Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/425


teofrasto. 385

gira. — Tutti i libri a Neleo. — L’orto, il passeggio e tutte le case vicine all’orto lascio a quegli amici da me nominati, che vorranno in esso continuare a ricrearsi fra loro ed a filosofare insieme (poichè non è possibile a tutti gli uomini di viaggiare continuamente) e non lo alieneranno, e non se lo approprierà alcuno, ma, quasi fosse sacro, ne saranno possessori in comune, e fra di loro con dimestichezza e amichevolmente ne useranno siccome conviene ed è giusto. Siano i partecipanti, Ipparco, Neleo, Stratone, Callino, Demotimo, Demarato, Callistene, Melanto, Pancreonte, Nicippo; e possa, volendo filosofare, anche Aristotele figlio di Metrodoro e della Piziada, parteciparne con essi, ed abbiano i più vecchi ogni cura di lui, perchè profitti al possibile nella filosofia. Ci seppelliranno in qualche sito dell’orto, che più ad essi paja acconcio, nulla facendo di ricercato nè pei funerali, nè pel monumento. — Come, mano mano, dopo la mia morte, siasi provveduto alle cose del sacrario, del monumento, dell’orto e del passeggio, voglio che insieme cogli altri ne abbia cura anche questo Pompilo che ivi abita, e come prima abbia eziandio cura del resto, e gliene dia il comodo chi di queste ha il possesso. — Pompilo poi e Trepta, che già dà tempo sono liberi e di molto utile ci recarono, se qualche cosa hanno prima avuto da noi, e se qualche cosa si sono procacciati da sè, e le due mila dramme che ordinai ora si dessero ad essi da Ipparco, ciò intendo doversi possedere sicuramente da essi, siccome ne parlai di frequente coi