominciamo a vivere allora moriamo, e che quindi niente avvi di più vuoto dell’amore della gloria. — Siate per altro felici; e, o lasciate andare lo studio della sapienza — che molta è la fatica — o convenientemente applicatevi a quello — chè grande è la gloria. — La vanità della vita è maggiore del profitto. — Ma non lice più a me consigliare il da farsi; considerate voi stessi ciò che dovete operare. — Così dicendo, affermano, spirò; e lui, come si narra, gli Ateniesi di unanime consenso, per onorarlo, accompagnarono a piedi.
XII. Dice Favorino che invecchiando si facea portare attorno in lettica, e che ciò narra Ermippo allegando asserirlo Arcesilao da Pitane ne’ suoi racconti a Lacide cireneo.
XIII. Anch’egli lasciò dopo di sè dei libri, i quali sono in numero sterminato, e meritano pur essi di essere descritti, perchè ripieni di ogni pregio. Sono questi: Dei primi analitici, 1, 2, 3 — Dei secondi analitici, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 — Della risoluzione dei sillogismi, 1 — Ristretto degli analitici, 1 — Dei luoghi derivati, 1, 2 — Uno polemico sulla teoria dei discorsi contenziosi — Dei sensi, 1 — Ad Anassagora — Delle dottrine di Anassagora, 1 — Di quelle di Anassimene, 1 — Di quelle di Archelao, 1 — Dei sali, nitro, allume, 1 — Dei pietrificati, 1, 2 — Delle linee indivisibili, 1 — Delle letture, 1, 2 — Dei venti, 1 — Differenze delle virtù, 1 — Della regia autorità, 1 — Della educazione di un re, 1 — Delle vite, 1, 2, 3 — Della vecchiezza, 1 — Della astrologia di Democrito, 1 — Discorsi intorno alle cose celesti, 1 — Delle immagini, 1 — Degli umori, delle pelli, delle carni, 1 — Dell’ordine, 1 — Degli uomini, 1 — Raccolta dei motti di Diogene, 1 — Di definizioni, 1, 2, 3 — Amatorio, 1 — Altro Dell’amore, 1 — Della felicità, 1 — Delle specie, 1, 2 — Dell’Epilessia, 1 — Dell’entusiasmo, 1 — Di Empedocle, 1 — Di epicheremi, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11,12, 13, 14, 15, 16, 17, 18 — Di controversie, 1, 2, 3 — Del libero arbitrio, 1 — Compendio della repubblica di Platone, 1, 2 — Della differenza della voce negli animali di una stessa specie, 1 — Di quelli che appajono repentinamente, 1 — Dei velenosi al morso e al tatto, 1 — Degli animali che diconsi sentire invidia, 1 — Di quelli che stanno all’asciutto, 1 — Di quelli che cambiano colori, 1 — Di que' che intanano, 1 — Degli animali, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 — Della voluttà, secondo Aristotele, 1 — Un altro della voluttà — Tesi, 24 — Del caldo e del freddo, 1 — Delle vertigini e degli offuscamenti, 1 — Del sudore, 1 — Dell’affermazione e della negazione, 1 — Il Callistene o del lutto, 1 — Delle fatiche, 1 — Del moto, 1, 2, 3 — Delle pietre, 1 — Della pestilenza, 1 — Del deliquio, 1 — Il Megarico, 1 — Della melancolia, 1 — Dei metalli, 1, 2 — Del miele, 1 — Raccolta delle sentenze di Metrodoro, 1 — Trattenimenti sulle cose celesti, 1, 2 — Dell’ebrietà, 1 — Delle leggi, per ordine alfabetico, 24 — Compendio delle leggi, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 — Per le definizioni, 1 — Degli odori, 1 — Dell’oglio e del vino — Delle prime proposizioni, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18 — Dei legislatori, 1, 2, 3 — Dei governi, 1, 2, 3, 4, 5, 6 — Governo secondo i tempi, 1, 2, 3, 4 — Delle consuetudini dei governi, 1, 2, 3, 4 — Del miglior governo, 1 — Di una raccolta di problemi, 1, 2, 3, 4, 5 — Dei proverbi, 1 — Delle cose che congelano e si liquefanno, 1 — Del fuoco, 1, 2 — Degli spiriti, 1 — Della paralisia, 1 — Del soffocamento, 1 — Della demenza, 1 — Delle passioni, 1 — Dei segni, 1 — Di sofismi, 1, 2 — Delle soluzioni dei sillogismi, 1 — Di topici, 1, 2 — Del castigo, 1, 2 — Dei peli, 1 — Della tirannide, 1 — Dell’acqua, 1, 2, 3 — Del spano e dei sogni, 1 — Dell’amicizia, 1, 2, 3 — Dell’ambizione, 1, 2 — Della natura, 1, 2, 3 — Delle cose naturali, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18 — Epitome di cose naturali, 1, 2 — Di cose naturali, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 — Contro i naturalisti, 1 — Dell’istorie delle piante, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 — Delle cagioni delle piante, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 — Dei succhi, 1, 2, 3, 4, 5 — Del falso piacere, 1 — Dell’anima, una tesi — Delle prove senz’arte, 1 — Delle dubitazioni sincere, 1 — Di cose armoniche, 1 — Della virtù, 1 — Delle opportunità o delle contrarietà, 1 — Della negazione, 1 — Della sentenza, 1 — Del ridicolo, 1 — Di discorsi di dopo pranzo, 1, 2 — Divisioni, 1, 2 — Delle differenze, 1 — Delle offese, 1 — Della calunnia, 1 — Della lode, 1 — Dell’esperienza, 1 — Di lettere, 1, 2, 3 — Degli animali fortuiti, 1 — Della secrezione, 1 — Encomj di iddii, 1 — Dei giorni solenni, 1 — Della felicità, 1 — Degli entimemi, 1, — Dei trovati, 1, 2 — Di esercizi morali, 1 — Caratteri morali, 1 — Del tumulto, 1 — Dell’istoria, 1 — Del giudizio dei sillogismi, 1 — Dell’adulazione, 1 — Del mare, 1 — A Cassandra della regia autorità, 1, — Della commedia, 1 — Delle meteore, 1 — Della dizione, 1 — Raccolta di discorsi, 1 — Soluzioni, 1 — Della musica, 1, 2, 3 — Delle misure, 1 — Megacle, 1 — Delle leggi, 1 — Di ciò che è contrario alle leggi, 2 — Raccolta delle sentenze di Senocrate, 2 — Il conversevole, 1 — Del giuramento, 1 — Precetti, di retorica, 1 — Della ricchezza, 1 — Della poetica, 1 — Problemi politici, morali, fisici, amorosi, 1 — Di proemii, 1 — Raccolta di problemi, 1 — Dei problemi naturali, 1 — Dell’esempio, 1 — Della proposizione e della narrazione, 1 — Della poetica, un altro — Dei sapienti, 1 — Del consiglio, 1 — Dei solecismi, 1 — Dell’arte retorica, 1 — Delle arti retoriche, specie 61 — Della simulazione, 1 — Di commentari Aristotelici e Teofrastici, 1, 2, 3, 4, 5, 6 — Di fisiche opinioni, 1, 2, 3, 4, 5 , 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 — Epitome di opinioni fisiche, 1 — Della grazia — Del falso e del aerei, 1 — Studii intorno alla divinità, 1, 2, 3, 4, 5, 6 — Degli iddii, 1, 2, 3 — Di cose istoriche geometriche, 1, 2, 3, 4 — Di epitomi della storia degli animali di Aristotele, 1, 2, 3, 4, 5, 6 — Di epicheremi, 1, 2 — Di Tesi, 3 — Della regia autorità, 1, 2 — Delle cagioni, 1 — Di Democrito, 1 — Della generazione, 1 — Della prudenza e dei costumi degli animali, 1 — Del moto, 1, 2 — Della vista, 1, 2, 3, 4 — Per le definizioni, 1, 2 — Dell’esser dato, 1 — Del maggiore e del minore, 1 — Dei musici, 1 — Della divina felicità, 1 — Agli Academici, 1 — Esortatorio, 1 — Come una città possa meglio essere abitata, 1 — I commentari, 1 — Del vulcano ch’è in Sicilia, 1 — Delle cose assentite, 1 — Quali sieno i modi di imparare, 1 — Del falso, 1, 2, 3 — Cose anteriori ai topici, 1 — Ad Eschilo, 1 — Di istoria astrologica, 1, 2, 3, 4, 5,6 — Di istorie aritmetiche sull’aumento, 1 — Achicaro, 1 — Delle arringhe giudiziali, 1 — Lettere ad Asticreonte, Fania, Nicanore — Della devozione, 1 — Euiade, 1 — Delle occasioni, 1, 2 — Dei discorsi privati, 1 — Dell’educazione dei fanciulli, 1 — Un altro diverso — Della disciplina, ossia delle virtù, o della temperanza, 1 — Dei numeri, 1 — Definizioni della dizione dei sillogismi, 1 — Del cielo, 1 — Di politica, 1, 2 — Della natura, dei frutti, degli animali. Le quali opere formano 232,808 versi — Tanti adunque anche di costui sono i libri.
