Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei cereali/14
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del miglio e del panico.
§ 693. Il miglio, prima dell’introduzione del melgone, occupava un posto importante nell’agricoltura italiana, poichè oltre alla segale serviva a far pane per gli abitatori della campagna. Ne sono rari anche oggidì, dove sono ancora ia vigore contratti colonici di antica data, i pagamenti di fitto a grano in cui v’entra una certa misura di miglio. In que’ tempi il miglio si seminava in maggio e produceva assai più che al presente in cui si coltiva soltanto come un prodotto secondario dopo il raccolto della segale, del frumento, o del lino. Lo stesso può dirsi del panico, che pure serviva a far pane, ed anche minestra. Le paglie e le stoppie di questi due cereali sono mangiate avidamente dal bestiame.
§ 694. Varietà. Generalmente non si coltiva che una sola specie di miglio, il panicum miliaceum; il diverso colore del grano non costituisce che una insensibile varietà. Ha una specie di spiga ramosa, coi peduncoli che portano i semi rivolti e piegati da un sol lato. Il panico coltivato pel seme è il panicum italicum, con spiga sostenuta da lungo stelo, tondeggiante, cilindrica, alquanto piegata in basso, quando si avvicina alla maturanza.
§ 695. Composizione. Essendo il miglio al giorno d’oggi un cereale poco apprezzato, e serviente piuttosto al mantenimento del pollame e dei piccoli volatili che a far pane, così forse se ne trascurò l’analisi. Pure dall’ispezione dei componenti delle ceneri del grano vestito, potremo in parte dedurne e la sua facoltà nutriente, ed i bisogni della sua vegetazione. Eccovi adunque la composizione delle ceneri del grano.
Potassa e Soda | 10,92 |
Calce | 0,83 |
Magnesia | 7,70 |
Ossido di Ferro e Manganese | 0,63 |
Acido fosforico | 18,24 |
» solforico | 0,29 |
» silicico | 59,82. |
Epperò scorgesi che il 60 per % di silice è dovuto al guscio od involucro del seme, e che sul restante 40 per % abbiamo quasi la metà di acido fosforico, che probabilmente rappresenta le combinazioni azotate; ed 1/4 di potassa e soda che ci rappresenta l’amido. Ora, confrontando col frumento il miglio vestito, conterebbe 48 per cento d’acido fosforico, ed il frumento il 58 circa; la potassa e la soda nel frumento darebbero circa il 29 per % ed il miglio il 25. Dunque, in quanto alla facoltà nutriente, potrebbe stare tra la segale e l’avena. Ma questo calcolo, che non sarebbe svantaggioso alla coltivazione del miglio, diviene inutile quando si tenga conto della quantità di prodotto netto e di valore commerciale e nutritivo che può dare un dato spazio di terreno, confrontato, per esempio, con altro eguale di frumento, di segale, o di melgone, ecc.
§ 696. Clima, terreno e concime. Il miglio abbisogna di una temperatura almeno di +10° per nascere e vegetare con vantaggio. Seminandosi però ordinariamente al principio di luglio dopo il frumento, la segale od il lino, questa temperatura non gli manca mai, che anzi il più delle volte è soverchia, e la siccità naturale di quest’epoca ne impedisce o ne ritarda la nascita. Per maturare completamente il miglio abbisogna una somma di circa 1800° gradi di calore, temperatura media diurna, prima che scenda al di sotto di +13°. Il panico esige soltanto una somma di 1360°, pure di temperatura media diurna.
Il miglio, più ancora del panico, vuole un terreno ben lavorato, diviso, mondo dalle cattive erbe e piuttosto grasso. Un terreno argilloso-siliceo-calcare è quello che meglio conviene a questa coltivazione, singolarmente se fatta in luglio, poichè alla poca tenacità un simil terreno riunisce il vantaggio di mantenere discretamente l’umidità, tanto necessaria per la germinazione, e tanto desiderabile in quell’epoca.
