Viaggio in Dalmazia/Del Contado di Spalatro/1. Descrizione degli strati, e filoni del Promontorio Marian. Sbaglio del Donati rilevato

1. Descrizione degli strati, e filoni del Promontorio Marian. Sbaglio del Donati rilevato

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1. Descrizione degli strati, e filoni del Promontorio Marian. Sbaglio del Donati rilevato
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§. 1. Descrizione degli strati, e filoni del Promontorio Marian. Sbaglio del Donati rilevato.

Fra le foci del fiume Hyader, ora detto Salona, e l’imboccatura della Xernovniza, altro fiumicello non conosciuto forse da’ Geografi antichi, stendesi un Promontorio, la di cui punta è formata dal Monte Marian, e la base delle radici del Mossor. Costeggiando per mare colla barchetta questo tratto di paese, io feci più volte prender riposo a’ miei rematori per esaminare dappresso le strane modificazioni di materie calcaree disposte lungo quelle rive, con leggi differentissime da quelle, che i maestri della Natura sogliono prescrivere in bei discorsi su le stratificazioni, pensati, e dettati senza dilungarsi dallo scrittoio. Fra molti luoghi osservabili di quella costa fabbricata di varietà, che hanno però sempre una base argilloso-cretacea, io ne ho fatto disegnare uno del primo picciolo seno, che trovasi lungo al lido del medesimo Promontorio, dove secondo la Tavola di Peutingero, era un [p. 32 modifica]Tempio dedicato a Diana. Io l’ò creduto meritevole d’occupare il mio Disegnatore. Tav. VIII.

La sommità del Monte AAA è composta di marmo volgare Dalmatino, e di pietra forte Lenticolare sparsa di selci. Vi si vede una grand’apertura fatta dall’acque in tempi rimoti, quando erano viscere del monte quelle materie, che or ne compongono la cima; e si riconosce ancora assai bene l’addentellato degli strati interrotti. Dalla parte esteriore di queste ripide vette staccansi tratto tratto gran masse di pietra a poco a poco divise dal loro tutto pel segreto lavoro delle piovane, che ne sciolgono talvolta i fondamenti, e più spesso vi moltiplicano gli urti progressivamente filtrandosi per nascosi screpoli, e fenditure de’ marmi, fino a tanto che arrivino a separarne l’apparente continuità. Non di rado accade, che le masse rovinate dall’alto, o in conseguenza del tacito, e lungo rodere dell’acqua, o pell’impeto troppo manifesto de’ Tremuoti, sieno d’enorme grandezza, ed ingannino gli Osservatori frettolosi, che non s’avveggono della rivoluzione accaduta. Può anche darsi, che gran pezzi di monte precipitati dall’alto si conservino isolati dopo la distruzione degli strati, da’ quali furono divisi; ed in tal caso fa d’uopo avere una sicurezza d’occhio sperimentata in lunghe osservazioni, per conoscere a prima vista d’onde siano venuti. Dai vacui restati nella rupe AAA presero motivo gli uomini negli andati secoli di formarsi delle abitazioni, chiudendone l’ingresso con muraglie grossolane. Di questa fatta d’abitazioni sono quelle che si vedono segnate BB.

Tutto il corpo del monte, che serve di base alla descritta sommità marmorea persino al mare, è di materia dissomigliantissima dal marmo Dalmatino, e istriano volgare; ella somiglia alle terre argiflacee dell’inter[p. 33 modifica]no, de’ monti che dominano il litorale de’ Castelli di Traù. Questa medesima pasta regna sotto gli strati marmorei costantemente da Zara fino appiè della Fortezza di Duare, cioè per un tratto di centoquindici miglia a dritta linea, facendosi anche in varj luoghi scopertamente vedere per lunghi tratti di paese al mare, dovunque si scoprono le interiora di monti considerabili. Sarebbero per certo ingannati quei, che credessero “l’Istria, la Morlacchia, la Dalmazia, l’Albania, ed alcuni altri vicini paesi anco fra terra, gli Scogli, l’Isole, ed il fondo del mare tutti formati d’un solo masso di marmo opaco, di grana uniforme, quasi della stessa durezza, biancastro!1. Andando innanzi col viaggio trovasi, che anche lungo’l Primorye compariscono le viscere de’ monti ora più ora meno compatte, e strati immensi di marmo differentissimo dal biancastro volgare, oltre a’ varj gruppi, e corsi meno estesi di pietre arenarie, e di marmi pregevoli pella finezza delle loro paste, o pella varietà de’ colori.