XIV. Io rinvenni anche il suo testamento che è di tal maniera.
„Andrà bene di certo; pur se accadesse alcun che, in questo modo ho testato: Le robe che sono in casa lascio tutte ai figli di Leonzio, Melanto e Pancreonte. — Di quello che ci somministra Ipparco piacemi sia fatto così: prima, che quanto spetta al museo ed alle dee, si compia anche aggiugnendo, potendosi, qualch’altro ornamento per maggior decoro. — Che dopo sia posta nel sacrario l’immagine di Aristotele e l’altre offerte che prima erano nel sacrario. — Che in seguito si fabbrichi un portichetto attiguo al museo, non inferiore al primo. — Che nel portico di sotto siano appese le tavole che contengono i periodi della terra. — Che si rifaccia l’altare per modo che riesca perfetto e di bella apparenza. — Voglio che anche l’immagine di Nicomaco facciasi dì tutta grandezza. Pressitele ha il materiale per la forma; l’altra spesa facciasi da esso; e l’immagine pongasi dove parrà a coloro che avranno cura anche dell’altre cose descritte nel testamento. — Lascio a Callido il podere che noi abbiamo nel territorio di Stagira. — Tutti i libri a Neleo. — L’orto, il passeggio e tutte le case vicine all’orto lascio a quegli amici da me nominati, che vorranno in esso continuare a ricrearsi fra loro ed a filosofare insieme (poichè non è possibile a tutti gli uomini di viaggiare continuamente) e non lo alieneranno, e non se lo approprierà alcuno, ma, quasi fosse sacro, ne saranno possessori in comune, e fra di loro con dimestichezza e amichevolmente ne useranno siccome conviene ed è giusto. Siano i partecipanti, Ipparco, Neleo, Stratone, Callino, Demotimo, Demarato, Callistene, Melanto, Pancreonte, Nicippo; e possa, volendo filosofare, anche Aristotele figlio di Metrodoro e della Piziada, parteciparne con essi, ed abbiano i più vecchi ogni cura di lui, perchè profitti al possibile nella filosofia. Ci seppelliranno in qualche sito dell’orto, che più ad essi paja acconcio, nulla facendo di ricercato nè pei funerali, nè pel monumento. — Come, mano mano, dopo la mia morte, siasi provveduto alle cose del sacrario, del monumento, dell’orto e del passeggio, voglio che insieme cogli altri ne abbia cura anche questo Pompilo che ivi abita, e come prima abbia eziandio cura del resto, e gliene dia il comodo chi di queste ha il possesso. — Pompilo poi e Trepta, che già dà tempo sono liberi e di molto utile ci recarono, se qualche cosa hanno prima avuto da noi, e se qualche cosa si sono procacciati da sè, e le due mila dramme che ordinai ora si dessero ad essi da Ipparco, ciò intendo doversi possedere sicuramente da essi, siccome ne parlai di frequente coi medesimi Pancreonte e Melanto, e tutto mi assentirono. Do pure ad essi anche la fanticella Somatale. — Tra i fanciulli schiavi lascio liberi tosto, Molone, Cimone e Parmenonte. — Lascio liberi Mane e Callia dopo che saranno rimasti quattr’anni nell’orto, e lavorando insieme, e non avendo colpe. — Delle suppellettili domestiche, diasi a Pompilo quanto a’ curatori parrà conveniente; vendasi il resto. — Do Carione a Demotimo, e Donace a Neleo. — Eubione sia venduto. — Dia Ipparco a Gallino tre mila dramme. — Che se non avessimo veduto Ipparco, prima essere stato utile a Melanto, a Pancreonte ed a noi, e ora aver fatto gran naufragio del suo, avremmo ordinato che quelle cose e’ redasse con Melanto o Pancreonte; ma sapendo che non era facile ad essi lo amministrare insieme e pensando che a questi potea tornare più spediente ricevere alcun che da Ipparco a’ tempi determinati; dia Ipparco a Melanto ed a Pancreonte, per ciascuno, un talento. — Darà Ipparco anche ai curatori, per le spese che sono scritte nel testamento, a’ tempi di ciascuna, ciò che abbisogna per farle. — Regolate queste cose, Ipparco sia libero da ogni impegno verso di me. Che se ad Ipparco provenne in nome mio qualche guadagno a Calcide, questo è d’Ipparco. — Siano esecutori di ciò ch’è scritto nel testamento, Ipparco, Neleo, Stratone, Callino, Demotimo, Callistene, Ctesarco. — Copie del testamento sigillate coll’anello di Teofrasto furono deposte, una presso Egesia d’Ipparco; testimoni, Callippo palleneo. Filomelo euonimeo, Lisandro ibade, Filione alopecense. L’altra ha Olimpiodoro; testimoni gli stessi. L’altra ricevette Adimante, e gliela recò suo figlio Adrostene; testimoni, Aimnesto di Cleobulo, Lisistrato di Fidone tasio, Stratone di Arcesilao lampsaceno, Tesippo di Tesippo ceramese, Dioscoride di Dionisio epicefisio.“ — Tali sono anche le sue disposizioni.
XV. V’ha chi dice essere stato suo uditore il medico Erasistrato, ed è verisimile.