Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 55
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Quanto spetialmente nella adolescenza siano pericolose le male prattiche. Cap. LV.
Quantunque di sopra in più d’un luogo, à varii propositi si sia ragionato delle prattiche, et conversationi, nondimeno per la molta importanza della cosa, et perche in questa età spetialmente della adolescenza, se ne corre gran pericolo, non hò potuto mancare di ricordare espressamente in questo luogo al nostro padre di famiglia, che vi habbia l’occhio aperto. Et perche come si è detto, questa età è disposta à fare amicitie, et ama le compagnie, è da stare bene avvertito, che qualche giovane dissoluto, ò per voler compagno nelle sue licenze, ò per speranza d’haver occultamente per mezzo del giovanetto, delle sostanze del padre di famiglia, ò per altri fini poco honesti, non si vada insinuando, et intromettendo nella benivolenza, et domestichezza del nostro semplice et credulo figliuolo; percioche questi tali sogliono sottilmente osservare le nature, et gli appetiti de’ giovanetti, ò siano di gìuochi, ò di cavalli, ò altre cose tali, et propongono loro quella esca che maggiormente gli può attrarre, et in spetie i diletti carnali, che sono la rete, che più facilmente gli prende, et più fortemente gli ritiene. Con questi adunque et altri artifitii, havendo allacciato il misero giovanetto, lo conducono poi gli infideli compagni, et falsi amici dove vogliono in ogni prencipio di peccato, non facendo egli resistenza alcuna. Scrive santo Agostino lungamente ne i libri delle sue humilissime confessioni, scritte come si può credere, da quel gran santo per particular providenza de lo Spirito santo, à maggior corona della sua humiltà, et per ammaestramento, et cautela di molti, scrive dico et piange diversi gravi incommodi dell’anima sua, ch’egli ricevè nella età della quale hora parliamo, dal commertio di cattivi et vitiosi compagni suoi, et fra le altre cose dice, ch’era venuto à tanta cecità, che si recava à vergogna di far cose manco vergognose de gli altri suoi coetanei, i quali udiva vantarsi delle dishonestà commesse et tanto più gloriarsi quanto più erano colpevoli, onde egli per non parer da manco di loro desiderava peccare, non solo per gusto del peccato, ma per appetito d’esserne lodato, et dal vitio che solo è vituperabile, cercava la lode, et quando realmente non haveva con che agguagliarsi alle dissolutioni loro, fingeva di haver commesso, quello che commesso non haveva, riputando essere stimato tanto più abietto, et vile quanto più fosse innocente, et casto. Narra anchora che guidato da i medesimi compagni, si condusse di notte tempo in un giardino, à rubbare de i frutti, non per altro, che per licenza giovanile di far del male, abondando essi di frutti, et migliori che quelli non erano, et va il benedetto santo con lunga et sottile inquisitione investigando, qual cagione lo havesse indotto à commetter quel furto, et dopo tanti anni essendo già vecchio, esclama per maraviglia; Misero me, qual cosa fù quella che io amai in te, ò furto mio, ò misfatto mio notturno, dell’anno sestodecimo della mia età? et finalmente conclude non havervi havuto altro diletto, che il consortio de’ suoi compagni, et complici nello istesso peccato, affermando più volte quel tanto humile confitente, et replicando avanti à Dio stesso, ch’egli solo non havria commesso quel furto. Ecco come ben si vede quanto perniciosa cosa siano le male compagnie, et come leggiermente si attacchi la scabbia del peccato, et quanto sia vero il detto della scrittura, che di sopra in simil proposito fu allegato; Qui tetigerit picem inquinabitur ab ea. Et soggiunge; Et qui communicaverit superbo, induet superbiam. Volendo dire, che come la pece s’attacca facilmente, et imbratta chi la tocca; cosi il peccato s’attacca all’anima per la communicatione, et per il commercio de gli huomini peccatori. Adunque grandissima cura, et vigilanza deve havere il nostro padre di famiglia, che compagnie sospette, et pericolose non si ristringano co’l figliuolo. Et di quanta importanza sia questo punto nella buona educatione, ce lo diede assai manifestamente ad intendere il Savio ne i suoi Proverbii, libro raccolto in gran parte per ammaestramento de i giovani, dove parlando con esso loro, come padre co’l figliuolo, il primo precetto, et ricordo che egli dia nel primo. è questo de i compagni, dicendo: Figliuol mio, se huomini peccatori, et di mala vita ti lusingaranno non acconsentire d’esser nel numero loro. Et per mostrare, che non è sceleratezza alcuna, nella quale finalmente il misero giovane non trabocchi, se una volta si lascia desviare da i mali consiglieri; percioche, come più volte s’è detto, dalle cose piccole si perviene alle massime, et gravissime, introduce che huomini scelerati, rubbatori, et assassini di strade, tentino di persuadere al misero giovane, che si accompagni con esso loro nelle rapine, et misfatti sopradetti, proponendogli con varie ragioni il guadagno facile, et grande, et che se lo partiranno in commune, come buoni compagni. Le quali ragioni il Savio, in persona loro, va spiegando leggiadra, et diffusamente; et soggiunge dipoi il suo salutifero consiglio con queste parole: Figliuol mio non caminar con loro, prohibisci, et volgi à dietro i tuoi piedi da i loro sentieri; percioche i piedi loro corrono à far male, et sono veloci per spargere il sangue: il che quanto sia vero, et come per la seduttione de i tristi siano desviati molti giovani, et come dalle impudicitie, et da i furti occulti si venga alle questioni, et à gli homicidii; et come finalmente fuggendo il publico castigo, si diano i miseri giovani alle strade, alle rapine, et à gli assassinii, incrudeliti, et accanniti più che fiere nel sangue de gli innocenti, quanto dico questo sia vero, ciascuno nel libro della esperienza cotidiana pur troppo apertamente lo legge.