Trattato completo di agricoltura/Volume I/Coltivazione della vite/6
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formazione e concime della vigna.
§ 497. Destinato il luogo della vigna, e fissatane la disposizione, si passa a cavare le fosse. Queste dovrebbero essere larghe metri 2, e profonde metri 1, avvertendo di tenerle più larghe e profonde, e di farle tanto più presto quando il terreno sia compatto ed argilloso, acciò le influenze atmosferiche frantumino e polverizzino la terra cavata. Nel fare la fossa si metta da una parte la terra più superficiale, e dall’altra quella più profonda, che è la meno buona, ma che restando molto tempo esposta all’aria si farà essa pure migliore. Nei terreni piani gioverà usare dell’aratro per ismuovere la terra; ed i sassi che siansi cavati, si disporranno sul fondo della fossa, specialmente se questa sarà profonda ed in terreno piuttosto compatto. Al colle ed al monte queste operazioni dovranno modificarsi a norma delle circostanze.
§ 498. Preparata la fossa, bisogna disporre il concime conveniente per la vite. In generale non si usa altro concime che quello da stalla, e la maggior cura consiste nel prepararne nella maggior copia possibile. L’intenzione è buona, ma l’effetto vi corrisponde forse? Io vi dico di no. Intanto, non confondendo il bell’aspetto delle vigne, concimate con questo letame, colla qualità del frutto, passiamo ad osservare il fatto.
Le viti ben ingrassate espressamente con concime da stalla, o perchè questo concime si usi pei cereali coltivati fra gli spazi intermedi alla piantagione, riescono assai rigogliose, fanno molte foglie e grandi, lunghissimi tralci porosi che soffrono facilmente il freddo, cui talvolta corrisponde una discreta quantità di uva, ma ordinariamente no. Il frutto comincia a soffrire nel suo spuntare, i giovani grappoli con facilità si convertono in viticci o caprioli, e durante la fioritura scompare gran parte dei fiori, perchè la pianta assorbe e consuma nei rami tutta la energia. Poi, la gran quantità di fogliame produce un ombreggiamento tale che i grappoli vedono raramente i raggi solari, il terreno si riscalda ed asciuga difficilmente, l’uva riesce più acquosa, meno zuccherina, presto marcisce per le pioggie o per l’umidità dell’autunno, ed infine matura più a stento e più tardi, in modo che da più anni si osservò la vendemmia ritardare di 15 o 20 giorni dall’epoca media di una volta. Di questo ritardo se ne accusa ingiustamente un cambiamento di clima, ma osservando i dati meteorologici si troverà che molti di questi ultimi anni in cui si vendemmiò tardi furono più caldi ed asciutti di quelli trascorsi. Comune poi è la lagnanza che oggidì col miglioramento introdotto negli altri rami d’agricoltura, e coll’aumentarsi repentino e grande dei concimi da stalla, i vini siano divenuti più scadenti e meno durevoli; e ciò pur troppo è vero, perchè i vecchi massai, per risparmio di fatica e pel poco bisogno in cui si trovavano di ricavar molto, essendo poche persone con molto terreno, non lavoravano e quindi non concimavano in vicinanza alle viti. Con questo io non voglio dire che si debba trascurare la vite al punto di non lavorare il terreno circostante, e di non concimarla affatto; ma solo vi adduco questo fatto perchè vi convinciate che il letame da stalla non è il migliore per la vite. E quel che vi dico del letame da stalla vale per tutti gli altri concimi detti animali, siccome ricchi di azoto, e perchè tutti i migliori coltivatori antichi e moderni sono d’opinione che questi concimi sono poco adattati, e che bisogna usarne con mano avara, se non si vuol convertire il vino in una bevanda grossolana, scolorita ed anche disgustosa.
Quale adunque sarà il miglior concime per la vite? Se consultiamo gli antichi, troviamo che essi usavano dei concimi animali azotati nel solo caso di ridonare vigore alla vegetazione di una vite deperente, ma che ordinariamente preferivano concimare coi rottami di legna, colle fascine di sterpi, di ginestra, di erica e di pino, colle ghiande e coi lupini pesti, colla loppa di frumento o di altri cereali, e soprattutto colle ceneri, coi sarmenti o tralci recisi della vite e coi graspi d’uva. Ora osserviamo se la chimica agricola approvi questi concimi che gli antichi trovarono i migliori per una lunga esperienza. Perciò basta confrontare i principj componenti di quei concimi con quelli che voi già conoscete della vite, e troverete che la lunga pratica aveva trovato ciò che ora i progressi della chimica suggeriscono. Voi sapete che nella vite predomina la calce e la potassa, e pochissime essere le combinazioni azotate; ed osservando le tavole che vi ho date pei componenti di varie piante (pag. 94), e quelle dei componenti di molte paglie e concimi (pag. 240), troverete che nei frantumi e nelle fascine di qualunque legna vi ha molta calce e discreta quantità di potassa; che nelle ghiande e nei lupini abbonda la potassa, perchè ricchi di amido; che nelle ceneri, siccome avanzi dei legni abbruciati, devono trovarsi e calce e potassa; e che finalmente i graspi d’uva ed i sarmenti forniscono alla vite più immediatamente i principj di cui abbisogna.
