Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano/Capo V

Capo V. Val di Strona, Orta, Varallo e Val di Sesia

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CAPO V.

Val di Strona, Orta, Varallo e Val di Sesia.


Quanto ho sin qui indicato può vedersi con brevi passeggi non oltrepassanti la giornata; ma se cose più importanti vorranno vedersi, converrà meditare più lunghi viaggi.

Deliziosa è la gita al lago d’Orta (Lacus Cusius) e a Varallo, ed istruttiva pel mineralogista quella di Val di Sesia.

Da Feriolo per la nuova strada, costeggiando a diritta il torrente Strona, e a sinistra il monte granitoso, che è una continuazione di quello di Baveno, viensi quasi direttamente al villaggio di Gravellona.

L'abbondanza di carbone avea qui fatta stabilire una fucina e un maglio per lavorarvi il ferro di lontane miniere. Ora vi si porta il ferro di Muggiandone nell'Ossola; e in questi ultimi tempi si sono scoperti e fondonsi dei filoni di ricchissimo ferro in val di Strona fra Loreglia e Lussogno e alla Lovia, che somministrano a questa fucina abbondante lavoro. Nelle arene della Strona trovansi delle pagliuzze di oro, che raccolgonsi con profitto col noto mezzo delle tavole segate e non piallate. Ivi pur trovasi il marmo candido pareggiabile a quello di Carrara; ma troppo costerebbe la strada necessaria per [p. 57 modifica]trasportarlo al Verbano. Salendo alla cima di questa valle viensi a Forno, nome ch’ebbe forse dalla fusione di vicine miniere, ora sconosciute; e a Campello, da dove piegando a sinistra, vassi in Val di Sesia a Rimella e a Fobello; e piegando a destra, vassi a Banio e in Vall’Anzasca. Anche fra que’ monti di scisto micaceo trovansi vene di bianco marmo calcare primitivo, non mai contenente corpi organizzati. I costumi semplici, il vestito proprio e non mai alterato da mode, le belle forme e le figure degli uomini e delle donne, son pur esse in que’ monti un oggetto di osservazione.

Andando a Omegna, oltrepassato il bel ponte costruito sulla Strona, si costeggia, per via assai comoda, la sponda sinistra di questo fiume. Vedesi alla sponda destra un gran banco di candido quarzo servibile a molte arti. Si ha all'ovest Casale, e all’est Granaruolo sotto il Margozzolo, ove mi si dice che nidificano e mellificano tranquilli moltiplici sciami d'api entro le fessure del granito, impenetrabili all’uomo, dalle quali nella state vedesi sovente fluire il mele. Si abbandona la Strona, passandola sul ponte, ov’in essa entra la Negoglia, piccol emissario del lago presso ad Omegna. Merita d’esser veduto il congegno con cui prendonsi le anguille. Queste partono dal lago ne’ tempi procellosi, e vengono pel canale che le porta a cadere in una specie [p. 58 modifica]di cassa, dal cui fondo, formato di barre di ferro, esce l’acqua, ed esse, se non sono ben piccole, passar non possono. Ma queste anguille che sempre escono dal laghetto, e mai non possono entrarvi, e che mai non trovansi in istato d’uova o d’anguilline nel seno materno, donde vengon elleno? Non sono certamente animali ibridi nati da tinche, da lucj, da carpine, come crede il volgo dei pescatori.

Presto si giugne ad Omegna, bel borgo. Omenia, Eumenia, Omega, Omagnum' sono i nomi latini con cui lo trovo chiamato. Gli sovrastà all'est il Margozzolo; e’l granito, che gli posa in gran massi sul fianco, è qui più rosso che altrove, ma difficile al trasporto. Sul fianco di questo monte vuolsi formare, anzi perfezionare, giacchè fatta è in gran parte, la strada carreggiabile che passando per Miasino, o Milliasino, e Ameno, condurrà nell'Ossola chi viene dalla pianura Novarese. Una grotta nella casa dei sigg. Zanoia, che stendesi per ben sessanta passi entro il monte occidentale, mostra che da quella parte il monte posa su immenso strato di sciolta arena, ed è tutto terreno d'alluvione.

Chi vuole meglio conoscere la natura di quel monte, entra nella valle di Bagnella, paese e torrente distante un miglio da Omegna al sud, e sale alle due Quarne (Aquarone), [p. 59 modifica]paesucci che dalle alpi loro confinano da un lato con Val di Sesia, e dall’altro con Val di Strona. Nel fianco occidentale v’è sull’alto una sì lunga grotta, che pretendesi aver principio in Val di Sesia, perchè a tempo a tempo ne sbocca un torrente d'acqua rossa, cioè tinta d'ocra marziale, che porta molte pagliuzze d'oro. Probabilmente è quella una delle antiche miniere, ove tanti schiavi impiegavano i Pubblicani, che il governo romano ne restrinse il numero a cinque mila. Il viaggiatore che trovasi ad Omegna s’imbarca, e fassi tragittare ad Orta, borgo ricco e ben edificato, al sud d’un promontorio su cui sta il Sacro Monte d’Orta, imitante il mentovato Sacro Monte di Varese.

