Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dell'irrigazione/1
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Dell'irrigazione - 2 | ► |
mezzi diversi d’ottenere acqua ad uso dell’irrigazione.
§ 413. L’acqua ad uso dell’irrigazione si può ottenere nelle seguenti maniere:
1.° Direttamente dalle sorgenti naturali che scaturiscono e scorrono alla superficie del suolo.
2.° Per derivazione dai fiumi, dai laghi o dai canali.
3.° Dai serbatoj d’acqua piovana o sorgiva.
4.° Dalle sorgenti artificiali, dette fontanili.
§ 414. L’uso di servirsi delle acque di sorgenti naturali è comune pei pascoli sul pendio dei monti o dei colli, sugli alti piani, ed anche nei prati di superficie irregolare della parte alta delle valli, ove difficilmente il terreno può ridursi piano, pei massi, ciottoli e ghiaje che ordinariamente ne costituiscono la superficie. In queste località non si fa altro che sostenere l’acqua per mezzo di ciottoli o di argini mobili onde dirigerla in piccoli rigagnoli praticati sulle prominenze che presenta il terreno, e dalle quali poi defluisce sulle parti più basse.
Come facilmente può immaginarsi, un tale modo d’irrigazione deve necessariamente riuscire irregolarissimo, perchè le prominenze non sono mai egualmente distanti fra di loro, e sono il più delle volte o troppo distanti o troppo vicine le une dalle altre, per il che alcuni spazi restano troppo bagnati, mentre altri non vengono irrigati se non a stento, ed altri, perchè troppo distanti dal rigagnolo, riescono affatto asciutti. Oltre a ciò queste sorgenti superficiali, mantenute quasi sempre dalle acque di pioggia o da quelle delle nevi che si sciolgono sull’alto, si asciugano pel ritardo o per mancanza delle prime, o pel cessato scioglimento delle seconde.
Ho detto poi che l’acqua di queste sorgenti devesi sostenere e deviare dal letto naturale per mezzo di sostegni mobili, perchè, sopravvenendo un rapido scioglimento di nevi, oppure una quantità straordinaria di pioggia, l’acqua possa smoverli e trascinarli, aprendosi un più libero sfogo al suo corso naturale, senza arrecar danno al terreno irrigato, come avverrebbe qualora, sostenuta stabilmente, fosse obbligata a dirigervisi seco trasportando terra, sabbia e ciottoli che ingombrerebbero il pascolo.
§ 415. La derivazione delle acque dai fiumi, laghi o canali ordinariamente non può farsi che nelle parti più basse e larghe delle valli, e nella pianura.
In questo caso l’estrazione dell’acqua si fa per mezzo di una apertura praticata nella sponda o nelle rive del fiume, del canale o del lago d’onde vuolsi estrarla. L’apertura chiamasi bocca d’estrazione. Epperò, questa bocca dev’essere disposta in modo che riesca superiore al terreno che vuolsi irrigare, e tanto più superiore quanto più un tal terreno sarà a maggior distanza, dovendosi aver riguardo alla lunghezza del cavo da farsi per condurvi l’acqua, ed alla sua necessaria pendenza. Inoltre, il livello inferiore della detta bocca deve sempre essere più o meno inferiore al pelo ordinario dell’acqua contenuta nel bacino da cui s’intende derivarla, specialmente se si estraesse da un fiume, il quale potrebbe abbassare il livello delle proprie acque, tanto in estate in caso di magra per iscarsità di pioggie, quanto per il lento approfondarsi del suo letto per effetto della continua corrosione, qualora il detto fiume avesse un corso rapido per una forte pendenza naturale.
Per ovviare all’inconveniente dell’abbassamento di livello superficiale, o pelo dell’acqua, in un fiume, e per mantenere una relazione costante fra questo e quello della bocca d’estrazione, si pensò di stabilire attraverso il suo corso, ed inferiormente alla bocca, dei sostegni che mantenessero stabilmente il fondo del letto del fiume ad un tale livello, pel quale il pelo ordinario delle sue acque riuscisse sempre superiore al livello inferiore della bocca d’estrazione. Questi sostegni furono detti traverse, chiuse, briglie, o capi saldi.
