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diane, radunate dal conte Carlo Vidua ne’ suoi viaggi per l’Asia centrale; altre ne recava dal Brasile S. A. il principe Eugenio di Savoia Carignano. L’altra contiene armi da fuoco di vecchia data, come pure elmi e gamberuoli romani de’ buoni tempi.

Nel mezzo della sala sopra piedestallo di granilo si ammira una statua di marmo bianco, che rappresenta S. Michele nell’atto che scaccia il demonio; stupendo lavoro del Finelli. Questa statua fu donata dalla regina Maria Cristina al re Carlo Felice. Altri busti in marmo raccolti dal re Carlo Alberto si veggono disposti all’intorno e ne formano vago ornamento.

Per ordine di Carlo Alberto, e a sue spese, erasi incominciata l’illustrazione di questa galleria, la quale è forse a nessuna seconda in Europa, e due fascicoli ne furono già pubblicati; il primo comprende otto dei più scelti scudi, disegnati dal signor Pietro Ayres, disegnatore dell’armeria, e quindi parte incisi e parte litografati; il secondo contiene l’armatura equestre di cui servivasi Antonio Martinengo, nel 1420, che è la più distinta dell’armeria, e probabilmente una delle più complete e ricche che esistono tuttora in Europa. — Col tempo le saranno destinati maggiori fondi, e sarà continuata questa illustrazione d’uno de’ più importanti monumenti d’arte e di storia che onorino la metropoli subalpina.


I viglietti d’ammessione alla galleria si rilasciano dal direttore conte V. Seyssel d’Aix, casa propria, in fondo alla via della Madonna degli Angeli, presso il viale.

III.— ISTITUZIONI ARTISTICHE E RICREATIVE.


R. galleria dei quadri (Piazza Castello, Palazzo Madama, scala grande). — Anche Torino ha la sua galleria di pittura. Una gran parte dei quadri contenuti in essa erano disposti anteriormente nel real palazzo. Carlo Alberto volle che a coloro i quali imprendono a coltivare le arti del disegno non mancasse la scuola degli esempi, perciò decretava che le molte e preziose dipinture che si conservavano ne’ reali palazzi fossero allogate nelle vaste sale del Palazzo Madama, il cui aprimento al pubblico avvenne il 2 ottobre 1832.

In quanto pregio fosse tenuta la quadreria dalla r. Casa, ora raccolta nella pubblica Pinacoteca, si può dedurne da queste parole del Lanzi che si leggono nel tomo V della sua Storia Pittorica: «Vi sono opere del Bellini, dell’Olbein, dei Bassani; le due grandi storie del Paolo, commessegli dal Duca Carlo e riferite dal Ridolfi; vari quadri de’ Carracci e de’ loro