Ad esso ascende per breve e comoda via chi vuol vedere in venticinque chiesuole, tutte di bello e vario disegno, figurate in istatue di terra cotta di grandezza e color naturale, e in pitture corrispondenti sui muri (opera de’ gran maestri della scuola lombarda nel secolo xvi), tutte le geste di S. Francesco d'Assisi. Qui troverassi a comperare un disegno del luogo, e un libricciuolo che ne dà il ragguaglio.

Tornando al lago, nuovamente imbarcasi per farsi trasportare all’isoletta di S. Giulio, rinomata per l’ardita e vigorosa difesa che in essa fece la moglie del re Berengario [p. 60 modifica]Uilla nel secolo x. Nella vetusta chiesa vi sono de’ bei resti del pavimento a musaico, e alcune vecchie pitture, e due colonne di serpentino che sostengono la tribuna, le quali sono probabilmente del non lontano serpentino di Varallo. Più difficile è il rintracciar la provenienza di que’ grossi massi di sasso, che sembrami essere un granito, o piuttosto un mandelstein, o sia sasso di mandorle, con cui son formati i gradini sui quali dalla sponda del lago si sale al tempio. In questo il divoto va a venerare le ceneri di S. Giulio nella sotterranea cappella. In sagristia v' è qualche buon quadro, e vi si mostra pendente in mezzo una gran vertebra (di balena cred’io) che dicesi d’un enorme serpentaccio, tiranno un tempo di quell’isola, donde san Giulio lo discacciò.

Cosa pur leggiamo negli antichi Atti di questo Santo, vivente nel iv secolo, che ben avverata, darebbe soggetto d’indagine ai naturalisti. Narrasi ch’egli andò in una barchetta dal Verbano al lago d'Orta: dunque o quello era molto più alto, o questo assai basso. Dirassi che le vite de’ Santi non sono scritte per istruirci sulla storia della natura. Ma che si dirà di Strabone che dà al Verbano 150 stadj, cioè 19 miglia, di larghezza? Doveva dunque stendersi da Laveno sin oltre Vogogna, e aver quindi un livello più [p. 61 modifica]alto che ora non ha. Diremo piuttosto che Strabone sia stato ingannato, o siane corrotto il testo1.

Chi, in visita di Santuarj, vuole quindi andare a Varallo, dall’isola di S. Giulio naviga a Pella, ove, se non vuole andare a piedi, trova cavalcatura che ’l porti ad Arola, e di là alla vetta del monte detta la Colma (Culmen). Evvi pur una via che da Omegna conduce ad Arola, passando per Bagnella poc’anzi mentovata e per Brolo, Nonio (detto Gnun) e Cesara. Da Arola salendo alla Colma, si cammina quasi per un miglio sul solito scisto, in via piana e comoda, indi si giugne al granito, che qui è in istato di fatiscenza e di detrito. Veggonsi in questo, meglio che in quel di Baveno, le venature e le screpolature sovente tinte di color ocraceo. Vi si veggono pure frequenti rilegature di quarzo bianco e di feldspato rossigno, che resistono più del resto alle [p. 62 modifica]ingiurie dell'acqua e dell'aria. Al disfacimento, e non già alla non perfetta formazione, ciò deesi, poichè internamente è duro.

Lo stesso granito trovasi sul lato occidentale del monte, oltrepassata la Colma, dalla quale si ha estesissimo prospetto della pianura. Nel discendere si costeggia a destra il torrente Fiscone, che scavò la valle detta Valdugia, nella quale incontransi de’ massi di roccia verde asbestina, o sia del serpentino; e del medesimo sasso è la cava del così detto marmo di Varallo, che oltre il torrente si vede. In questa valle indizj vi sono di piombo e di pseudogalena. Pria di giugnere al piano la natura pare in certo modo ruinosa pe’ massi d’ogni qualità che s’incontrano fra rari castagneti. Le molte croci che veggensi in vetta d’un monte detto Oliveto, sono segnali di persone precipitate da que’ dirupi nel coglierne le castagne, o nel segarne i fieni. Giugnesi alla via carrozzabile, e s'arriva tosto a Varallo.