I sostegni possono avere una diversa importanza a norma della larghezza, della quantità e della velocità delle acque del fiume o del canale. Se il corso d’acqua non sarà nè troppo ampio, nè rapido, e che non varii di molto nella quantità d’acqua che trasporta, basterà stabilire una traversa o briglia di legno attraverso il letto, ed a quell’altezza, già previamente stabilita, per cui possa agire la bocca d’estrazione. Ma se all’incontro il fiume fosse largo, o che avesse una forte pendenza, o che fosse soggetto a grandi variazioni nella quantità delle acque, allora sarà necessario che questo sostegno sia fatto in muratura, altrimenti l’acqua che da esso defluirebbe, cadendo con troppa velocità o da soverchia altezza, corrodendo il terreno sottoposto, distruggerebbe la traversa. Per tanto, quando la pendenza del fiume sia grande, e che tra il livello dell’acqua superiore al sostegno e quello inferiore ad esso debba risultarne una differenza maggiore di un metro, si usa costruire la traversa in guisa di gradinata, dalla quale defluisca l’acqua a leggeri salti, allo scopo di scemarne la velocità, l’impeto ed i guasti della discesa (fig. 118). 118.Si può anche far discendere l’acqua per un piano più o meno inclinato, o meglio ancora farla scorrere sopra un piano a doppia curva, convessa superiormente e concava in basso, terminante col letto inferiore del fiume (fig. 119). È poi sempre conveniente il costruire questi sostegni in muratura con mattoni o con macigni cementati, perchè quelli di legno si corrodono e si guastano troppo facilmente, per il che la spesa di manutenzione e di rifacimento, in cinquant’anni supera quasi sempre la spesa che occorrerebbe per un simile sostegno in muratura, il quale inoltre durerebbe per un numero d’anni assai superiore ai 50.
§ 416. Stabilito il luogo, l’altezza e la forma della traversa, passiamo ad osservare la bocca d’estrazione. Questa a norma della sua configurazione dicesi libera o modellata.
Per bocca libera ordinariamente s’intende quell’apertura, per la quale uscendo l’acqua non incontra altro ostacolo che l’aria, e che può dare una quantità variabile di acqua secondo la maggiore o minor quantità d’acqua che scorre nel fiume o nel canale, ecc. Di solito le bocche libere derivano l’acqua per trabocco o stramazzo (fig. 120), essendo l’apertura parte al di 120. Bocca libera. sotto del pelo dell’acqua e parte al di sopra, cagione per la quale l’acqua che defluisce da queste bocche varia a seconda che s’innalza o si abbassa quella che scorre nel fiume o nel canale.
La bocca modellata invece è quella che ha dimensioni stabilite e che ordinariamente sta al di sotto del pelo dell’acqua del fiume o del canale, ecc. (fig. 121). Come può variare moltissimo 121. Bocca modellata. la forma e dimensione di tale bocca, così a seconda di essa, varierà anche la quantità d’acqua estratta. Oltre alla forma della bocca ed alle sue dimensioni, influiscono sulla quantità che si deriva:
1.° Il diverso battente, ossia la diversa profondità cui giace la bocca sotto il pelo dell’acqua che serve alla derivazione. Quanto più il battente sarà maggiore, tanto maggiore sarà anche la quantità dell’acqua estratta, perchè deve uscire con maggior forza, per la spinta prodotta dal proprio suo peso, aumentante coll’aumentare della differenza di livello fra la bocca ed il pelo dell’acqua.
2.° La diversa velocità con cui scorre l’acqua nel fiume o nel canale ha pure essa influenza, diminuendosi la quantità estratta coll’aumentare di questa velocità. Perciò importa assai il rendere stagnante l’acqua più che si può in vicinanza della bocca, presentando alla corrente degli ostacoli, per modo che sia obbligata ad arrestarsi, ed agire pel proprio suo peso dall’alto al basso, senza che questo venga in parte diminuito dalla velocità in senso orizzontale, ossia sulla direzione del corso del filone. A tale scopo, inferiormente alla bocca, cioè dopo la bocca a corso d’acqua, si costruiscono delle sporgenze con piantoni, o con speroni o pennelli tanto di legno che in muratura.
