Torino e suoi dintorni/Capitolo ottavo/II

Capitolo ottavo - II

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II. — ISTITUZIONI MILITARI


R. Accademia Militare (Via della Zecca, 2). — È un edificio quadrato, con ampio bellissimo cortile circondato da due parti di portici e da doppio ordine di gallerie sostenute da colonne di pietra. Un lato del cortile è occupato da’ r. archivii, ed è quello in prospetto della porta; [p. 183 modifica]il lato di ponente è occupato dal R. Teatro. Fu cominciato da Carlo Emanuele II, e terminato dalla reggente Maria Giovanna Battista di Nemours durante la minor età di Vittorio Amedeo II.

Lo scopo primitivo dell’edilìzio fu «per uso di una nobile accademia nella quale saranno alloggiati, oltre li paggi di S. A. R., la nobil gioventù della sua corte e forastieri, ove saranno ammaestrati negli esercizi d’ogni sorte d’armi, de’ cavalli, della danza, delle matematiche, e delle belle lettere».

L’accademia reale divenne scuola famosa di studi cavallereschi e ad essi accorrevano anche da lontane regioni giovani di nobil sangue ond’esservi educati. Chiusa alcun tempo per cagione della guerra, fu riaperta nel 1 maggio 1713. Ordinata ai tempi dell’impero a scuola militare sollo il nome di Liceo, ricevette nel 1815 novella organizzazione col nome di Accademia militare.

Nuove riforme furono introdotte da Carlo Alberto nel 1839 al primitivo regolamento, per le quali venne stabilito quanto segue:

Il numero degli allievi è fissato a 200 di cui 75 sono a spese del governo: di questi 75, 25 possono godere la pensione intera, e 50 mezza pensione. La pensione degli allievi è fissata a L. 1,200 annue, oltre il corredo di cui devono essere provvisti tanto i convittori che gli alunni di posto gratuito, secondo la nota già stabilita.

Per esser ammessi alla r. accademia militare gli aspiranti debbono avere i seguenti requisiti:

Essere di civil condizione;

Avere una complessione sufficientemente robusta;

Non essere inferiore all’età di 14 anni compiti, ne oltrepassare quella dei 16;

Essere suddito de’ r. Stati, salvo quelle grazie speciali che piacesse a S. M. di fare ai sudditi esteri;

Avere avuto il vaiuolo naturale, od essere stato vaccinato;

Non aver fatto parte di alcuna casa di pubblica educazione, od in caso contrario far prova di esservisi condotto lodevolmente;

Far prova, mediante un esame d’ammessione, di avere ricevuto un’educazione primaria e di possedere i principii fondamentali della religione e della morale.

Un uffiziale superiore ha l’ispezione dello stabilimento. Un comanante generale ed un comandante in secondo, direttore degli studi, reggono l’ordinamento interno affidato a prefetti, luogotenenti e sottotenenti di sezione. [p. 184 modifica]Armeria reale (Piazza Castello, portici delle segreterie, porta num. 12) — È attinente alle stanze reali; ma il pubblico vi ha accesso dallo scalone che trovasi sotto i portici delle segreterie. È disposta e ordinata magnificamente nella lunga e spaziosa galleria detta di Beaumont, dal nome del suo dipintore, la quale conteneva preziosi quadri prima che fosse destinata da Carlo Alberto ad uso di armeria, ciò che avvenne nel 18341. Nel 1837 fu annoverata fra gli stabilimenti reali. Ne fu nominato direttore e conservatore il conte Vittorio Seyssel d’Aix, al cui zelo è dovuto l’eseguimento di così mirabile collezione, avendone suggerito l’idea al suo re, d’ogni bella ed utile impresa l’autore.

S’incominciò dal raccogliere le armi ed armature antiche (glorioso testimonio del valore sabaudo) che qua e là giacevano inosservati o irrugginite: si estesero le ricerche agli arsenali di Torino e di Genova ove ve n’erano alcune disposte in decorazioni, o guaste o neglette ne’ magazzini de’ vecchi ferramenti.

Il re Carlo Alberto, con denaro suo proprio, fece acquisto della bella raccolta d’armi antiche, posseduta in Milano dal pittore Sanquirico, e dell’armeria superba, e di antichità non sospetta, della famiglia Martinelli dalle Palle di Brescia. I buoni piemontesi e savoiardi offrirono in dono varie armi conservate ne’lor vecchi castelli: illustri stranieri ne secondarono l’esempio.

L’armeria è divisa in due parti, armi offensive ed armi difensive. Tutti gli oggetti esistenti sono contraddistinti da un numero d’ordine2.

Gli amatori della storia dell’antica cavalleria, delle belle arti e delle scienze militari, vi troveranno trenta e più scudi, vent’otto elmi, molte impugnature di spada di squisito lavoro a sbalzo, a basso o ad intero rilievo, arricchiti di belle cesellature, intarsiature ecc., ed inoltre quaranta armature di tutto punto dorate e damaschinate, sette delle quali equestri con cavalli bardati. [p. 185 modifica]Uno fra gli scodi, il più famoso, viene attribuito a Benvenuto Cellini. Lo donava il principe Eugenio di Savoia alla principessa Vittoria sua sorella, e questa all’università di Torino. Rappresenta i fatti principali dolla guerra fra Mario e Giugurla.