Ecco perchè da un terreno dove la calce, la potassa o la soda mancassero o fossero in tenuissime proporzioni, non si potrà mai sperare di fare un buon vino, o di avere una piantagione durevole, se non quando artificialmente noi gli somministreremo in forma di concimi quei materiali che voi già sapete indispensabili alla produzione dello zuccaro; come pure sapete che l’assimilazione di questi principj, e singolarmente della potassa, avviene più facilmente nei climi caldi che nei freddi; ora dunque sappiate che nei climi temperati o freddi, per supplire alla mancanza di temperatura, giova l’abbondanza degli alcali nel terreno, ossia la facilità, in cui trovasi il vegetale per assorbirli. Perciò facilmente intenderete come nei terreni sciolti calcari il vino riesca sempre migliore, e come il concime animale, essendo piuttosto ricco di materie organiche azotate, anzichè di calce e di potassa, favorisca assai più lo sviluppo erbaceo dei nuovi tralci e delle foglie, che non quello di un legno compatto, ben costituito, e di un’uva dolce. Per ciò, se il concime animale gioverà in parte al primo sviluppo della vite e quando sia deperente, esso non sarà necessario alla stessa pianta quando sia adulta e già buona da frutto.
Adunque nel preparare il concime per la vite dovremo aver riguardo alla qualità fisica e chimica del terreno. Nei terreni argillosi forti si procurerà di correggere la compattezza e la mancanza di calce con sassi posti sui fondo della fossa, con sabbia, avanzi e rottami di fabbriche demolite, fascine vegetali di poco valore, e melegazzi o fusti di melgone, ricchi di calce e potassa; i graspi d’uva ed i sarmenti recisi e fatti in pezzi, gioveranno anche come lenti ed appropriati concimi; la calce, il gesso e le ceneri agiranno nello stesso modo. Nei terreni sciolti silicei aggiungeremo calce, ceneri, loppa di cereali e rottami di legni, ed altre sostanze vegetali consimili, non troppo grossolane; in questi si potrà usare anche un poco di concime da stalla, il sovescio del lupino e del trifoglio incarnato. Nei terreni calcari tralasceremo di somministrar calce, ma vi aggiungeremo le ceneri, l’avanzo dei tralci e delle foglie dell’anno antecedente, i graspi d’uva, i melegazzi ben rotti e sminuzzati. Nei terreni vegetali non vi consiglio la vigna, e sarebbe un impazzire per distruggere in essi quelle proprietà che sono utilissime ad altre coltivazioni.
Sarà poi cosa ben fatta, facile e poco costosa, il procurarsi un ammasso di concime adattato alla vite, raccogliendo durante l’anno i frantumi di legna, le foglie, la legna ridotta a minuzzoli, proveniente dalla rimondatura delle viti e dei gelsi, le felci, ginestre, eriche, melegazzi, loppa di cereali battuti, graspi d’uva ed altre spazzature delle corti rustiche, mescolando il tutto assieme ed unendovi della calce viva, e poi inaffiare l’ammasso perchè fermenti e si decomponga. Giova pure tener in disparte, per usarne separatamente, ed in particolar modo per le viti novelle, le ceneri, il gesso e la polvere di carbone, la quale, oltre a render soffice il terreno, ha la proprietà di condensare entro di sè i gas atmosferici, e specialmente il gas acido carbonico ed i gas ammoniacali, che poi verrebbero lentamente assorbiti dalla vite.
Da tutto quanto vi ho detto, ora vi accorgerete come inutilmente, anzi con danno del prodotto della vite, si consumi tanto concime da stalla, che potrebbe assai meglio essere utilizzato nella coltivazione dei cereali, e come si potrebbe trar profitto da tante altre sostanze, per la maggior parte trascurate, che fornirebbero invece il vero concime per la vite.