Timeo/Capitolo XL
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e ne’ divinissimi giri del capo spargendosi e turbandoli, se vien nel sonno, è mite un poco; ma se ci assale in vegghia, egli è più malagevole che vada via. E questo morbo, perocchè ei si avventa a natura o organo sacro1, si dice sacro molto dirittamente. La flemma acida e salsa è fonte di tutt’i morbi distillativi2 e secondo i varii luoghi per li quali essi distillano, ha ricevuto nomi varii. Di tutte quelle parti poi del corpo le quali si dicono affiammate, egli è la bile che incende e affiamma. E la bile, poniamo che respiri di fuori, manda su ogni specie di tumidezze3, ribogliendo; compressa poi dentro, fa morbi molti e urenti; e il più grave si è quando essa, mischiata con puro sangue, guasta l’ordinamento delle fibre: le quali furono seminate nel sangue acciocchè misuratamente egli avesse sottilità e crassezza; e non gettasse fuor per li pori del corpo come fluido, per lo soperchio caldo; nè come pigro, perchè denso di molto, a stento per entro dalle vene sè rivolvesse. Or le fibre per loro naturale virtù salvano la convenevole misura, le quali, ancorachè morto e diacciato il sangue, se alcuno raccolga, tutto l’altro sangue che rimane sì torna iscorrevole; subitamente poi si rappiglia per lo freddo d’intorno, se le rilascia. Da poi che hanno le fibre questa possanza nel sangue, la bile che è di sua natura sangue vecchio il quale di nuovo liquescente delle carni torna nel sangue; la bile, calda e fluida tornando nelle vene, si rappiglia per la virtù delle fibre, se è poca; e, rappigliata e di forza estinta, mette tempesta dentro il corpo e tremore. E più abbondevolmente ella scorrendo, col caldo suo soperchiando le fibre, bogliendo, commovele insino a che le scompiglia; e se ella ha possanza di soperchiare del tutto, penetrando fino entro nella midolla, ardendo col fuoco suo il cavo che tien come nave legata ivi l’anima, sì lasciala andare. Quando poi la bile sia meno copiosa, e il corpo al suo discioglimento rilutta, vinta, ella o è sospinta fuori per tutte le vie del corpo, o è ricacciata per le vene entro al luogo di giù o di su del ventre; e, come fuggiasco da ribellante città così scappando dal corpo, fa profluvii, disenterie e altri simiglianti morbi.
Se il corpo inferma specialmente per soperchio di fuoco, esso ha ardori e febbri continuate; quotidiane, se per soperchio di aria; e terzane, se per soperchio di acqua, da poi ch’ella è più pigra che l’aria e il fuoco; e se per soperchio di terra, per essere ella quattro volte più pigra di quelli altri corpi4, in quadrupli giri di tempo purgandosi, ha febbri quartane, delle quali malagevole cosa è che alcuno sè affranchi.