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impossibilità di condurre le acque della Kerka a Zara ò parlato a lungo nel render conto d’altri vestigi d’acquedotti, che veggonsi presso il mare nel Distretto di quella Città1. Scardona ne aveva un vero bisogno: da che l’acqua del Lago, in cui si scarica la Kerka, è salmastra quasi in ogni stagione dell’anno; e le fontane, dalle quali poteva attingere, non erano atte a somministrare il bisognevole per una considerabile popolazione. Dalle sorgenti di Topolye alla sua caduta nel Lago Scardonitano, il fiume Kerka non à corso più lungo di trenta miglia.
Facendo viaggio a cavallo dal Monastero di S. Arcangelo a Scardona, tre miglia prima d’arrivare a quella Città, trovasi un torrentello, che fra gli altri sassi volgari, conduce de’ grumi di terra azzurra, petrosa, piena di corpi marini lapidefatti. Coll’indizio di que’ pezzi raminghi, io trovai gli strati di essa scoperti in più d’un luogo, ma segnatamente presso alla cima del monte, a sinistra del cammino. I corpi presi in quella terra sono Nummularie, e Lenticolari, e Porpiti di figura analoga ad esse, piccioli nuclei di Bucardie, molte Fungiti, e articolazioni di Stelle di mare. A Scardona trovai quantità di Turbiniti presi nel marmo volgare, de’ quali ò portato meco varj esemplari. Non molto lungi da questo torrente, nel luogo detto Ruppe, trovansi gran denti di Cane Carcarias corrispondenti a quelli, cui descrive lo Scilla Tav. III. Fig. I. . Io non ò potuto visitare quel sito: ma ò veduto di que’ denti presso a persone degne d’ogni fede, che mi assicurarono trovarsene in grandissima quantità.