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secoli xix e xx 303


Il 28 Aprile 1834 l’arciduca Vice Re si recava a visitare i lavori della strada militare; alle 5 ½ pomeridiane era a Varenna, salutato dagli spari dei mortaretti.

Il porto di Fiume Latte era stato sommamente danneggiato, e posto fuori servizio dai lavori per la strada militare Lecco - Colico, e perciò il Governo stanziò la somma di lire 6836,13 da pagarsi al comune di Varenna per la ricostruzione del porto stesso. I lavori furono compiuti nel 1848, e vennero presi in appalto da Antonio Zanotte per la somma di lire 10274,35 divisibile fra l’erario ed il comune di Varenna, in ragione di lire 6836,13 al primo e lire 3428,39 al secondo.

Durante la costruzione della strada militare nella piazza di Varenna e contro la Chiesa Parrocchiale venne ricavato un terrazzo su cui furono piantati alcuni alberi. Questo terrazzo, al quale si accede dalla gradinata centrale, non era però largo quanto era larga la facciata della Chiesa, perchè a sinistra guardando verso la Chiesa stessa, vi era un portico coperto ove si tenevano i convocati. Nel 1854 il portico venne abbattuto ed il terrazzo esteso sino a giungere al limite attuale.

Nel 1850 venne costruito un tronco di strada che dalla rotabile conduceva all’albergo Marcionni posto sulla riva del lago, ma più che un nuovo tronco fu un riattamento della strada comunale detta di San Giovanni. Pare che in quel punto si volesse costruire una caserma per le truppe di passaggio, ma poi il progetto abortì.

L’atrio d’ingresso dell’attuale casa comunale era un Ossario, che conteneva le ossa levate dai sepolcri della Chiesa.

L’acqua di cutei - I vecchi del paese raccontano che nella parete di fronte all’ingresso della casa comunale, dove è stata praticata la porta di accesso, esisteva una specie di altare, sotto il quale si vedeva una gabbia di ferro in cui erano rinchiusi tre teschi, che la leggenda attribuiva a tre banditi che vennero colti sotto Vezio, e condannati a morte perchè rei di assassinio. Vi è nella valletta che scende da Vezio una sorgente d’acqua, che porta ancora il nome di acqua di cutei, perchè i banditi vi avrebbero lavati i loro coltelli sporchi di sangue.

L’antica chiesa di S. Giuseppe situata nel giardino alto della villa Andreossi, fu abbattuta nel 1874, quando venne riadattata l’antica villa Isimbardi che dall’avvocato Del Pero di Como era stata appunto in quel tempo venduta all’Andreossi. Ma la chiesa di San Giuseppe già da molto tempo non era più aperta al culto. Si dice che servisse come zecca e che fosse stata adattata a tale uso dall’Isimbardi e che vi si battessero monete di rame. Ancora pochi anni or sono il fabbro Greppi Antonio, conservava un congegno della zecca atto alla fusione.