(Scudo di Benvenuto Cellini)

[p. 186 modifica]Uno scudo di fabbrica posteriore, che rappresenta in rilievo Ercole domatore de’ mostri, appartenne forse ad Enrico IV di Francia, o per lui fu lavorato, perocchè questa era la sua impresa; ed è lavoro da re.

Fra le armi famose, perchè già appartenenti a qualche personaggio storico, noteremo:

L’armatura equestre, tre bellissime spade e quattro moschetti a ruota del duca Emanuele Filiberto.

L’elmo, due cosciali di un’armatura di Carlo Emanuele I, una rotella col suo nome ed impresa (bellissimo lavoro di cesello a trofei, nodi gordiani e corone), ed il suo pugnale, già conservati negli archivi di corte.

L’armatura di tutto punto di Filiberto di Savoia vicerè di Sicilia e generale di mare del re di Spagna.

La corazza del principe Tommaso.

La corazza, le pistole, la spada e la bardatura del cavallo del principe Eugenio alla battaglia di Torino nel 1706 (V. la vignetta, pag. 20).

La corazza del re Carlo Emanuele III, indossata alla battaglia di Guastalla, asportata dai Francesi e restituita dal museo d’artiglieria di Parigi nel 1815.

Alcune corazze con lo stemma della famiglia Martinengo, e tre intere armature proprie di Antonio Martinengo.

Vi sono ancora un’armatura di casa Pisani, una de’ principi Mattei, una dell’antica famiglia S. Martino d’Agliè, Pasella, ecc. ecc.

Le bandiere che adornano quest’armeria sono monumenti di gloria piemontese, tolte, combattendo, dai nostri soldati nelle guerre antiche e recenti.

Si conservano ancora tre spade già impugnate da Carlo Alberto sui campi di battaglia; e due aquile della Guardia Imperiale Italiana.

A fianco dell’armeria, in un vago salotto evvi il medagliere di S. M., raccolto anch’esso da Carlo Alberto. Comprende una collezione assai ricca delle monete e medaglie della Real Casa (V. Medagliere, pag. 174).

Questo salotto è adorno di varie anticaglie trovate in Piemonte, e varie curiosità del medio evo.

Nella ricca sala, che serve di vestibolo all’armeria, si conservano i modelli degli attrezzi dell’artiglieria contemporanea, i modelli delle antiche macchine di guerra prima dell’invenzione della polvere, eseguiti al regio arsenale sotto la direzione di S. A. R. il Duca di Genova, e le armi di recente costruzione, sì nazionali che estere.

Due altre raccolte adornano questo vestibolo: una è quella delle armi indiane, [p. 187 modifica] radunate dal conte Carlo Vidua ne’ suoi viaggi per l’Asia centrale; altre ne recava dal Brasile S. A. il principe Eugenio di Savoia Carignano. L’altra contiene armi da fuoco di vecchia data, come pure elmi e gamberuoli romani de’ buoni tempi.

Nel mezzo della sala sopra piedestallo di granilo si ammira una statua di marmo bianco, che rappresenta S. Michele nell’atto che scaccia il demonio; stupendo lavoro del Finelli. Questa statua fu donata dalla regina Maria Cristina al re Carlo Felice. Altri busti in marmo raccolti dal re Carlo Alberto si veggono disposti all’intorno e ne formano vago ornamento.

Per ordine di Carlo Alberto, e a sue spese, erasi incominciata l’illustrazione di questa galleria, la quale è forse a nessuna seconda in Europa, e due fascicoli ne furono già pubblicati; il primo comprende otto dei più scelti scudi, disegnati dal signor Pietro Ayres, disegnatore dell’armeria, e quindi parte incisi e parte litografati; il secondo contiene l’armatura equestre di cui servivasi Antonio Martinengo, nel 1420, che è la più distinta dell’armeria, e probabilmente una delle più complete e ricche che esistono tuttora in Europa. — Col tempo le saranno destinati maggiori fondi, e sarà continuata questa illustrazione d’uno de’ più importanti monumenti d’arte e di storia che onorino la metropoli subalpina.


I viglietti d’ammessione alla galleria si rilasciano dal direttore conte V. Seyssel d’Aix, casa propria, in fondo alla via della Madonna degli Angeli, presso il viale.

Note

  1. Carlo Emanuele I fu il primo della Real Casa che raccogliesse un’armeria. Vi aveva radunato le armature ed i busti de’ principi suoi antenati e de’ famosi vapitani della sua età, disponendoli in bell’ordine nella galleria detta di legno nel palazzo vecchio. L’incendio divorò quel palazzo; e le armature che si poterono salvare furono trasportate all’arsenale, tranne la spada e l’armatura di Francesco I che fu recata nel guarda mobile, indi a Parigi.
  2. Il numero d’ordine trova una corrispondente descrizione in un catalogo stampato che porta per titolo Armeria artica e moderna di S. M. Carlo Alberto, descritta dal conte V. Seyssel d’Aix. Questo catalogo è visibile presso il custode dell’armeria.