Viaggio in Dalmazia/Del Corso del fiume Kerka, il Titius degli antichi/8. Della Città di Scardona, e d'alcuni tratti d'antichi Scrittori, attinenti alla Mineralogia della Dalmazia

8. Della Città di Scardona, e d'alcuni tratti d'antichi Scrittori, attinenti alla Mineralogia della Dalmazia

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8. Della Città di Scardona, e d'alcuni tratti d'antichi Scrittori, attinenti alla Mineralogia della Dalmazia
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§. 8. Della Città di Scardona, e d’alcuni tratti d’antichi Scrittori, attinenti alla Mineralogia della Dalmazia.

Dell’antica Città, dove ne’ tempi Romani tenevansi gli Stati della Liburnia, non restano più sopra terra vestigj riconoscibili. Io vi ò trascritto due belle Iscrizioni scoperte colà parecchi anni sono, e conservate nella Casa del Reverendissimo Canonico Mercati. Egli è sperabile, che, a misura dell’accrescimento della popolazione di Scardona moltiplicandosi i novali, si scopriranno d’ora innanzi frequentemente in que’ contorni monumenti pregevoli d’Antichità. È da desiderare che le poche persone colte, le quali ànno influenza nella polizia di quella Città rinascente, donino una particolare attenzione a questo articolo, onde non periscano, o siano altrove trasportate le onorevoli Memorie dell’antica, ed illustre loro patria, che tanto riguardevole rango tenne fra le Città Liburniche a’ tempi Romani. Ella è quasi una vergogna, che sei sole Lapide ricopiabili esistano attualmente a Scardona; e le altre molte, che deggiono esservi state dissotterrate, sieno andate a male miseramente, o trasportate in Italia, dove perdono la maggior parte del loro merito.

Si trovano ne’ contorni di Scardona molto frequentemente monete Romane, alcune delle quali, assai pregevoli, ò veduto presso l’ospitalissimo Prelato Monsignor Trevisani, Vescovo, e Padre di quella rinascente popolazione. Dalla cortesia d’uno de’ più riguardevoli Signori del paese, mi furono donate parecchie lucerne sepolcrali, che portano il nome del figulo Fortis, e pella forma elegante delle lettere mostrano d’essere degli ottimi tempi. Le replicate devastazioni, alle quali Scardona fu soggetta, non le lascia[p. 128 modifica]rono vestigio di grandezza. Ella cresce però adesso; e molti Mercadanti Serviani, e Bossinesi vi si stabiliscono, come in una scala opportunissima pel commercio colle Province Turchesche superiori: ma non è punto fortificata, checchè ne dica il P. Farlati1.

In nessuna delle peregrinazioni mie pell’Illirico mi venne fatto sinora d’incontrare alcuna Miniera di qualunque metallo, se una di ferro se n’eccettui, che non dovrebbe essere molto lontana da Scign, e di cui mi fu (non capisco per qual motivo ragionevole) fatto un po’ di mistero. Dicono, che a Hotton, dove io non sono stato, nel territorio di Knin, v’abbiano Miniere di qualche ricchezza: ma la gente avida, e inesperta vede oro, ed argento in tutte le Piriti, e non si può contare su le voci popolari. Fa però d’uopo credere, che la Dalmazia producesse anticamente di molt’oro; da che vari Scrittorj ne fanno aperta testimonianza. Plinio fra gli altri, ch’era in caso di saperlo, dice, che sotto l’Impero di Nerone dalle Miniere di quella Provincia cinquanta libbre d’oro giornalmente traevansi, perchè si raccoglieva a fior di terra, in summo cespite2.

Floro ci lasciò scritto, che Vibio, al quale l’incombenza di domare i Dalmatini era stata appoggiata da Augusto, quella feroce gente a cavar Minere, e a purgar oro costrinse. Anche Marziale, scriven[p. 129 modifica]do a Macro, chiama terra aurifera la Dalmazia, e pare, che i contorni di Salona, secondo la di lui opinione, meritassero questa qualificazione.

          Ibis litoreas, Macer, Salonas;
          Felix auriferæ colone terræ.

E da un verso di Stazio nell’Epitalamio di Stella apparisce, che in proverbio fosse passato l’oro della Dalmazia:

           Robora Dalmatico lucent satiata metallo:

tratto, che non permette di rivocare in dubbio l’esistenza, e l’abbondanza di questo prezioso prodotto. Così alcuno de’ nostri Poeti chiamò l’oro metallo Peruano, e si fece intendere benissimo.

  1. Illyr. Sacr. T. I.
  2. Aurum qui quærunt ante omnia segullum tollunt (ita vocatur indicium). Alveus, ubi id est, arenæque lavantur, atque ex eo quod resedit conjectura capitur ut inveniatur aliquando in summa tellure, penitus rara fœlicitate; ut nuper in Dalmatia, principatu Neronis, singulis diebus etiam quinquagenas libras fundens; cum jam inventum in summo cespite. Plin. Hist. Nat. Lib. XXXIII, cap. IV.