Viaggio in Dalmazia/Del Corso del fiume Kerka, il Titius degli antichi/7. Corso della Kerka sino alla Cascata di Scardona

7. Corso della Kerka sino alla Cascata di Scardona

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7. Corso della Kerka sino alla Cascata di Scardona
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§. 7. Corso della Kerka sino alla Cascata di Scardona.

Il Fiume, o per meglio dire, il torrente Cicola, che à le sue origini sotto Gradaz, quindici miglia lontano da Knin, si scarica anch’egli nella Kerka, dopo d’aver ricevuto le acque di Verba, ingrossate da quelle di Mirilovich. Su la destra sponda di esso giace la Terra di Dernish, abbandonata dai Turchi all’armi Veneziane. La campagna soggetta a questo luogo è oltremodo ubertosa, ed amena. Non molto lungi da Dernish è la picciola villetta di Tribuje, dove probabilmente fu il Tribulium degli Antichi, e dove si vede qualche miserabile vestigio d’abitazioni Romane. Della mala direzione di queste acque, e dell’altre, che dall’opposta parte di Kerka, formano la Butimschiza, di cui ò detto più su, lungo sarebbe il favellare. Elleno potrebbono essere fonti di ricchezza per quelle contrade, e lo sono pur troppo di miseria, e di biasimo. Da Roschislap si discende all’Isola di Vissovaz, ch’è la sommità d’una collina, le di cui radici stanno sott’acqua, abitata da’ Frati zoccolanti, benemeriti coltivatori della Vigna del Signore per que’ luoghi, dove un Prete secolare difficilmente vorrebbe darsi a così laboriosa vita. [p. 125 modifica]Il Fiume è molto largo in quel sito, ma non somministra oggetto veruno d’osservazione. Egli vi corre lentamente, perchè la cateratta de’ Mulini di Scardona, ch’è intorno a cinque miglia più sotto, sostiene l’acqua. Questa è l’ultima, e la più magnifica caduta della Kerka; e lo sarebbe al doppio, se l’arte non vi avesse profittato degli obici messi della Natura al Fiume per fabbricarvi molte case di Mulini. Formasi presso a quel luogo un Tofo ondulato, di grana salina, che potrebb’essere preso a prima vista per legno impietrito. I novizj Amatori della Storia Fossile spesso raccolgono, e tengono come petrificazioni di legni i lavori delle acque cariche di particole tartarose. Le linee dinotanti le divisioni de’ piccioli strati, e la diversità del tempo, in cui furono dalle acque formati, non meno che delle materie ond’erano saturate, sono in questi casi nominate fibre longitudinali de’ legni; e gli occhi mal prevenuti vi distinguono agevolmente anche le trasversali. Errore simile producono pure talvolta alcune spezie di pietre Vulcaniche, i Diaspri variegati, e le selci, che rappresentano gruppi, e nodi simili a quelli degli alberi; ed è difficile il persuadere dell’inganno coloro, che non usano d’andare a raccogliere i Fossili personalmente pe’ monti, dove può giudicare sanamente chi non porta seco prevenzioni. Dalla caduta di Scardona sino a Zara, che n’è cinquanta miglia lontana, scrisse Simone Gliubavaz, e Giovanni Lucio stampò, e il P. Farlati replicò su la di lui fede, che sia corso in altri tempi un Acquedotto. Eglino furono tratti in errore da’ residui d’un ignobile canale di mattoni, che veggonsi lungo le sponde del Fiume a destra dalla cascata de’ Mulini sino all’imboccatura del Lago; ma questo, second’ogni apparenza, non conduceva l’acqua più lungi, che a Scardona. Della [p. 126 modifica]impossibilità di condurre le acque della Kerka a Zara ò parlato a lungo nel render conto d’altri vestigi d’acquedotti, che veggonsi presso il mare nel Distretto di quella Città1. Scardona ne aveva un vero bisogno: da che l’acqua del Lago, in cui si scarica la Kerka, è salmastra quasi in ogni stagione dell’anno; e le fontane, dalle quali poteva attingere, non erano atte a somministrare il bisognevole per una considerabile popolazione. Dalle sorgenti di Topolye alla sua caduta nel Lago Scardonitano, il fiume Kerka non à corso più lungo di trenta miglia.

Facendo viaggio a cavallo dal Monastero di S. Arcangelo a Scardona, tre miglia prima d’arrivare a quella Città, trovasi un torrentello, che fra gli altri sassi volgari, conduce de’ grumi di terra azzurra, petrosa, piena di corpi marini lapidefatti. Coll’indizio di que’ pezzi raminghi, io trovai gli strati di essa scoperti in più d’un luogo, ma segnatamente presso alla cima del monte, a sinistra del cammino. I corpi presi in quella terra sono Nummularie, e Lenticolari, e Porpiti di figura analoga ad esse, piccioli nuclei di Bucardie, molte Fungiti, e articolazioni di Stelle di mare. A Scardona trovai quantità di Turbiniti presi nel marmo volgare, de’ quali ò portato meco varj esemplari. Non molto lungi da questo torrente, nel luogo detto Ruppe, trovansi gran denti di Cane Carcarias corrispondenti a quelli, cui descrive lo Scilla Tav. III. Fig. I. . Io non ò potuto visitare quel sito: ma ò veduto di que’ denti presso a persone degne d’ogni fede, che mi assicurarono trovarsene in grandissima quantità.

  1. Vedi il §. 10 della prima Lettera.