Un ripostiglio di monete del secolo XIII a Vigo di Cavedine
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UN RIPOSTIGLIO
DI MONETE DEL SECOLO XIII
A Vigo di Cavedine nel Trentino
Negli ultimi giorni dello scorso marzo un contadino scavando le terre di un suo campo, situato presso Vigo di Cavedine1, rinvenne una quantità di monete che, a quanto sembra, erano riposte in una borsa di pelle fradicia e consunta, che andò tosto distrutta. Regalatene alcune a questa e quella persona del paese, cedette le altre ad un rivenditore di anticaglie, dal quale ne feci l’acquisto. Il deposito era composto di circa 450 grossi e soldi, la maggior parte di Trento, Verona e Bergamo, alcuni di Tortona, e pochi altri spettanti a Venezia, Brescia, Cremona, Como, Lodi, Tortona, Acqui ed Asti; i piccoli, poco più di trenta, appartenevano a Trento, Verona, Venezia, Mantova e Brescia.
Fra questi pezzi, quasi tutti di ottima conservazione, non rinvenni alcun tipo, che non fosse noto; molte invece le varietà di conio di una stessa moneta, e qualcuna di queste fin’ora non avvertita.
Come appare dalla descrizione del ripostiglio il pezzo di data più recente è il grosso veneto del doge Ranieri Zeno (1253-1268), in due esemplari di conio freschissimo. Tutti gli altri, fatta eccezione dei due piccoli veneti della fine del XII secolo, appartengono alla prima metà del secolo XIII, o di poco la oltrepassano, e sembra che non siano stati battuti dopo l’anno 1256, nel quale verosimilmente fu sotterrato il tesoretto2.
Narrano gli storici che in quell’anno il Trentino, e specialmente la Valsugana, fu devastato, e Trento stessa saccheggiata orribilmente dalle orde di Ezzelino IV da Romano, e da quelle del suo alleato Mainardo I conte del Tirolo, i quali, sotto pretesto di combattere i guelfi ed il vescovo Egnone d’Appiano — che ambiva ricuperare l’amministrazione del vescovato, tenuta fino dal. 1235 dai podestà imperiali — agognavano estendere i confini dei territori loro soggetti, spacciandosi fautori e sostenitori del partito dell’imperatore.
È probabile che all’approssimarsi di quelle turbe sfrenate, avide di ricchezze, ed assetate di sangue, qualche cittadino per salvare la vita, abbia cercato scampo nell’ultimo villaggio della remota valle di Cavedine e, nel momento del maggior pericolo, abbia affidato alla terra il tesoro gelosamente serbato, che la sorte non gli dovea far riavere.
TRENTO3.
1. Grosso da 20 denari, o piccoli.
C. s. | \ | (Peso gr. 1.60) | n. 2 |
C. s. | (Peso gr. 1.65) | " 2 | |
C. s. | (Peso gr. 1.658). | " 25 |
Le numerose varietà che si conoscono di questo grosso si possono facilmente dividere in due serie, assegnando alla prima quelle col busto del vescovo, ornato di tre, e più spesso di quattro perline, colla scritta INPERATOR, e che dal carattere generale mostrano di essere le più antiche;
alla seconda, quelle col busto fregiato di diverso ornamento, la iscrizione IMPERATOR, ed altre particolarità che le indicano di fattura più recente.
I grossi del nostro ripostiglio appartengono tutti alla prima specie, per cui sarebbe lecito arguire che quelli della seconda serie siano stati coniati dopo il 1256, nel quale anno probabilmente fu sotterrato il piccolo tesoro, e spettino al vescovo Egnone d’Appiano (1248-1272) del quale si conoscono tre locazioni della zecca per la coniazione di grossi da 20 piccoli della lega dei grossi veronesi, fatte negli anni 1262, 1269 e 1272.
Gli autori che trattarono della zecca trentina sono concordi nell’assegnare i grossi colla F, indistintamente al vescovo Federico Vanga, ed ai suoi immediati successori Adelperto III di Ravenstein (1219-1223), Gerardo I cremonese (1223-1232), Aldrighetto di Campo (1232-1247) ed Egnone d’Appiano (1248-1273). Tale attribuzione è però sempre alquanto vaga ed incerta, nè i documenti conosciuti giovano a recare maggior luce, che il più antico accenno alla moneta trentina non risale che al 1257. È un fatto però che la moneta così detta grossa si cominciò generalmente a battere nelle zecche d’Italia soltanto dopo il 1220, ai tempi di Federico II. Vi farebbe eccezione Milano per un grosso e un soldo attribuiti ad Enrico VI (1190-1197) e Venezia che verso il 1200 coniava il suo primo matapan. Esiterei perciò ad ammettere che Trento nel coniare questa sorte di moneta avanzasse altre e più importanti città dell’Italia superiore. Di più è da notarsi che nelle carte trentine della prima metà del secolo XIII non trovasi menzionata la moneta di Trento, ma sempre quella di Verona, ed in conformità ai grossi veronesi erano battuti i grossi trentini, che quindi sono da ritenersi meno antichi di quelli, e non anteriori al 1220.
