Viaggio in Dalmazia/Del Contado di Spalatro

Del Contado di Spalatro

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A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR

Ministro Britannico presso la

Serenissima Repubblica di

Venezia,

Membro della Società Reale di

Londra, e d’altre celebri

Accademie d’Europa, ec.



Del Contado di Spalatro.


IL Commercio di notizie, che da parecchi anni vi siete degnato di stabilir meco, vi farebbe avere un diritto su le Osservazioni, ch’io ò fatto pella Dalmazia, se anche i miei primi passi in quel Regno non si fossero fatti in conseguenza dell’Amicizia, e bontà vostra per me. Ma dovendo io intieramente a Voi l’onore, e ’l vantaggio d’aver accompagnato in quel Regno il dottissimo, ed amabilissimo Mylord Hervey, Vescovo di Londonderry, la continuazione della di cui preziosa Amicizia è uno stimolo sempre presente alla mia gratitudine, crederei di mancare a un dovere principalissimo non vi comunicando direttamente una porzione almeno delle mie Osservazioni. Se non vi conoscessi per quel vero, e profondo Filosofo, che veramente siete, io dovrei arrossire del poco che posso offerirvi, e trovare all’offerta [p. 30 modifica]inopportunissimo il momento del vostro ritorno da un Viaggio Orittologico pell’Alpi svizzere, e pell’Alvernia, d’onde ci riportate tanto magnifici oggetti di meditazioni. Che differenza dalla Germania, e dalla Francia alla Dalmazia! Oltre a ciò, che vi si è presentato di grande naturalmente, Voi avete incontrato cento istruttive Collezioni di scelti Corpi appartenenti al Regno Fossile; e dopo d’averle esaminate, vi siete portato ne’ più importanti luoghi personalmente colla sicurezza di non fare le gite indarno. Io all’opposto ò viaggiato per un vasto paese, dove le Scienze poco sono coltivate, e la Storia Naturale appena è conosciuta di nome. Le mie spedizioni si sono fatte alla ventura; io me n’andai sovente errando come un cieco per vasti deserti, e per alpestri montagne, colla speranza d’incontrare qualche cosa che mi ristorasse delle fatiche, e trovandomi pur troppo spesso ingannato. Nulla potei sapere delle produzioni utili, o curiose di queste contrade, se non quanto cogli occhj proprj ne potei vedere: nè v’ebbe quasi alcuno che abbia voluto, o saputo dirigere i miei passi piuttosto a una parte che all’altra. Per tutti questi discapiti sarebbemi mancato il coraggio di scrivere all’E. V. dettagli Orittologici, se non mi avesse rincorato il sapere, che le osservazioni esatte sopra le cose ovvie, e mal esaminate dal volgo degli Orittografi interessano il vero Naturalista più che le strane, e peregrine sopra fenomeni poco estesi, che pell’ordinario mediocremente possono confluire ad appoggiare le universali Teorie. Io ò appreso da Voi molte diligenze nell’osservare, e in molte mie particolari pratiche m’à confermato l’autorevole esempio vostro; quindi come a Voi accadde sovente è anche a me talvolta accaduto di trovare false di pianta le asserzioni di accreditati Scrittori sopra punti di fatto fisico. Nè a Voi, nè a me certa[p. 31 modifica]mente potrà imporre a segno l’autorità di pochi, o la voce di molti, che ci renda corrivi nell’asserire le cose non esaminate cogli occhi nostri medesimi. Non è già per questo, ch’io stimi deggiano da Voi essere tenute in dubbio le osservazioni, delle quali io vi rendessi conto minutamente; nè che mi resti veruna incertezza sopra l’esatta verità di quanto mi comunicate per vostra gentilezza sovente. È troppo necessaria, e ragionevole la reciproca fiducia fra gli uomini, che senza spirito di prevenzione pongonsi ad osservare la struttura de’ monti, l’indole delle acque, degli animali, o di qualunque altra produzione della Natura, coll’unica mira d’investigare il vero.