Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dell'irrigazione/2
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diversità delle acque.
§ 428. Se come forza motrice l’acqua può considerarsi tutta eguale, nell’irrigazione all’incontro, essa può avere un diverso valore secondo le materie che tiene in sospensione od in soluzione.
Le acque dei fiumi, secondo la loro maggiore o minor velocità, e secondo la qualità del terreno che attraversano, possono trasportare sabbia, argilla, fango, materie vegetali sciolte o putrefatte, ed anche materie organiche animali, se il fiume od il canale attraversi o passi vicino a qualche città. Quando per la bocca d’estrazione facilmente possa introdursi della sabbia ad ingombrare il cavo od il terreno da irrigarsi, sarebbe necessario, che nel primo tratto del cavo si scavassero sul di lui fondo delle fosse, le quali ricevessero le sabbie che, come più pesanti, facilmente si depositerebbero in esse, e vi si tratterrebbero: per facilitare questo deposito abbisognerebbe eziandio rallentare alcun poco il corso dell’acqua, qualora scorresse con molta velocità.
Quando all’incontro, il fiume trasportasse argilla, fango o limo, si praticheranno egualmente le fosse, come già dissi, per farvi deporre la sabbia, fuorchè in tal caso, non sarà conveniente di farle poco dopo la bocca, poichè sarebbe d’uopo rallentare di troppo il corso dell’acqua, al punto quasi di renderla stagnante, essendo tali materie assai più leggiere della sabbia, e con ciò recherebbesi danno all’estrazione. Questa stessa cagione, cioè la maggior leggerezza delle materie, unita alla loro qualità fisica e chimica migliore, deve indurre l’agricoltore a servirsi di tali acque pei terreni sabbiosi, non già però pei prati; oppure a scavare queste fosse in luoghi opportuni ad essere spurgati, utilizzando il deposito argilloso o fangoso. Lo stesso dicasi di quelle acque che trasportano sostanze vegetali od animali putrefatte o sciolte: queste saranno le migliori, e potranno servir anche pel prato, poichè, sebbene non siano limpide, pure non lasciano mai un sensibile sedimento. Del valore di quest’ultime acque se ne può avere un concetto nell’osservare i prodotti quasi prodigiosi che si hanno in quei terreni che sono bagnati dalla Vettabia, la quale non è altro che il colatore del fiume Seveso che, suddiviso in molti rami, attraversa in mille sensi la città di Milano, uscendo da Porta S. Celso carico di molte spazzature della città, e delle materie di non pochi pozzi neri. I prati presso la città, irrigati con quest’acqua, si affittano in danaro quattro in cinque volte più degli altri bagnati dalle acque dei fontanili.
§ 429. Le acque delle sorgenti per lo più contengono in soluzione dei sali che possono essere di vario effetto sul terreno o sulla vegetazione. Se l’acqua scorre per lungo tratto nel terreno prima di servire all’irrigazione, può darsi che questi sali si rendano insolubili col raffreddarsi dell’acqua, e si depositino; oppure che trovino nei materiali sui quali scorrono sostanze cui combinarsi, per modo che, dopo un tragitto più o men lungo, l’acqua se ne trovi affatto scevra. Ma allorquando queste acque vengono adoperate appena dopo sorte, esse conservano i principj che tengono in soluzione e rendono evidenti i diversi loro effetti sul terreno o sulla vegetazione.
Le sostanze che più frequentemente trovansi sciolte nelle acque sorgive sono: il gas acido carbonico, i carbonati di calce, di potassa e d’ammoniaca, i solfati di calce, di magnesia, di ferro, ed il cloruro di sodio. Il gas acido carbonico è il primo a disperdersi, od il primo a combinarsi alle roccie calcari, sulle quali casualmente scorresse l’acqua; ove esso possa produrre alcun effetto riscontrasi una vegetazione più rigogliosa e d’un verde più intenso. Il carbonato d’ammoniaca, che si trova soltanto allorchè l’acqua derivi o scorra per strati vegetali recenti, dà consimili effetti, ma più evidenti. Gli altri sali sono poco utili e talvolta anche nocivi se sono in troppa quantità. Quelle poi contenenti il cloruro di sodio, o sal marino, riescono sempre più nocive, quanto maggiore è la quantità di questo sale, opponendosi esso alle decomposizioni vegetali od animali che servono ad alimentare la vegetazione, e ricopre inoltre il terreno, e spesso anche le erbe, di una efflorescenza salina che spiace al bestiame.
§ 430. Variano le acque negli effetti anche per la diversa loro temperatura, e riescono tanto migliori quanto meno sono fredde, poichè pel freddo minor quantità di materie organiche possono tener disciolte, o sciogliere in seguito nel terreno, e mettere a profitto delle piante: oltre di che sappiamo che il freddo è contrario alla vegetazione. E perciò le sorgenti sugli alti monti, o le acque derivate presso l’origine de’ fiumi sono fredde, e spesso non riparano che la materiale siccità della state; d’inverno gelano troppo facilmente, ed è meglio non servirsene. Migliori sono quelle dei grandi bacini d’acqua, quali sono quelle dei laghi, o dei grossi fiumi e canali, che scorrono lungamente e lentamente. Poco buone sarebbero pur quelle dei fontanili o sorgenti artificiali, perchè nell’estate riescono troppo fredde in confronto del terreno, e perchè scevre quasi sempre da sostanze organiche disciolte; ma nell’inverno siccome, a differenza di quelle naturali dei monti che sono troppo fredde derivando sempre da nevi o ghiacci che si fondono, le acque dei fontanili riescono più calde dell’atmosfera e dei terreno, e per ciò sono apprezzate assaissimo per la coltivazione delle marcite jemali, ove mantengono una lenta sì ma continua vegetazione. Epperò, se d’estate per migliorare le acque de’ fontanili è meglio farle scorrere lungo tempo prima di usarne, acciò possano acquistare una maggior temperatura pel contatto dell’aria, d’inverno invece sarà meglio adoperarle il più che si può presso la loro scaturigine, onde non abbiano tempo di raffreddarsi dietro un lungo contatto coll’atmosfera fredda. Pei medesimo motivo le acque colatizie di altri terreni, sia derivanti dall’irrigazione, sia da scolo di terreno paludoso, nell’estate sono buone perchè calde, e perciò anche ricche di materie organiche disciolte, ma nel verno si riscontrano troppo fredde; per il che è costume assai giudizioso quello di riunirle in corpi più grossi, facendole in seguito scorrere per buon tratto di cavo di poca pendenza.
Riassumendo, può dirsi che le acque saranno tanto migliori quanto più avranno in sè di materie organiche disciolte, quanto maggiore sarà la loro temperatura, e quanto minore nell’estate sarà la differenza fra la temperatura di esse e quella dell’aria e del terreno. Alcuni poi ritengono che un’acqua sia tanto migliore per l’irrigazione, quanto più presto cuocerà i legumi. Di questo criterio tirato dai ceci e dai fagiuoli non voglio rendermene garante. La temperatura e l’analisi fisica e chimica dell’acqua sono e saranno sempre i veri giudici delle sue qualità rispetto all’irrigazione.