3.° Finalmente, a parità di circostanze, l’estrazione sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la pendenza della prima porzione del cavo derivatore, non opponendosi l’acqua già uscita, col rigurgito, a quella che continuamente sopravviene dalla bocca.
Tutte queste circostanze, cioè la diversità del battente, della forma della bocca, della velocità del corso d’acqua che serve all’estrazione, e la pendenza diversa del primo tratto del cavo d’estrazione, suggerirono, nel 1571, all’ingegnere Soldati la costruzione di un edificio che uniformasse le circostanze; e questo si chiamò bocca magistrale od oncia milanese (fig. 122).
L’oncia milanese è quella quantità d’acqua che per mera pressione passa da una luce rettangolare alta once quattro del braccio milanese (0m,198), larga once tre (0m,149), con due once di battente (0m,099).
Questo edificio consta di quattro parti, cioè della bocca, della tromba coperta, del modulo propriamente detto, e della tromba scoperta. La sua lunghezza totale è di braccia 19, once 6 (11m,60). In margine al canale che deve fornir l’acqua, si costruisce un incastro con paratoja, che serve a regolare l’impulso dell’acqua che entra nella seconda parte, detta tromba coperta, lunga braccia 10 (5m,95). L’apertura di questo incastro è di braccia 2 (metri 1,19), e la tromba coperta è larga once 10 di più (0m,58). Dopo le braccia 10, si arriva per una soglia acclive al modulo, il quale non è altro che una specie di paratoja costantemente abbassata, larga braccia 2, nel mezzo della quale, e nella parte inferiore sta l’apertura modellata, come già dissi. Due once al di sopra dell’apertura, ossia al di sopra delle due once di battente sta il cielo morto di legno o di pietre, che serve a mantenere l’altezza e la tranquillità dell’acqua che costituisce lo stesso battente. Uscita l’acqua dal modulo entra nella tromba scoperta, lunga braccia 9 (5m,35). Il fondo di questa porzione comincia un’oncia (0m,049) sotto il margine del modulo, ha una pendenza di un’altr’oncia sulla lunghezza delle braccia 9 e termina con un salto di once una col piano del cavo di estrazione. La tromba scoperta comincia con una larghezza di once 28 (1m,39) dopo il modulo, e si divarica un poco, in modo da presentare allo sbocco una larghezza di once 34 (1m,68).
Con questo edificio però non si ottiene una vera esattezza, variando di qualche poco tra loro le misurazioni fatte dai periti rispettivamente alla quantità d’acqua estratta. Generalmente si ritiene per calcolo medio che l’oncia milanese dia brente 32 al minuto primo, ossia metri cubi 2,30, corrispondenti a litri 41,6 al minuto secondo.
Nelle varie province lombarde esistono diversi moduli per le acque.
L’oncia veronese è una bocca rettangolare larga ed alta un piede veronese (0m,3429), con due once veronesi di battente (0m,0571) e corrisponde ad once milanesi 4,214.
L’oncia mantovana è una bocca larga ed alta un piede mantovano (0m,4668), con due once di battente (0m,0778) e di portata eguale ad once milanesi 9,11.
L’oncia lodigiana è alta once 9 lodigiane (0“,3415), larga once due (0m,0379), con due once di battente, eguale ad once milanesi 0,51.
L’oncia cremonese è alta once 10 cremonesi (0m,4029), larga once una (0m,0403), con once una di battente, eguale ad once milanesi 0,59.
La rota piemontese è larga ed alta un piede aliprando (0m,5136), senza battente, e corrisponde ad once milanesi 9,70.
L’oncia piemontese alta once 4 del piede aliprando (0m,1284), larga once tre (0m,1712), con due once di battente (0m,0856), corrisponde a milanesi 0,69.
Il nuovo modulo piemontese è largo ed alto 0m,2, col battente di 0m,2, e corrisponde a milanesi once 1,68.
