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LIBRO

in commune, come buoni compagni. Le quali ragioni il Savio, in persona loro, va spiegando leggiadra, et diffusamente; et soggiunge dipoi il suo salutifero consiglio con queste parole: Figliuol mio non caminar con loro, prohibisci, et volgi à dietro i tuoi piedi da i loro sentieri; percioche i piedi loro corrono à far male, et sono veloci per spargere il sangue: il che quanto sia vero, et come per la seduttione de i tristi siano desviati molti giovani, et come dalle impudicitie, et da i furti occulti si venga alle questioni, et à gli homicidii; et come finalmente fuggendo il publico castigo, si diano i miseri giovani alle strade, alle rapine, et à gli assassinii, incrudeliti, et accanniti più che fiere nel sangue de gli innocenti, quanto dico questo sia vero, ciascuno nel libro della esperienza cotidiana pur troppo apertamente lo legge.

Della utilità delle buone prattiche, et amicitie. Cap. LVI.

La medesima scrittura santa, la qual, come si disse di sopra, afferma che il pratticare con l’iniquo, et tristo è occasione di cadere nella istessa iniquità, et malitia; la medesima scrittura dico in più d’un luogo asserisce che per contrario, il conversare con l’huomo innocente, et santo è un mezzo molto efficace per disporre altrui allo acquisto della innocenza, et della santità. Onde diceva Salomone; Qui cum sapientibus graditur, sapiens erit. Chi camina con i savii sarà savio anchor egli; dandoci ad intendere , che tali diventiamo, quali sono quelli con i quali conversiamo famigliarmente. Et si suol dire, come per un proverbio, vuoi tu conoscere quale altrui sia, vedi con chi egli conversa. Et perche niuno è sufficiente à se medesimo, ma ciascuno ha bisogno et di amici, et di servitori, et di consiglio, et di aiuto de i prossimi, et famigliari, è giusta cosa che si procuri con ogni studio di havergli buoni, et timorati di Dio. Felice et avventurata casa è quella dove conversano, et ministrano i buoni, de i quali diceva David; Ambulans in via immaculata, hic mihi ministrabat, cioè, Io volevo servitori, et ministri la vita et conversatione de i quali fosse incolpata, et senza macchia. Onde leggiamo che Iddio per rispetto di Gioseppe quantunque schiavo in paese straniero, benedisse, et multiplicò le sustanze del padrone infidele. Felice la Città dove sono molti huomini veramente buoni, et temente Iddio, poco li conosce il mondo, et poco li stima nel tempo della prosperità, ma permette Iddio per giusto giuditio suo, che venghino calamità gravissime, et alla hora si conoscano i servi di Dio. La conservatione de i quali è tanto utile in una Città, che saria espediente andarli cercando per remotissimi paesi,