Forse mal si conviene a divisioni così vaghe, ed eslegi come quelle, che sono rappresentate nella Tav. VIII, il nome di strati; e quindi io non userò di questa voce in onta della mia scompiacenza segreta, quantunque si trovi consacrata dagli Scrittori Orittologi accreditati la contraddittoria denominazione di Strati perpendicolari, che racchiude una manifesta implicanza. Io mi servirò del nome di filoni, che mi sembra il solo appropriato.

Abbenchè la base degli strati, o divisioni inferiori rappresentate da questa Tavola, sia costantemente di [p. 34 modifica]terra argillosa, eglino hanno però subito così differenti modificazioni, che meritano un esame particolare, e minuto. Il filone inclinato CC è di pietra Lenticolare, grigia, marmorea, di grana fina, diviso in pezzi, che ricevono pulimento quanto ogni altro marmo calcareo. È di fatti perfettamente calcarea la sostanza di questa pietra, che di Corpi marini lapidefatti è unicamente composta. Le divisioni DDDD sono di filoni grigio-ferruginosi di materia simigliante alla cote, senz’apparenza di Corpi marini. Se si tragga dal suo luogo naturale un pezzo di questi filoni, la continuità de’ quali è divisa in piccioli ritagli, e si esamini colcato orizzontalmente, vi si distingue chiaramente il corso, che una volta presero a traverso di quella massa le acque cariche di particole ocracee, che si deposero a poco a poco fra gl’intersitizj scavatisi nel passaggio, e li chiusero. Il lavoro di queste acque ferruginose rappresenta a un di presso l’opera reticolata degli Antichi; non à però la medesima solidità, da che sconnettesi agevolmente cedendo ad ogni picciola forza, e spesso all’azione dell’acque piovane, che vi passano, e delle marine, che vi percuotono (Tav. VIII, Fig. A). Lo spazio segnato EE non si può dire propriamente lapidoso. Egli è d’argilla biancastra, che trae al ceruleo senza miscuglio d’arena, indurata, che si rompe in pezzuoli di superficie liscia, e vergata di fluore piriticoso dendromorfitico. Sembra, che tutta, o per la maggior parte, l’acqua impregnata di parti ferree disciolte in ocra, e di atometti spatosi, che doveasi distribuire inzuppando quest’argilla, abbia preso corso, e corso impaziente d’indugio pell’irregolare cammino FF, la di cui pasta è divenuta simile a quella del filone CC. Provano manifestamente la direzione tenuta dall’acqua ora saturata di particole tartarose, ora d’ocracee alcune croste [p. 35 modifica]GGG di spato candido, striato longitudinalmente, semi-diafano, che dall’alto al basso internandosi dividono i filoni minori d’opera reticolata. Il mare batte furiosamente contro queste radici del monte Marian poco atte a fargli resistenza, e le disfabbrica alla giornata. Egli fa il medesimo effetto su’ massi disequilibrati di Lenticolare HHH, ne’ quali scava buchi di forma ovale, o rotonda. M’è sembrato, che il sale introdottosi coll’acqua marina insieme sotto alla superficie porosa di questa spezie di pietra, nell’atto di sprigionarsi ne’ tempi di calma, e di bassa marea pell’azione dell’aria, e del Sole, a poco a poco ne sollevi picciole squame, e la disciolga in arena. Di questa arena Lenticolare trovasi un deposito nella inferior parte d’ogni cavità della rupe, ed io non ò mancato di raccoglierne un saggio. È ben singolar cosa, che questo genere di petrificazione s’incontri così frequentemente pe’ monti, che alcuni gran tratti di essi se ne possano chiamare quasi composti, e non se ne ritrovi peranche l’originale ne’ mari. Plinio fa menzione d’un’arena Lenticolare, ampiamente stesa ne’ contorni delle famose Piramidi di Memfi, e aggiunge che si trova alla medesima qualità nella maggior parte dell’Africa2. Fa pur d’uopo, che qualche numero di spezie abitatrici dell’acque si sieno perdute, o che la Terra abbia subito di strane rivoluzioni, pelle quali non sieno più sotto i medesimi climi, che in più lontani tempi le di lei parti. Oltre alle picciole Lenticchie petrose, il monte Marian non [p. 36 modifica]somministra altra petrificazione, che qualche raro esemplare di quell’Elmintolito bianco, compresso, spirale, col rostro prominente, dal Gesnero chiamato Corno-d’Ammone bianco, minimo, ec.