Nella bocca milanese quando si vuol aumentare il numero delle once si allarga il modulo di altrettante volte tre once quant’è il numero delle once aumentate. Oltre le otto once questa pratica è troppo incomoda, e conviene costruire un’altra bocca.
Con un’oncia milanese si possono irrigare pertiche 45 di prato al giorno (ett. 3), ossia pertiche 405 (ett. 27) in ruota di giorni 9. — Pel campo si irriga un settimo di meno. Quando l’acqua sia continua si può mantenere una risaja di circa 400 pertiche, od una marcita di 15 a 20 pertiche.
In questo calcolo si suppone che il terreno sia piuttosto sciolto, e che vadano perdute le colature, e specialmente pel prato, poichè le colature possono servire all’irrigazione di un altro terzo dell’estensione già irrigata. Aumentando il numero delle once si può irrigare una maggior superficie di terreno, stante il maggior impulso dell’acqua.
Il valore capitale d’un’oncia d’acqua è di ital. L. 12,000 circa. L’affitto estivo d’un’oncia continua valutasi a L. 1000; quello jemale 1/10, ossia L. 100. L’affitto in ruota di giorni 12 ai 14 da L. 500 a L. 600.
§ 417. L’acqua per l’irrigazione si può ottenere anche dai serbatoi fatti col rinchiudere mediante alti e forti sostegni alcune valli sterili ove si ristringono, onde l’acqua piovana o sorgiva vi si raduni in quantità sufficiente da essere di quando in quando utilizzata a questo scopo. Di queste valli chiuse se ne ritrovano in Provenza, per opera degli antichi Romani ed anche per costruzioni moderne.
In questo caso la quantità del terreno da irrigarsi deve stabilirsi dietro la quantità dell’acqua che può essere raccolta, e dietro il tempo che impiega a raccogliersi in quantità sufficiente. In questi sostegni si praticano delle bocche a diversa altezza, le quali servono a dare uno sfogo regolare all’acqua nel momento opportuno.
A questo istesso scopo possono servire alcune estese depressioni di terreno che si trovano sui monti o sui colli ove raccogliesi naturalmente l’acqua sorgiva o piovana.
In Lombardia il lago di Alserio e di Pusiano può considerarsi come il serbatojo delle acque del Lambro; ed il lago di Lugano venne anch’esso già giudicato opportuno all’irrigazione delle brughiere di Gallarate; ma finora il forte dispendio trattenne gl’intraprenditori dall’opera.
§ 418. Nella parte centrale della Lombardia sono poi frequentissime le sorgenti artificiali o fontanili.
L’acqua di queste sorgenti proviene da quella che scorre ad una certa profondità nel suolo al di sopra di uno strato argilloso o pietroso che ne impedisce l’infiltrazione più in basso. Di queste acque ve ne ha gran copia in una zona che si estende dalla Sesia all’Olio, ad una profondità di 2m a 4m, e derivano dallo scioglimento delle nevi alpine più che dalle piogge, poichè ordinariamente sono più abbondanti nell’estate che nell’inverno.
Profondità delle acque sotterranee in varie località della Lombardia.
Luoghi | Profondità | Luoghi | Profondità | |
Milano | metri 3,40 | Cascina de’ Pecchi | metri 1,65 | |
Limito | 2,50 | Cologno | 3,60 | |
S. Pedrino | 1,50 | Bellinzago | 2,20 | |
Figino | 2,40 | Bettolino freddo | 5,15 | |
Melzo | 2,20 | Moncucco | 7,20 | |
Pioltello | 3,25 | Canonica del Lambro | 9,00 | |
Bisentrate | 1,05 | Somma | 4,20 | |
Cornaredo | 4,80 | Arsago | 3,60 | |
Camporico | 1,60 | Besnate | 4,80 | |
Cascina Gobba | 2,12 | Sesto Calende | 6,00 | |
S. Agata | 1,10 | Cimbro | 5,80 |
Gl’indizi migliori che possono deciderci a scavare una sorgente in un luogo piuttosto che in un altro sono i seguenti:
Il vedere d’estate un tratto di suolo con vegetazione florida in mezzo al rimanente già intristito dalla siccità.
