Varenna e Monte di Varenna/Secoli XIX e XX/Opere pubbliche

Opere pubbliche

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Secoli XIX e XX Secoli XIX e XX - La strada ferrata
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OPERE PUBBLICHE

La strda militare dello Stelvio

In fatto di strade Varenna era mal servita; mediocri mulattiere la mettevano in comunicazione con Bellano, Perledo e Mandello, la maggior parte quindi delle sue comunicazioni e dei suoi traffici dovevano svilupparsi per le vie del lago. [p. 300 modifica]

Ciò malgrado il comune doveva sostenere forti spese per la manutenzione di queste strade, tanto che nel 1811 mandò il seguente reclamo al prefetto del Lario: «È altresì incompatibile che lo stesso comune di Varenna debba riadattare la strada a sue spese nei suoi confini, perchè anticamente da Bellano a Lecco lungo il lago è sempre stata strada regia e soltanto circa l’anno 1779 un capriccioso disegno di alcuni particolari di Valsassina ottennero dal governo di allora di commutarla dichiarando nazionale invece la strada da Bellano a Lecco passante per la Valsassina. Sarebbe non meno di sommo vantaggio ed interesse che la strada nazionale si rimettesse nello stato antico per essere più breve; di tre in tre miglia si passa nel centro dell’abitato cioè Varenna Lierna, Olcio, Mandello e Badia per cui si trova alloggio e refezione ed in quattro ore tanto il pedone che il cavallo si trasporta da Bellano a Lecco che all’opposto della parte della Valsassina ci vuole otto ore e si passa fino otto miglia senza trovare abitati».

Le cose stavano a questo punto quando venne decretata la costruzione della strada dello Stelvio che doveva costeggiare la riva orientale del lago.

Il progetto e la costruzione della grande strada militare venne affidata all’ingegnere Donegani.

La linea stradale venne divisa in tronchi, e Varenna si trovò compresa nel tronco che aveva i suoi estremi al così detto Sasso d’Olcio, ed alla cappella di Agrabbia verso Bellano. La lunghezza di questo tronco era di metri 14256; per le spese di costruzione del tronco stesso venne preventivata la spesa di lire 796060,62 per le opere, e di lire 97237,53 per gli esproprii e per i danni. Totale lire 893998.14,

L’asta per i lavori venne indetta il 29 maggio 1817, sul prezzo di lire 796060,62 per la costruzione, e lire 5648,07 per la manutenzione annuale.

L’appalto però dei lavori venne diviso in due parti, la prima del calcolato valore di lire 499310,90 venne appaltato a corpo, applicando il ribasso al totale importare del prezzo di perizia, la seconda del calcolato valore di lire 296749,72 venne appaltata a misura, applicando il ribasso ai prezzi stabiliti per ciascun lavoro.

L’appalto venne aggiudicato ad Antonio Tabacchini ed al suo socio Marco Trolli, al prezzo di lire austriache 682760 per le opere di costruzione, e di L. 5177 per la successiva manutenzione.

Ma la spesa totale effettivamente occorsa per la costruzione dell’intiero tronco fu di L. 1120086,26, senza contare L. 65000 già accordate all’appaltatore per opere straordinarie (muri, così detti a corso).

La consegna dei lavori ebbe luogo il 14 Aprile 1817, tempo stabilito per la loro completa effettuazione: anni tre.

Nella compilazione del progetto stradale era stata osservata la regola di escludere possibilmente la costruzione di gallerie — infatti sulla parte [p. 301 modifica]del progetto che concerneva il passaggio del sasso di Morcate sopra Varenna, era stato stabilito di superarlo nel suo principio col taglio libero della roccia, lasciando così la strada a cielo scoperto. Intrapreso però il lavoro dovettero convincersi dell’impossibilità di attenersi a tale partito, giacchè di mano in mano che tagliavasi la roccia questa presentavasi a strati slegati fra di loro e quindi sfaldabili, il che, combinato con l’inclinazione degli strati medesimi, verso il lago, non lasciava sperare che la strada potesse in tali condizioni sostenersi. Nell’atto stesso del lavoro si staccò e precipitò nel lago un lungo tratto di piano stradale già predisposto travolgendo gli stessi lavoratori, per il che venne senz’altro deciso di addivenire alla costruzione delle gallerie.

