Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVI/Personaggi notevoli
Questo testo è completo. |
◄ | Secolo XVI - Costumanze | Secolo XVI - Espatriati | ► |
PERSONAGGI NOTEVOLI
In questo secolo abbiamo uno stampatore di Varenna, quasi ignorato, e che qui noi vogliamo mettere in giusta luce. Vogliamo cioè alludere a un Nicolò Brenta, stampatore a Venezia, Pesaro e Rimini.
Sulla sua nascita e sulla gioventù abbiamo scarsissime notizie. Da un documento dell’archivio notarile di Milano1 si ricava che nel gennaio del 1480 i fratelli Pietro e Nicolò de Brenta di Varenna figli del fu Jacopo, erano sotto la tutela di ser Pietro de Mazzis, e quindi in età minore. In un atto del 17 luglio 1490 del notaio Serponti Pietro del q. Giovanni Antonio si legge che Antonio Brenta fu ser Jacopo di Varenna anche per conto di Nicolò e Giovanni Pietro suoi fratelli vende a Simone Scotti un appezamento di terreno situato a Lierna. Questo Nicolò Brenta q. Jacopo, che nei documenti notarili del 1489 e 1490, appare minorenne può identificarsi col nostro tipografo? Crediamo di sì perchè più tardi e precisamente nel 1511 in un contratto col comune di Rimini egli si chiamerà Nicolao q. Jacopi Brenta di Varenna, La famiglia Brenta era antichissima e le sue origini si ritrovano nell’isola Comacina. Esiste tutt’ora, e diede, come vedremo, al risorgimento italiano, la bella figura di Andrea Brenta, guerriero e martire dell’indipendenza italiana nel 1848-49.
Non possiamo dire con precisione quando il Brenta incominciò a stampare, ma da quanto si legge in una sua richiesta di privilegio alla signoria di Venezia per stampare l’ufficio dell’angelo Raphael, si può ritenere che i suoi primi lavori abbiano visto la luce in quella città nel 1501, e forse anche prima.
Nell’ultima pagina del suo libro del Venerando Frate Ugo Panciera è indicato il luogo dove aveva la stamperia: «Impresso in Venetia per Nicolò Brenta da Varena. Al traghetto di S. Polo in Corte Pitriani».
A Venezia egli fu parecchie volte associato agli stampatori Giacomo Penci da Lecco e Alessandro Bindoni.
L’ultima sua opera che noi conosciamo stampata a Venezia è un edizione del Guerino dicto el Meschino del 1508 senza dataFonte/commento: 526.
Nel dicembre 1509 egli pubblicò a Pesaro gli opuscoli di Gerolamo Savonarola. Ma deve essersi fermato ben poco a Pesaro poichè lo troviamo a Rimini già nel gennaio del 1511.
Il Tonini in una sua memoria sulle officine tipografiche Riminesi pubblicata in atti della deputazione di storia patria per le provincie di Romagna nel 1866, scrive che il Brenta fu il primo tipografo che abbia ottenuto di poter stampare in Rimini, ed esibisce un documento in data 19 gennaio 1511, in cui dietro richiesta del Brenta, il municipio di Rimini gli concede una casa in Rimini, acciocchè egli possa esercitare la sua arte tipografica e gli dà questa concessione per 15 anni. Ma noi non conosciamo alcuna opera stampata in questa città, però in un esemplare dell’opuscolo del Tonini conservato nella biblioteca Gambalonga di Rimini vi è una postilla autografa di Carlo Tonini figlio di Luigi così concepita: «In un catalogo di libri (Franchi Ulisse, Firenze, Marzo Aprile 1901) a pag. 62 ricordasi una stampa di Rimini del 1511 cioè: De sorte hominum Rimini 1511 - senza indicazione di officina tipografica, ma quasi certamente del Brenta poichè egli solo ebbe il privilegio di stampare in Rimini in quegli anni. Il Brenta deve essere rimasto parecchio tempo a Rimini, poichè troviamo che un suo nipote Andrea (e questo nome di Andrea mostra la diretta discendenza di Andrea Brenta del 1848 da questo ramo dei Brenta) figlio di Antonio suo fratelllo che muore in quella città nell’ottobre del 1564.2.
Il nostro Brenta non era un semplice stampatore, ma uomo erudito giacchè egli impresse il De Officio di Tullio Cicerone e tradusse la Retorica di Tullio e il De Consolatione di Boezio come è dimostrato dalla risposta alla sua domanda al Senato di poter stampare queste opere. La risposta porta la data del 7 luglio 1502. (A. S. V. Notatorio Collegio. Reg. 23 Cartella 74).Fonte/commento: 526
Non sappiamo nè dove nè quando morì.
Ultima pagina dell’Ufficio dell’angelo Raphael con la segnatura del Tipografo
Le edizioni del Brenta conosciute sono le seguenti:
Frontispizio del Guerino detto Meschino
Altro frontispizio del Guerino detto il Meschino
L’archivio parocchiale di Varenna possiede un incunabolo senza titolo perchè mancante della prima pagina, contenente dei salmi del Savonarola. Non è da escludersi che possa essere del nostro Nicolò Brenta.
Della famiglia Panizza ricordiamo il notaio Pietro Panizza che rogò nel 1525 anche a Milano.
