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490 | giorgio ciani |
I grossi del nostro ripostiglio appartengono tutti alla prima specie, per cui sarebbe lecito arguire che quelli della seconda serie siano stati coniati dopo il 1256, nel quale anno probabilmente fu sotterrato il piccolo tesoro, e spettino al vescovo Egnone d’Appiano (1248-1272) del quale si conoscono tre locazioni della zecca per la coniazione di grossi da 20 piccoli della lega dei grossi veronesi, fatte negli anni 1262, 1269 e 1272.
Gli autori che trattarono della zecca trentina sono concordi nell’assegnare i grossi colla F, indistintamente al vescovo Federico Vanga, ed ai suoi immediati successori Adelperto III di Ravenstein (1219-1223), Gerardo I cremonese (1223-1232), Aldrighetto di Campo (1232-1247) ed Egnone d’Appiano (1248-1273). Tale attribuzione è però sempre alquanto vaga ed incerta, nè i documenti conosciuti giovano a recare maggior luce, che il più antico accenno alla moneta trentina non risale che al 1257. È un fatto però che la moneta così detta grossa si cominciò generalmente a battere nelle zecche d’Italia soltanto dopo il 1220, ai tempi di Federico II. Vi farebbe eccezione Milano per un grosso e un soldo attribuiti ad Enrico VI (1190-1197) e Venezia che verso il 1200 coniava il suo primo matapan. Esiterei perciò ad ammettere che Trento nel coniare questa sorte di moneta avanzasse altre e più importanti città dell’Italia superiore. Di più è da notarsi che nelle carte trentine della prima metà del secolo XIII non trovasi menzionata la moneta di Trento, ma sempre quella di Verona, ed in conformità ai grossi veronesi erano battuti i grossi trentini, che quindi sono da ritenersi meno antichi di quelli, e non anteriori al 1220.
È perciò che preferirei attribuire questi grossi del nostro ripostiglio al vescovo Aldrighetto di Campo (1232-1247) ed al suo successore Egnone d’Appiano