Il passaggio a Fiume Latte, vicino alla fabbrica di vetri Venini, importò neccessariamente l’occupazione di una parte degli edifici annessi alla detta fabbrica. Il proprietario venne ricompensato con la costruzione di due tronchi di strada discendenti al lago, uno dei quali metteva direttamente nel porto.

In quella circostanza scomparvero da Varenna le porte e gli archi che costituivano una caratteristica dell’antico paese.

E così venne abbattuta la porta verso Fiume Latte, che trovavasi la dove termina il muro di cinta della villa Andreossi, quasi all’origine della stradetta che scende alla villa Monastero. Di questa porta come degli archi abbiamo potuto trovare i disegni schematici nel progetto stradale.

La seconda porta, all’uscita del paese verso Bellano, era in corrispondenza del gomito fatto dall’attuale strada rotabile presso la villa Boselli, in un punto che era chiamato la Ciodera.

Là presso dove era una volta l’antica porta di Varenna, esiste oggi appunto la villa Boselli già Bosoni. I vecchi dei paese ricordano che in quel punto prima che fosse costrutta la villa eravi una specie di torre chiamata tur di Baret1.

Su quest’antica porta era collocata una abbastanza artistica Madonnina col Bimbo, in marmo, in mezzo rilievo, che venne tolta di là, e portata alla fontana, che trovasi circa a metà cammino sulla strada che da Varenna conduce a Fiume Latte.

Nei pressi della così detta Tur di baret, eravi una casa di proprietà del dott. Paolo Nascini. A questo proposito si legge quanto segue in una lettera scritta dal procuratore del predetto Nascini, l’avvocato Giacomo Venini, alla Deputazione Comunale di Varenna il 31 gennaio 1859:

«Il Dottor Paolo Nascini fu Giovanni nativo di Mosca e figlio dell’ora defunta signora Dorotea Campioni ha concentrato in sè tutte le ragioni ereditarie della defunta sua Madre, quindi è anche proprietario [p. 302 modifica]delle case civili con giardino situato nel luogo denominato Ciodera, o Porta di Varenna.

Siccome egli ha in progetto di migliorare quello stabile così desidererebbe rettificare e portare avanti il muro di sostegno del proprio giardino verso la strada militare, al doppio scopo di farvi un più comodo ingresso, e guadagnare un po’ di spazio superiormente, e per riuscire in ciò sarebbe bisogno che il Comune gli lasciasse occupare ritagli di terreno a lui affatto inutili, e rifare la strada che sale alla diroccata Porta di Varenna, ora servente soltanto a possessori di pochi vicini fondi.....». Il comune di Varenna accondiscese a questa richiesta.

Durante la costruzione della strada rotabile vennero eseguiti due tronchi di strada: il primo mette alla Villa Monastero, e il secondo, che ha origine all’uscita Nord del paese, presso la già Villa Venini, di fronte alla Villa Boselli, mette nella contrada inferiore. Quest’ultimo tronco venne eseguito ad istanza del Parroco e dei fabbricieri, onde permettere alle processioni di compiere un determinato giro nel paese, come si praticava prima che fosse manomessa l’antica strada.

Venne inoltre costruito un nuovo accesso alla vecchia strada del Camposanto. Prima si perveniva al camposanto da una vecchia strada tortuosa e rampante che esisteva tra Varenna e Fiume Latte, ma a causa della qualità scorrevole del terreno e della ripidezza della falda di monte, essa non potè reggersi quando vennero eseguiti gli scavi sottoposti, che occorsero per l’impianto di nuovi muri, per cui una tal vecchia comunicazione rimase distrutta. Convenne quindi con la costruzione di un contromuro raggiungere una necessaria altezza, e stabilire un’artificiosa salita secondo, le indicazioni date dal Parrocco e dai fabbricieri.

