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piccoli veneti della fine del XII secolo, appartengono alla prima metà del secolo XIII, o di poco la oltrepassano, e sembra che non siano stati battuti dopo l’anno 1256, nel quale verosimilmente fu sotterrato il tesoretto1.

Narrano gli storici che in quell’anno il Trentino, e specialmente la Valsugana, fu devastato, e Trento stessa saccheggiata orribilmente dalle orde di Ezzelino IV da Romano, e da quelle del suo alleato Mainardo I conte del Tirolo, i quali, sotto pretesto di combattere i guelfi ed il vescovo Egnone d’Appiano — che ambiva ricuperare l’amministrazione del vescovato, tenuta fino dal. 1235 dai podestà imperiali — agognavano estendere i confini dei territori loro soggetti, spacciandosi fautori e sostenitori del partito dell’imperatore.

È probabile che all’approssimarsi di quelle turbe sfrenate, avide di ricchezze, ed assetate di sangue, qualche cittadino per salvare la vita, abbia cercato scampo nell’ultimo villaggio della remota valle di Cavedine e, nel momento del maggior pericolo, abbia affidato alla terra il tesoro gelosamente serbato, che la sorte non gli dovea far riavere.


TRENTO2.


1. Grosso da 20 denari, o piccoli.

  D — + · EPS · TRIDENTI · Busto mitrato di vescovo volto a sinistra, in atto di benedire, e col pastorale. Circolo di punti interno ed esterno.


  1. È da notarsi che questo ripostiglio non diede moneta alcuna dei conti del Tirolo. Accenno al fatto che confermerebbe l’opinione di coloro che ritengono l’aquilino della zecca di Merano esser stato battuto, o da Mainardo I (1254-1258) o dai suoi figli Mainardo II e Alberto II, durante il governo da loro esercitato in comune dal 1258-1271.
  2. Nella descrizione delle monete componenti il ripostiglio comprendo anche quelle, che passate in altre mani, mi furono gentilmente offerte in esame.