Più lunga, ma più comoda via per andare a Varallo summentovato s'avrà passando per Agognate, Camiano, Cesto, Proh, Brione, Fara, Sizzano, Ghemme, Romagnano ec. — Qualunque di questa due strade tenga il naturalista, deve sviare per andare a Maggiora, nome noto ai bevitori pei vini di quel paese, che analoghi a quelli di [p. 63 modifica]Sizzano, di Fara e di Ghemme, di Bocca, di Cressa ec., hanno con ragione gran credito e smercio. Non pel vino però egli andrà a Maggiora, ma per vedervi in un vicino colle presso il torrente Ciccione, che va poi nell'Agogna, gran copia di conchiglie marine entro un fondo di mare; in un altro colle un sasso calcare ottimo per calcina e vaghissimo per le dendriti; e in due altri una selva di larici sotterrata a qualche centinajo di piedi dalla vetta. Sopra essa, al luogo detto la Palazzina, sta un'eccellente argilla, che ora portasi a Milano per farne terraglia; giacchè, oltre questa, abbiamo noi pure ne’ nostri torrenti i feldspati e flus-spati, che macinati vi si frammischiano, e i quarzi e le arene per le vernici. Pavimento dell’argilla è uno strato durissimo di poche linee d'arena ferrea, e sotto questa stanno i larici. Alcuni di questi alberi hanno serbato il colore e la forma, almeno nelle parti esterne; altri hanno delle vene di bel litantrace o nafta; ed altri hanno lasciato colare il bitume nella sottoposta argilla, che perciò divenne pur essa infiammabile. Lo strato, ove lo esaminai collo scandaglio, ha più di tre piedi d'altezza. In più luoghi di que’ colli v'ha degli strati di sostanza carbonosa o legnosa fra strati di finissim’arena e talco. L'argilla bianca or che ve n’è lo smercio, trovasi e cavasi in più [p. 64 modifica]luoghi; e non rari sono gli ordigni con cui raccogliesi l’arena ferrea che in quelle terre abbonda, e dalle quali si separa coll’acqua correntee rimescolata. Dà quest’arena un non leggiero prodotto, venendo adoperata per asciugare lo scritto. Essa è formata in parte di titano, e sembra essere una vera menacanite. L’alto de’ colli è sovente di porfido, o vi si trova sparsa gran copia di ciottoli di quarzo.

Non lungi da Maggiora è Borgo-Manero, ben costruito, e posto in fertil paese sulla sponda dell’Agogna. Al sud fra Borgo-Manero e Maggiora sta Curegio, ora piccol villaggio; ma esso è l'antico Equiregium, ove molti resti d’antichità si scorgono, non solo nell’ottangolare battistero, ma più nelle molte lapide che stanno presso la chiesa, e nella villa Castelli, ove il colto signore di quel luogo le ha raccolte, insieme a molte monete che colà si trovano.

Di là si può venire a Milano, passando per Oleggio grande, insigne borgo, ben fortificato un tempo e di gran commercio. Esso è a metà strada fra Arona e Novara. Poche miglia n’è lungi il Ticino, e comoda strada vi conduce, prima fra ben coltivati fondi, e quindi fra’ boschi, discendendo sempre sui varj ripiani che le acque vi formarono, sinchè si giugne quasi rimpetto alla Casa della [p. 65 modifica]Camera ove comincia il canal navigabile detto Naviglio grande.

Varallo è grosso borgo, diviso in due dal fiume Sesia (Sicia e Sessites), che trae le acque dal Monte-rosa, il più alto de’ monti che noi veggiamo, poichè invisibile a noi è il Monte bianco (Mont-blanc) che ’l supera di poche tese. La valle in cui è situato Varallo è amena e fertile per grani, vigne e gelsi. Coltivansi in alto, oltre i castagni, i pomi di terra e la fraina (polygnum fagopyrum L.). Vi sono molte manifatture di ferro e di rame, ove lavoransi i rotti metalli, ed i prodotti delle non lontane miniere, appartenenti in parte alla famiglia Dadda, che qui ha pure un bel palazzo.

Quei che vanno a Varallo, sia divozione, sia curiosità, salgono a vedere il sagro Monte, che sta a non molta altezza sovra un colle granitoso, e comodissima n'è la via. Cinquantadue cappelle o chiesuole di varia grandezza e forma contengono in istatue d'argilla dipinte e in corrispondenti pitture i fatti più importanti del Nuovo Testamento. Il tutto è opera de’ migliori maestri del secolo xvii. Ivi, oltre alcuni oggetti di divozione, che sono pur essi un ramo di commercio, trovasi a comperare il libricciuolo che dà della sant’opera minute notizie.