Il tratto di strada Olcio Varenna fu reso praticabile sin dal principio del 1830, sebbene ancora incompleto in molte parti essenziali, segnatamente sui muri di sostegno, e fu aperto in quell’anno alla staffetta erariale.

Nella notte dal 16 al 17 febbraio 1832 fra la prima e la seconda galleria di Morcate si staccò dal monte un grosso strato di roccia, i di cui voluminosi massi copersero circa metri 72 delle strada sottostante per un’altezza di metri 4. Furono distrutti 70 metri di parapetto superiore, e 30 metri di parapetto esterno. Occorsero quattro giorni di lavoro per il parziale sgombro e l’apertura del passaggio. Per il ripristino completo della strada vennero impiegati 17 operai che lavorarono dal 16 febbraio al 3 marzo 1832, con la seguente paga: capo minatore L. 2,80 al giorno; minatore da L 2 a L 1,80.

Nel 1834 il comune di Varenna domandò che venisse costrutto a carico del Governo un nuovo porto, ed un tronco di strada che ad esso facesse capo. Ma la domanda non venne accolta, limitandosi il Governo ad accordare al comune piccoli sussidi per la costruzione della sola strada. [p. 303 modifica]

Il 28 Aprile 1834 l’arciduca Vice Re si recava a visitare i lavori della strada militare; alle 5 ½ pomeridiane era a Varenna, salutato dagli spari dei mortaretti.

Il porto di Fiume Latte era stato sommamente danneggiato, e posto fuori servizio dai lavori per la strada militare Lecco - Colico, e perciò il Governo stanziò la somma di lire 6836,13 da pagarsi al comune di Varenna per la ricostruzione del porto stesso. I lavori furono compiuti nel 1848, e vennero presi in appalto da Antonio Zanotte per la somma di lire 10274,35 divisibile fra l’erario ed il comune di Varenna, in ragione di lire 6836,13 al primo e lire 3428,39 al secondo.

Durante la costruzione della strada militare nella piazza di Varenna e contro la Chiesa Parrocchiale venne ricavato un terrazzo su cui furono piantati alcuni alberi. Questo terrazzo, al quale si accede dalla gradinata centrale, non era però largo quanto era larga la facciata della Chiesa, perchè a sinistra guardando verso la Chiesa stessa, vi era un portico coperto ove si tenevano i convocati. Nel 1854 il portico venne abbattuto ed il terrazzo esteso sino a giungere al limite attuale.

Nel 1850 venne costruito un tronco di strada che dalla rotabile conduceva all’albergo Marcionni posto sulla riva del lago, ma più che un nuovo tronco fu un riattamento della strada comunale detta di San Giovanni. Pare che in quel punto si volesse costruire una caserma per le truppe di passaggio, ma poi il progetto abortì.

L’atrio d’ingresso dell’attuale casa comunale era un Ossario, che conteneva le ossa levate dai sepolcri della Chiesa.

L’acqua di cutei - I vecchi del paese raccontano che nella parete di fronte all’ingresso della casa comunale, dove è stata praticata la porta di accesso, esisteva una specie di altare, sotto il quale si vedeva una gabbia di ferro in cui erano rinchiusi tre teschi, che la leggenda attribuiva a tre banditi che vennero colti sotto Vezio, e condannati a morte perchè rei di assassinio. Vi è nella valletta che scende da Vezio una sorgente d’acqua, che porta ancora il nome di acqua di cutei, perchè i banditi vi avrebbero lavati i loro coltelli sporchi di sangue.

L’antica chiesa di S. Giuseppe situata nel giardino alto della villa Andreossi, fu abbattuta nel 1874, quando venne riadattata l’antica villa Isimbardi che dall’avvocato Del Pero di Como era stata appunto in quel tempo venduta all’Andreossi. Ma la chiesa di San Giuseppe già da molto tempo non era più aperta al culto. Si dice che servisse come zecca e che fosse stata adattata a tale uso dall’Isimbardi e che vi si battessero monete di rame. Ancora pochi anni or sono il fabbro Greppi Antonio, conservava un congegno della zecca atto alla fusione.

Note

  1. Certamente un avanzo dell’antica fortezza.