Come tutte le coltivazioni a breve periodo, anche questa esige piuttosto un terreno già ricco di sostanze fertilizzanti che non la concimazione all’epoca del lavoro, la quale riuscirebbe ancor più infruttuosa seminando il miglio come secondo prodotto. Non è però a credere che questo cereale esiga ben poco per prosperare, che anzi, come abbiamo potuto convincerci dall’osservare la sua composizione, esso toglie molto al terreno, singolarmente in principj azotati; ed anche in pratica si trova che dimagra molto il terreno; e che è necessario concimare abbondantemente in seguito.
§ 697. Coltura. Il miglio tanto seminato in maggio come prima coltivazione, quanto seminato in luglio come prodotto secondario, esige un terreno lavorato diligentemente e ben suddiviso. Quando succede al frumento importa seminarlo subito dopo d’aver lavorato ed erpicato grossolanamente il terreno, per approfittare dell’umidità che ancora vi fosse, evitando le ore calde, e ricoprendo immediatamente il seme col rastrello o con erpice leggero.
La quantità di semente che si richiede per un ettaro è di 35 litri circa, maggiore nelle terre tenaci che nelle sciolte. Il miglio dev’essere seminato assai rado, perchè piccolo di grano, ed è bene mischiarlo con sabbia o cenere per spanderlo più uniformemente. Esso tallisce molto, allargando alquanto gli steli presso il suolo. Se il seme può nascere nella terra ancora polverulenta la sua riuscita è sempre migliore, e può essere di un discreto reddito se in seguito avvengano piogge non violenti; ma se queste cadono forti avanti la nascita, comprimendo il terreno e formandovi quasi una crosta superficiale, allora il raccolto è certamente scarso, singolarmente nei terreni tenaci.
Poscia, siccome il miglio succede ordinariamente alle stoppie, e che vien seminato assai rado, facilmente s’ingombra d’altre erbe, tanto più se le piogge fossero cadute prima o poco dopo la sua germogliazione. Perciò richiede per lo meno una diligente sarchiatura a mano, ed anche due, se coltivato in primavera.
Le stesse cure esige il panico e la quantità di semente è di poco minore, e sarà invece di 70 litri circa per ettaro quando si voglia seminar fitto per averne foraggio; poichè crescendo assai folto, resta più sottile e tenero.
Tanto il miglio quanto il panico dimagrano molto il terreno, e non sarà mai conveniente far loro succedere il frumento. Meglio sarà lasciar riposare la terra nel verno, per poi concimarla abbondantemente per qualche coltivazione estiva, non troppo bisognosa di principj organici azotati.
§ 698. Raccolto. Il miglio perde facilmente il seme, e non si deve aspettare che tutto sia giallo, ossia maturo. Appena che si vedano due terzi del campo abbastanza maturi si deve mietere immediatamente e con diligenza per non iscuoterlo di troppo e perder semi. Si trasporta sopra carri muniti d’una coperta che trattenga i semi che si staccano nel riporvelo. Si lascia poi sui carri circa 24 ore, nel qual frattempo il miglio si riscalda, e questo riscaldamento facilita l’uscita ed il distacco dei semi non troppo maturi. La mietitura succede circa la metà di settembre quando siasi fatta la semina nei primi giorni di luglio.
La paglia che è ancor molto verde si fa seccare convenientemente al sole prima di riporla nelle cascine.
§ 699. Prodotto. Il prodotto medio del miglio è di circa 32 ettolitri per ettaro, pesanti 70 chilogrammi, i quali poi si riducono a 43 quando gli sia tolto il guscio. La proporzione del grano alla paglia è come 100 a 233. La paglia è ricchissima d’azoto; e quella paglia che serve a dare un ettolitro di grano vestito, contiene press’a poco la stessa quantità d’azoto dei 70 chilogrammi di grano. Da ciò vedesi perchè il bestiame appetisca questa paglia, e perchè gli riesca nutriente; ma scorgesi eziandio perchè questa coltivazione sia molto estenuante.
Il prezzo del miglio è pure di metà inferiore a quello del frumento.
In quanto al panico il suo prodotto di seme è ancor minore; e più comunemente si semina fitto per aver foraggio; si taglia verso la metà di settembre e si fa seccare convenientemente al sole.