Il crescere spontaneo ed ostinato di canne e giunchi; il veder l’edera terrestre, la coda di cavallo la tussilagine.
L’osservare d’estate allo spuntar del sole una specie di vapore che si alza in colonna dal suolo. Perchè a quell’ora il terreno e l’umidità che esso tramanda conservano una temperatura superiore all’atmosferica.
Il vedere delle nubi di moscherini stazionarie presso terra.
E finalmente il fare nel luogo che presenti qualcuno di questi indizj una buca profonda circa metri 2, entro la quale si capovolge una pentola contenente della lana asciutta, ed unta internamente di sego o di grasso. Questa pentola si apposta alla sera, si riempiono gl’interstizj tra essa e la terra circostante, ed alla mattina la si osserva; se essa si mostra umida e grondante di alcune gocce d’umidità, oppure, se spremendo la lana questa lascia fuggire dell’acqua, allora saremo quasi sicuri di trovare poco al di sotto una sorgente.
Per quel che vi ho detto, cioè che l’acqua proviene dagli alti monti, capirete che è un errore grande e comune quello di credere che sia meglio scavare al di sotto di un fiume, che non al di sopra e verso una parte più alta. Se il terreno è ghiajoso, presso i fiumi od altri canali vi potrà essere un poco d’infiltrazione, ma non acqua sorgiva. Eppure molti talvolta gettano il denaro col fare degli scavi in basso presso i fiumi, invece di farli verso la porzione del terreno che ascende. Essi dicono che l’acqua si trova in basso, ma non riflettono che l’acqua sorgiva invece cammina in basso sì, ma scorrendo sopra strati inclinati che cominciano cogli alti monti.
In alcuni luoghi, come nell’Artois in Francia, alla profondità di 150m circa si potè trovare una corrente d’acqua sotterranea, che sopportando già una forte pressione, e trovando un accesso libero alla superficie del suolo, poteva ascendere da sè stessa.
Perciò queste sorgenti si dissero pozzi artesiani perchè i primi si trovarono nell’Artois. Ma queste sorgenti o correnti sotterranee giacciono a profondità molto variabili, percorrendo strati di terreno più antico. Il pozzo di Grenelle a Parigi, per esempio, ha la profondità di 548 metri; e nel Parco di Monza, quello che si intraprese, si dovette abbandonare per la troppa profondità e durezza della roccia da attraversare.
§ 419. Stabilito adunque il luogo dello scavo per la sorgente, lo si eseguisce di forma circolare, a ferro di cavallo, o di pero onde mettere in libertà gli occhi di fontana, i quali appena liberati riempiono d’acqua lo scavo sino ad una certa altezza, senza però che mai riescano a debordare o defluirvi. Se questi occhi sorgivi si trovano a poca profondità e che il terreno sia discretamente sodo, non si farà altro che dare alle rive la conveniente inclinazione perchè non franino nello scavo che vien detto Testa di fontana (fig. 123). Ma se il 123.terreno sarà, come di solito, sabbioso, ghiajoso, poco consistente, allora abbisognerà circondare gli occhi sorgivi con un riparo, onde le frane non riescano ad otturare od impedire la libera uscita dell’acqua. Questo riparo consiste in un tino, cerchiato di ferro, senza fondo, che viene incassato nel terreno della testa, sopravanzando di un decimetro il livello dell’acqua, e che è fornito nella parte più declive di una apertura dalla quale possa liberamente defluire l’acqua che sorge dal fondo (fig. 124). Spesso si copre l’apertura superiore del tino con un coperchio onde impedirvi l’ingresso di materie che possano otturare gli occhi sorgivi.
Formata così la testa di fontana e riempiutasi d’acqua, questa rimane ad un livello stazionario, e non potrebbe utilizzarsi a pro dell’irrigazione senza scavare un canale conduttore dalla testa al terreno da irrigarsi.
§ 420. Ottenutasi dunque una bocca od una testa di fontana, si passa a tracciare l’andamento del cavo conduttore dell’acqua, assegnandone in pari tempo la opportuna pendenza e larghezza.