È perciò che preferirei attribuire questi grossi del nostro ripostiglio al vescovo Aldrighetto di Campo (1232-1247) ed al suo successore Egnone d’Appiano (1248-1273) nel periodo di tempo compreso fra il 1235 ed il 1255, all’epoca in cui il vescovato era amministrato nel temporale dai podestà imperiali.
2. Soldo da 12 denari o piccoli.
Il valore di questa moneta, tenuto conto del suo peso e dell’argento che contiene, risulterebbe corrispondente a 12 denari piccoli di Trento, o di Verona ossia ad un soldo.
L’essere essa apparsa nel nostro ripostiglio in tanta quantità e con molti esemplari di ottima conservazione, pare non giovi a confermare l’attribuzione fattane dal Giovanelli, e dal Gazzoletti al vescovo Salomone (1177-1183). È probabile che si riferisca a questa moneta la disposizione dello statuto di Brescia dell’anno 1257, colla quale si ammettono fra gli altri anche i trentini grossi ad ligam veronensium facti, ossia si concede libero corso al grosso da 20 denari, e si bandisce questo soldo, che verosimilmente fu battuto negli ultimi anni del dominio dei podestà imperiali (1235-1255). Anche di questa specie esiste una varietà, di stile più antico, col T del diritto fra tre punti, e nel rovescio 2 stelle negli angoli superiori, e due punti in quelli inferiori della croce, che non rinvenni fra i 133 esemplari del ripostiglio. Questa varietà in esemplari perfetti raggiunge il peso di grammi 1.41, ed all’assaggio risultò di millesimi 864, e perciò appartiene ad un’epoca anteriore a quelle precedentemente descritte.
3. Denaro o piccolo (concavo).
Peso gr. 0.327, titolo 220 mill.
Gazzoletti, Op. cit., tav. I, n. 5, pag. 31.
Il denaro, o piccolo, di Trento era eguale in valore a quello di Verona. I tre esemplari del ripostiglio non portano l’iniziale dinotante il nome dell’imperatore che vedesi gli altri simili denari trentini, forse perchè emesso dopo la morte di Federico II (1250).
VERONA.
4. Grosso da 20 denari, o piccoli.
Peso gr. 1.653, titolo 956 mill.
Varietà: | Con un’appendice sopra la croce nel diritto, e sotto la croce nel rovescio | n. 11 |
" | D/ — C. s. | |
R/ — CI—VF—CI—VI | „ 13 | |
" | D/ — C. s. | |
R/ — VF—CI—VI—CI | „ 5 | |
" | D/ — + CI + VF + CI + VI | |
R/ — CI—VF—CI—VI | „ 2 | |
G. A. Zanetti. Bologna, 1786. Tomo IV, tav. V, n. 29. | ||
" | D/ — Come la precedente | |
R/ — CI—VI—CI—VF | „ 2 | |
Zanetti, Op. cit., tav. IV, n. 28. | ||
" | Con un'appendice sotto la croce nel D/ | „ 4 |
" | Collo stesso segno sotto la croce tanto nel D/ come nel R/ | „ 3 |
" | Col segno sopra la croce nel D/ e sotto nel R/ | „ 3 |
" | Col segno al braccio sinistro della croce nel D/ e sotto nel R/ | „ 7 |
" | D/ — + CI + FV + CI + IV | |
R/ — CI—FV—CI—IV | „ 15 | |
Simile al n. 25 della tav. IV Zanetti, Op. cit. | ||
" | D/ — C. l. p. | |
R/ — CI—VF—CI—VI | „ 5 | |
" | D/ — C. l. p. | |
R/ — CI—VI—CI—VF | „ 13 | |
" | Con un’appendice sotto la croce del R/ | „ 12 |
" | D/ — + CF + VI + CI + VI | |
R/ — CI—VI—CI—VF | „ 2 | |
" | D/ — + VI + CI + VF + CI | |
R/ — CI—VI—CI—VF | „ 25 | |
" | D/ — + IV + CI + VF + CI | |
R/ — CI—VI—CI—VF | „ 1 |
G. A. Zanetti riportando questi e simili grossi di Verona gli ritiene battuti verso la metà del XIII secolo, e lo deduce dall’aver trovato nominati in carta del 1247, i denari piccoli veronesi, così detti certamente per distinguerli da altri che doveano es- sere questi grossi. Probabilmente la loro coniazione risale al 1220 circa.
5. Denaro o piccolo (concavo).
Zanetti, Op. cit., tom. IV, tav. IV, n. 20.
