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378 | capo ii |
emendazioni; e il differire e negligere ogni cosa più non comportano gli anni. In quest’epistola usò il vocabolo scolastico. Benchè tale ei fosse, nonostante per qualche tempo dovette allontanarsi, egli e tutti gli altri filosofi, per aver Sofocle di Amficlide proposta legge: nessuna scuola sarà condotta dai filosofi senza beneplacito del senato e del popolo, altrimenti pena la morte. Ma nuovamente tornarono al prossim’anno, quando Fiiione accusò Sofocle di aver proposta una legge contraria a quella dello stato, e gli Ateniesi, abrogatala e condannato Sofocle in cinque talenti, decretarono il ritorno dei filosofi, affinchè tornasse anche Teofrasto e fosse come prima.
VI. Lui, Tirtamo chiamato, Teofrasto, per la sua divina maniera di esprimersi, nominò Aristotele.
VII. Per il figlio del quale, Nicomaco, dice Aristippo nel quarto delle delizie antiche, egli era, tutto che maestro, amorosamente disposto.
VIII. È fama che Aristotele, e di esso e di Callistene, dicesse la stessa cosa, che Platone, come di sopra è stato raccontato, affermano dicesse di Senocrate e di lui medesimo; cioè, che l’uno, Teofrasto, per un eccesso di penetrazione essendo atto ad interpretare quanto fu pensato, l’altro avendo la natura tarda, quegli di freno avea mestieri, questi di sprone.
IX. Narrasi aver egli posseduto dopo la morte di Aristotele anche un orto privato, soccorrendolo in questa bisogna Demetrio falereo, che era suo famigliare.
X. Vanno attorno queste sue utili sentenze: Più presto, diceva, doversi l’uomo affidare a un cavallo sfre-