Da Varallo si può andare per tutte le [p. 66 modifica]valli e i monti ove abbondano e lavoransi le miniere di que’ contorni. Parleremo poi di quelle valli che mandano le acque alla Sesia sotto Varallo; ma risalendo il ramo principale di questo fiume, per Vocca, Balmuccia e Rua, s’andrà a Scopello, ove sono i forni e tutti gli edifizj costruitivi sotto la direzione del cav. di Robilant per la fusione del rame, pel fino e per la partizione. Il rame portasi qui da Alagna già abbrustolito e lavato, e unendolo alla calce, sen forma una pasta, in cui fannosi molti fori, acciò sia più penetrata dalla fiamma. In un anno vi si fondeano circa 1000 quintali di rame di rosetta.

Di lì, rimontando sempre la Sesia che si lascia a manca, per Campertogno e Moglie viensi a Riva, villaggio presso cui è la mina d’Alagna. La cava ha circa 400 tese di profondità, e nel filone di pirite giallo-rossiccia vi lavorano sette uomini di fronte, avendo sei piedi e mezzo di larghezza. Il tetto e il pavimento sono di scisto grigio, e la ganga di quarzo misto ad una terra ferrugginosa. Ivi pure sono gli edifizj per purgare e fondere il minerale tratto dalle miniere, e queste trovansi a S. Maria di Stoffol, alla Cava vecchia e Borzo, appiè del Monte-Rosa, e altrove. Le prime due, che prendono uno stesso filone, nel 1758 diedero 160 marchi d’oro, e 3000 marchi d’argento; ma nel [p. 67 modifica]1796 eransi in parte perdute. V’è pure presso Alagna una miniera piritosa di rame nello scisto, ed una bella cava di pietra ollare, che si lavora. Di là in cinque ore si va a Pestarena in val Macugnaga.

Ma se si vuole entrare nelle valli laterali, poco più su di Varallo, s’andrà nella valle di Mastalone a destra, ove la miniera di Chiavarello dà copioso argento ed oro: si rimonterà il torrente di questo nome sino a Valbella, ove sono i forni per la fusione della mina di ferro, che, essendo piritosa, dà men buono il metallo; e si salirà sino a Rimella, ov’è una miniera di pirite aurifera, ma di tenue prodotto. Proseguendo sulla stessa via, si salirà alla Colma, e si discenderà, volendo, a Banio in vall’Anzasca. Un’altra via da Rimella, piegando a destra, porta a Campello in val di Strona. Ma se, pria di giugnere a Rimella, entrerà nella valle formata dal Riale delle Piane, andrà a Fobel, e di colà andrà pure a Banio.

Che se, in vece d’entrare nella valle di Mastalone, penetrerà nella vicina valle di Sermenza, andrà in essa sino a Rasa e Carcofaro, ove trovasi una miniera di rame, che da il 6 per % d’argento, e indizj di piombo. Cammin facendo vedrà degli strati di granito venato, piegato in tutti i sensi, e persino a zig-zag. Da Carcofaro a Balmuccia [p. 68 modifica]chiamasi val di Sesia picciola. Pur a Carcofaro v’è strada per la vall’Anzasca, salendo sino ad Egua, vetta del monte, nella qual salita trovasi uno strato di dolomia, mista a molta mica bianca, fra strati granitoidi. Di là si discende a Baranca su frantumi di granito venato, fra i quali veggonsi strati orizzontali di roccia micacea bruna, fina e molle.

Se da Varallo, invece di salire, si discenda lungo la Sesia, verrassi a Locarno, ov’è una buona miniera di ferro; quindi ad Acquarona, a Borgo-Sesia, e a Crevacor, ove s’entra nella valle di Sessera, ch’è oltre i confini del regno italico, e appartien’ora all’impero francese. Ivi pure son molte e ricche miniere; delle quali solo rammenterò che a Cogiola trovasi della molibdena, o sia terra da crogiuoli; e ne’ contorni di Sostegno v’ha degl’indizj di miniera di piombo nel monte granitoso, in cui serpeggiano di que’ filoni di feldspato, o piuttosto di caolino, de’ quali parlerò al Capo IX.

In quelle parti trovasi nel granito appiè del Monte-rosa un corindone verdognolo cristallizzato a prismi esagoni.

  1. Al botanico piacerà il conoscere quali piante più degne d’osservazione ha la riviera d’Orta. Eccone un breve catalogo:
    Limosella aquatica. Soldanella alpina.
    Ranunculus gramineus. Onosma echioides.
    Astrantia carniolica. Myosotis lappula.
    Drosera longifolia. Cynanchum vincetoxicum.
    — — rotundifolia.                 Persoon.
    Hydrocharismorsus ranæ. Lappago racemosa. P.
    Cyclamen europæum.