Le replicate occasioni, ch’io ò avuto di costeggiare il Promontorio del Marian, m’ànno messo in istato di ben osservare l’indole dei differenti di lui strati, e di dar il giusto valore allo strano aspetto, che in varj luoghi presentano. Un breve miglio lontano dal picciolo seno sopraddescritto, alzasi a piombo il lido scoglioso dalla superficie del mare forse venticinque piedi, e colla medesima direzione sprofondasi sott’acqua. La pietra arenaria giallastro-cenerognola compone quegli strati, che sono disposti orizzontalmente, quantunque di lontano sembrino perpendicolari, e dappresso ancora possano far inganno a chiunque non à lunga pratica, e la più scrupolosa avvertenza nell’osservazioni Orittologiche. Io ò udito frequentemente parlare di strati perpendicolari di formazione marina, e ne ò letto le descrizioni fatte all’ingrosso in più d’un libro d’Orittografia: ma sino ad ora non m’è riuscito di vederne in verun luogo, che ben esaminati dappresso non m’abbiano messo in diffidenza dell’apparente loro perpendicolarità. Non credo che si debba far conto di qualche pezzo di montagna rovesciata, ch’è caso puramente accidentale, qual è in grazia d’esempio il colle petroso di Salarola, nel tenere di Calaone, fra’ nostri monti Padovani. La linea della divisione orizzontale di questi strati vicini al Porto di Spalatro è quasi impercettibile se siano esaminati di lontano; e tanto meno si rende osservabile a prima vista, quanto che o pella inuguaglianza, e sconnessione degli strati inferiori, o pella filtrazione d’antiche acque il lido dall’alto al basso è tagliato da larghe fenditure perpendicolari, che [p. Tav. X modifica]Tav. X. [p. 37 modifica]gli danno l’aspetto d’un aggregato di pilastri. L’erosione degli spruzzi dell’acqua marina divide la superficie esterna di quella pietra arenaria in areole romboidali, curvilinee, simili a quelle che si osservano ne’ filoni DDDD Tav. VIII, co’ quali à comune l’origine. La sola riflessibile differenza, che vi ò veduta, si è, che in queste i canaletti, che circoscrivono i ritagli romboidali sono concavi, laddove i filoni DDDD gli ànno prominenti.

La differente positura, o per meglio dire la differente sezione de’ filoni, che ànno pur la medesima indole, produce questo diverso fenomeno. Quelli della Tav. VIII soffrono di fronte l’urto de’ flutti; questi più vicini a Spalatro lo ricevono sull’ampia estensione del fianco, cui espongono al mare scoperto. La casa di campagna del Sig. Co: Capogrosso, deliziosamente situata sull’altezza della costa, è il confine di questa combinazione, che resta interrotta da un nuovo seno del mare, che à intorno a dugencinquanta piedi di corda. La di lui curva è scavata in istrati ineguali d’argilla arenosa, azzurrognola, e giallastra, semipetrefatta, e in varj luoghi attraversata da fascie orizzontali di pietra, che cede fendendosi in ritagli quasi cubici all’azione dell’aria, e del mare. Il corno ulteriore del picciolo seno è di rupe arenaria forte, e forma un promontorietto, dietro a cui internasi un nuovo seno, che à per confine un’altra punta quasi affatto marmorea. Quest’alternazione d’argilla, ora più ora meno petrosa nelle sinuosità, e di rupe compatta ne’ Promontorj, che costantemente progredisce quasi fino alle foci di Narenta, gli scoglietti marmorei, che in molti luoghi appariscono fuor d’acqua, o veggonsi poco sotto il livello ordinario del mare, e l’Isole petrose, che stendonsi lungo il Continente della Dalmazia a destra, e a [p. 38 modifica]sinistra del Promontorio di Diomede, conservano siffatti vestigj d’antica continuità, che il pensiero dell’Osservatore non può a meno di lasciarsi andar dietro a congetture, sulle rivoluzioni sofferte dal nostro Globo, e su i differenti aspetti, che dovettero avere in rimoti tempi le di lui parti. Nelle acque, che bagnano questo tratto di litorale, e ricevono il fiumicello di Salona, dovrebbono trovarsi Pettini eguali nella grandezza, e nella squisitezza del sapore a quelli di Metellino, celebri nelle tavole degli Antichi. Oribasio3 ne fa particolare menzione; ed aggiunge, che nel mare di Dalmazia nascono anche le più pregevoli Orecchie marine, spezie nota di Lepadi, il condimento delle quali dice essere il liquore Cirenaico, l’aceto, e la ruta.

  1. Saggio di Storia Naturale dell’Adriatico. p. VIII.
  2. Harena late fusa circum (Pyramides Memphiticas) lentis similitudine qualis in majori parte Aphricæ. Plin. Hist. Nat. L. XXXVI. c. 12.
  3. Oribas. ad Julian. Imp. l. 2. c. 60.