L’andamento del cavo dev’essere il più breve possibile, procurando di evitare i terreni di molto valore, come pure di scorrere troppo profondo, o troppo superficiale. Non troppo profondo perchè, oltre alla maggior occupazione di terreno portata dalla crescente inclinazione delle sponde, il cavo può andar soggetto ai facili franamenti di esse, e quindi a parziali ostruzioni. Non troppo superficiale perchè potrebbero rendersi necessarj gli argini, e facili le defraudazioni di acqua. È inteso però che tutto è sempre subordinato alle circostanze locali.
§ 421. La pendenza del cavo dev’essere in proporzione della quantità d’acqua condotta e della qualità del terreno che deve attraversare. In quanto alla quantità, la pendenza sarà tanto minore quanto maggiore è l’estrazione d’acqua. Perciò ai grossi cavi si dà una pendenza di 1 per 2000 a 1 per 5000; nei minori di 1 per 1200 a 1 per 2000. E ciò perchè quanto più l’acqua presenta una massa maggiore, maggiore diviene la sua spinta e più facile riesce la corrosione delle sponde e del fondo del cavo. In quanto alla qualità del terreno si avrà riguardo alla relativa consistenza e possibilità di corrosione. Io vi darò alcune velocità di corso d’acqua che valgono a corrodere i diversi terreni.
Per terreni fangosi basta una velocità di | metri | 0,076 | al min. secondo | |
» | argillosi teneri | » | 0,152 | » |
» | di ghiaja grossa come una fava | » | 0,325 | » |
» | di pietre angolari grosse come un uovo | » | 0,975 | » |
» | di ciottoli agglomerati o schisti teneri | » | 1,520 | » |
» | di roccie stratificate | » | 1,830 | » |
» | di roccie dure | » | 3,050 | » |
Quindi, allorchè per alcune circostanze la pendenza del cavo riuscisse troppo forte in confronto alla sua lunghezza, si dovrà piuttosto fargli fare alcuni salti, i quali vengano a diminuire e regolare la pendenza dei singoli tratti intermedj.
Nelle aste de’ fontanili, ossia nelle prime porzioni di cavo presso la testa, la pendenza dev’essere maggiore, oppure devesi praticare qualche salto, non soltanto perchè l’acqua della testa defluisca più liberamente, ma eziandio perchè, all’occorrenza, si possa approfondare un poco di più la testa, senza che debbasi in seguito eseguire un relativo abbassamento su tutta la lunghezza del cavo.
§ 422. La larghezza del cavo sarà in proporzione dell’acqua trasportata, cioè da 4 a 6 volte l’altezza di questa, ed i Periti milanesi usavano di dare quasi un braccio per ogni oncia d’acqua trasportata, ma questa proporzione diminuiva col crescere delle once.
§ 423. L’inclinazione delle rive varia da un terzo, a metà, sino a due terzi dell’altezza verticale di esse, e sarà sempre maggiore quanto meno il terreno sarà consistente.
§ 424; Nei cavi d’estrazione a bocca libera dai fiumi, potendo l’acqua aumentare di molto durante le piene, con danno di corrosioni, di trasporti di terra e di ghiaja lungo tutto il cavo, si usa di costruire dei sfioratori o degli scaricatori subito dopo l’estrazione, i quali rimettono al fiume, che scorra più basso, la sovrabbondanza delle acque.
Gli sfioratori consistono in sponda di un’altezza che corrisponde all’ordinaria estrazione d’acqua (fig. 125), la 125.quale aumentando è obbligata a debordare; ma siccome l’impulso e la velocità divengono maggiori in questi casi, così invece è meglio stabilire degli scaricatori che sono incastri, muniti di usciaja, alzando la quale si scarica l’acqua dal fondo del cavo (fig. 126). Di questi sfioratori 126.o di questi scaricatori se ne fanno uno o più a seconda delle circostanze, e della possibilità di forte aumento delle acque.