VENEZIA.
6. Denaro o piccolo (Peso gr. 0.28-0.30).
Sebastiano Ziani (1172-1178) | n. 1 |
Orio Malipiero (1178-1192) | „ 1 |
N. Papadopoli, Le monete di Venezia. Venezia, 1893, tav. V, n. 2 e 3.
7. Grosso (Peso gr. 2.18).
Iacopo Tiepolo (1229-1249) | n. 2 |
Ranieri Zeno (1253-1268) | „ 2 |
N. Papadopoli, Op. cit., tav. V, n. 5 e 11.
MANTOVA.
8. Denaro o piccolo, concavo (Peso gr. 0.29) | n. 9 |
A. Partioli, La zecca di Mantova. Mantova, 1879. Parte I, tav. n. 7.
BRESCIA.
9. Denaro o piccolo, concavo (Peso gr. 0.24) | n. 2 |
Zanetti, Op. cit., tom IV, tav. VII, n. 4.
10. Grosso (Peso gr. 1.95) | „ 1 |
Zanetti, Op. cit., tom. IV, tav. VI, n. 6.
CREMONA.
11. Soldo (Peso gr. 1.23) | n. 1 |
Descritto da C. Brambilla in Riv. It. di Num. Anno IV, f. IV, p. 432.
BERGAMO.
12. Soldo?
Vimercati-Sozzi, Sulle monete della città di Bergamo. Bergamo, 1842, tav. I, n. 8.
Varietà: | Con + e ⌣ nel campo del R/ (Peso gr. 1.35) | n. 8 |
„ | Con O a destra della crocetta del tempio nel R/ Peso gr. 1.36. | „ 1 |
„ | Con ✶ dopo IMPRT, e · nel campo. | |
Nel R/ · e ✶ (Peso gr. 1.26) | „ 8 | |
„ | C. l. p. con due punte salienti nei due archi di mezzo del R/ (Peso gr. 1.26) | „ 8 |
„ | C. s. con due anelletti negli archi (Peso gr. 1.29) | „ 6 |
„ | C. l. p. mancante del · nel campo del D/ Peso gr. 1.26. | „ 1 |
„ | C. l. p. mancante degli anelletti nel R/ Peso gr. 1.29. | „ 1 |
„ | C. l. p. con ✶ a destra della crocetta nel R/ Peso gr. 1.27. | „ 1 |
„ | Con ⊕— dopo IMPRT. | |
Nel R/ ⊕— e ⌣ (Peso gr. 1.17) | „ 5 | |
„ | Con ⊕ dopo IMPRT. | |
Nel R/ ⊕— e ✶ | „ 1 |
COMO.
13. Soldo?
S. Ambrosoli, Zecche italiane. Como, 1881, tav. I e II, n. 15.
Varietà: | Con ^ nel campo del D/, e -⊕ sopra la testa dell'aquila nel R/ (Peso gr. 1.39) | n. 1 |
„ | Come il n. 17 delle tav. I e II dell'op. cit. mancante della stella nel campo del D/ (Peso gr. 1.22) | „ 1 |
„ | C. l. p. con ⌣ nel campo del D/ (Peso gr. 1.20) | „ 1 |
LODI.
14. Soldo? (Peso gr. 1,32) | n. 1 |
B. Giovanelli, Intorno all'antica zecca trentina, Op. cit., pag. 85, fig.
TORTONA.
15. Grosso (Peso gr. 1.69) | n. 8 |
D. Promis, Monete del Piemonte inedite, o rare. Torino, 1852, pag. 31, tav. II, n. 8.
16. Soldo (Peso gr. 1.05, consunta). |
„ 1
Simile al n. 9 della tav. II. Promis, Op. cit.
ACQUI.
17. Soldo? (Peso gr. 1.315) | n. 2 |
E. Gnecchi, in Riv. It. di Num. Anno X, fasc. I, 1897, pag. 24, fig.
ASTI.
18. Soldo? (Peso gr. 1.32.) | n. 2 |
D. Promis, Monete della zecca d'Asti. Torino, 1853, tav. I, n. 5, pag. 21.
Trento, Agosto 1897.
Giorgio Ciani.
Note
- ↑ Vigo è un piccolo villaggio in fondo alla valle di Cavedine nel distretto di Vezzano, presso Trento.
- ↑ È da notarsi che questo ripostiglio non diede moneta alcuna dei conti del Tirolo. Accenno al fatto che confermerebbe l’opinione di coloro che ritengono l’aquilino della zecca di Merano esser stato battuto, o da Mainardo I (1254-1258) o dai suoi figli Mainardo II e Alberto II, durante il governo da loro esercitato in comune dal 1258-1271.
- ↑ Nella descrizione delle monete componenti il ripostiglio comprendo anche quelle, che passate in altre mani, mi furono gentilmente offerte in esame.