Della famiglia Tenca è da menzionare Giovanni Battista Tenca creato da Carlo V° capitano e giudice del lago di Como nel 1538. Carlo Ambrogio suo figlio fu notaio; pure notaio fu Agostino Tenca figlio di Battista nel 1580.
In un atto notarile 24 settembre 1520 fra i testi vi è un Augusto De Serponti f. q. Bernardino detto il Fracasso.
Fra i notai menzioniamo anche Pietro Serponti del fu Giov. Antonio di Varenna. Ha rogato nel 1531.
Della famiglia De Matti ricordiamo il notaio Bernardo Del Matto che rogò nell’anno 1500 e il notaio Raffaele che rogò nel 1532.
Paolo De Matti f. q. Raffaele di Tondello è nominato il 30 marzo 1545 notaio della curia arcivescovile di Milano per mezzo del notaio Luigi Pioltino della stessa curia.
Giovanni Maria de Scotti è ricordato in uno strumento del 30 agosto 1518 come podestà del borgo di Varenna e pertinenze.
Gian Pietro Scotti di Varenna fu notaio arcivescovile nel 1576.
Fra i personaggi della famiglia Scotti degni di menzione vi è anche Giovanni Maria Scotti del fu ser Giacomo dottore in ambe leggi che troviamo come teste in un atto del 18 febbraio 1531.
Benedetto Giovio nelle sue lettere e precisamente nella 70a si rivolge a Giovanni Maria Scotti per ringraziarlo di una lapide donatagli e trovata in Varenna e che si riferisce al soggiorno della famiglia Giovio in Varenna nei primi anni dopo la distruzione dell’isola.
Questa lapide di cui ora non si ha più notizie era certamente andata ad arricchire il famoso museo dei Giovio preziosa raccolta di statue e lapidi antiche andata poi dispersa.
Della famiglia Mornico facciamo il nome di Paolo Mornico che acquistò nel 1569 il convento di Santa Maria di Varenna per farne una villa.
Abbiamo ricordo di un medico Cesare Bergamo che abitava Regoledo nel 1592 (atto notarile di De Matti Raffaele dei 7 marzo 1574).
Altro medico da ricordare è il «magnifico phisico domino Nicolao de Guizardis fllio magnifici artium et medicine doctoris domini Andrea f. q. domini Bernardi de Guizardis solito habitare in loco Telii Valistelline et de presenti habitante in dicto burgo Varenae».
Bernardo De Mazzi di Varenna coprì nell’anno 1509 l’onorifico incarico di Podestà del contado di Bormio6.
Nel 1545 Mazza Giovanni qm Giovanni Antonio di Varenna è notaio.
Nel 1514 alli 3 di febbraio Pietro Calvasina riceve dal duca Massimiliano Maria Sforza il privilegio di essere nominato pretore della Valsassina.
Il Porcacchi nella sua opera: La nobiltà di Como, parlando di Varenna magnifica l’ospitalità di Menapace Visdomini e dei suoi figli Coriolano e Giovanni Battista appartenenti alla storica famiglia dei Vicedomini, già signori del Castello di Cosio. Il Porcacchi dice: «il signor Menapace gentiluomo di grande autorità nella sua patria Como» ed aggiunge: «per le orme del padre camminano cinque figli dei quali Pier Antonio legista è al presente podestà d’Alessandria della Paglia ed altre magistrature ebbe nello stato di Milano, il signor Giovanni Battista e Coriolano sono intenti nella vita politica, il signor don Roderico è al seguito del cardinale Carlo Borromeo e il Padre frate Sisto è in Bologna pubblico lettore di quel fiorente studio. Hanno questi signori in Varenna oltre l’abitazione un magnifico giardino sul lago con meravigtiose piante di melarancie.
Di questa famiglia troviamo memorie in Varenna fino alla metà del XVII secolo, e in un vecchio reparto di defunti in data 1659, è detto che messer Giovanni Arrigoni fece seppellire sua moglie nelle sepolture dei Vicedomini nella chiesa di San Giorgio di Varenna, il che dimostra che tutte le famiglie nobili di Varenna avevano la loro privata sepoltura nella chiesa parrocchiale.
Verso la fine del 1500 padre Bonagrazia da Varenna dell’ord. dei Francescani scrisse una memoria sulle lagrime di N. S. che si venera in Dongo, ed una pregiata vita del grande predicatore Padre Francesco Panigarola.
Altro ecclesiastico da ricordare è il Padre Bonaventura da Varenna, dell’ordine dei minori, che pubblicava la vita ed i miracoli del Padre Girolamo spagnolo7.
Note
- ↑ Notai incerti del 1400 n. 525.
- ↑ Archivio Notarile di Milano. Notaio Giorgio Serponte, atto 7 nov. 1564.
- ↑ L’Olschki nella sua opera Incunabula Typografica dice che è libro molto raro e lo comprende nel suo catalogo d’incunabuli.
- ↑ Vedi Essling; Les livres à figures venitiens.
- ↑ Duca di Rivoli - Bibliographie des livres venitiens.
- ↑ Vedi Eufrasio da Dervio. Memorie storico-critiche pag. 4. Argelati. Biblioteca Script. Med. pag. 1035.
- ↑ Wading, tomo XII, pag. 483. Annales fratrum minorum.