Anche nei cavi che conducono le acque di una bocca modellata talvolta può entrare una maggior quantità per un soverchio innalzamento della piena, ed allora se è possibile si fanno degli scaricatori, altrimenti si fanno delle chiuse alte, che abbiano una bocca che permetta il passaggio soltanto all’acqua occorrente, arrestando indietro, a forma d’invaso, l’acqua debordata dal fiume.
§ 425. Oltre a questi mezzi più comuni ed utili per derivare delle acque a profitto dell’agricoltura, altri ve ne sono che soltanto possono giovare a piccole porzioni di terreno poste in grande vicinanza ai corsi d’acqua. Questi ultimi mezzi sono le trombe, le ruote a secchi, la pertica a leva con secchio, ed il vaglio. Ma come ognun vede la quantità dell’acqua che può elevarsi con questi mezzi è scarsa, e quando si volesse aumentare abbisognerebbe una macchina d’estrazione e di elevazione così costosa, anche per la manutenzione, che forse non compenserebbe le spese.
§ 426. Quasi tutti i cavi poi non appartengono ad un solo utente, oppure l’acqua non è destinata ad un solo pezzo di terra, o ad un solo genere di coltivazione.
Nei grossi cavi l’acqua si divide per bocche secondarie, e nei cavi minori si divide coi partitoti.
Il partitore è un edificio di legno o di muratura, il quale presentando all’acqua uno o più spigoli la divide in una o più porzioni.
Questa suddivisione perchè sia esatta abbisogna che l’acqua mantenga l’istessa altezza e l’istessa velocità in tutti i punti dell’edificio; e perciò si dispongono delle briglie o traverse al principio, ossia avanti alla divisione, al luogo della divisione ed anche al di sotto di essa. Queste briglie servono a mantenere in giusta relazione il pelo dell’acqua ed il livello del fondo, su tutta la tratta che serve a ripartire l’acqua.
Queste prime divisioni possono subirne delle altre inferiormente e così via via, finchè la quantità dell’acqua lo permette.
Quando un partitore serve a dividere l’acqua continua dall’acqua in ruota, oppure a dividere l’orario fra i diversi utenti, o fra diversi pezzi di terra, si muniscono le suddivisioni con incastri ad usciaja, i quali’servono ad ammettere od impedire il corso dell’acqua nella porzione inferiore del cavo.
§ 427. Dicesi poi ruota quello spazio di tempo che passa da un’irrigazione e all’altra della stessa superficie di terreno, o tra un godimento e l’altro delle stesse acque tra i varj utenti. Queste ruote sono di 6 sino a 15 giorni; più brevi quando l’acqua è abbondante e che il terreno sia sciolto. Orario chiamasi finalmente quel numero di ore durante le quali un pezzo di terra, od un utente può usare delle acque, nel decorso di una sol ruota.
La ruota e gli orarj esistono solamente ove le coltivazioni abbisognano soltanto di essere irrigati ogni certo numero di giorni. La risaja e la marcita, abbisognando della continua presenza dell’acqua, necessitano che l’acqua sia divisa in porzioni continue fra i varj pezzi di terra o fra i varj utenti.
Per misurare il tempo delle irrigazioni è ancora in uso l’orologio all’italiana, il quale si presta alle ruote interrotte da un certo numero di ore, ed in epoca determinata del giorno. Suppongasi che in una ruota di 10 giorni, un utente abbia il godimento di ore 8 ogni 7 giorni, cominciando sempre a sera, cioè alle 24. È evidente che in tal caso, se si volesse far uso dell’orologio alla francese, e consegnare a questo utente le 8 ore che gli competono, sempre dopo un certo numero di giorni e di ore, avverrebbe che in principio di primavera le avrebbe di notte, in giugno e luglio nelle ore ancor calde ed in settembre nuovamente di notte; circostanze tutte calcolabili specialmente nell’irrigazione estiva, come vedremo in seguito. Coll’orologio all’italiana passerà un numero maggiore o minore di ore nelle diverse stagioni, ma l’acqua sarà costantemente distribuita a quell’utente al principio di notte, ossia alle 24 ore.
L’orologio alla francese può essere chiamato in uso, ove la ruota non sia interrotta.