Storie allegre/Chi non ha coraggio non vada alla guerra/III

Chi non ha coraggio non vada alla guerra - III

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III.


Un giorno, per altro, avvenne un caso orribile e spaventoso; ed ecco come andò.

Il piccolo esercito, secondo il solito, si avanzava a marcia forzata dentro il bosco, in cerca del solito nemico.

Quando, tutt’a un tratto, il general Leoncino, che camminava fieramente avanti una ventina di passi, si fermò esterrefatto, e cacciando un grido acutissimo di terrore, si dette a scappare verso casa.

La sua fuga fu così precipitosa e disordinata, che per [p. 132 modifica]la strada perse gli sproni di latta e il berretto di generale, col gallone che pareva d’argento.

Che cosa era mai accaduto di strano?...

Quando Leoncino arrivò alla villa, era ansante, boccheggiante e tutto paonazzo in viso, come un cocomero troppo maturo.

E per l’appunto la prima persona, in cui s’imbatté, fu lo zio.

Conoscete, per caso, lo zio di Leoncino? Lo dovete [p. 133 modifica]conoscere di certo, perchè chi sa quante volte lo avete incontrato per la strada: ma ora forse non ve lo rammentate più.

Figuratevi, dunque, un omone lungo lungo, grosso grosso, con un faccione largo come la luna, e con un nasone tutto pieno di nasini, da parere un grappolo d’uva.

Di nome si chiama Giandomenico: ma tutti nel paese lo conoscono col soprannome di Nasobello.

Vedendolo la prima volta e giudicandolo dalla fisonomia burbera e accigliata, c’è da scambiarlo per un orco, per un tiranno, per un mangia-bambini, e invece.... invece, è una bonissima pasta d’uomo, burlone, allegro, e tutt’amore per i figliuoli e tutto premure e attenzioni per il suo nipotino.

Tant’è vero, che appena gli capitò davanti Leoncino scalmanato e impaurito a quel modo, il sangue gli fece un gran rimescolone e gridò subito:

― Che cos’è stato? Perchè hai il viso così acceso?... Dove sono rimasti i tuoi cugini? ―

Il ragazzo stintignava a rispondere: pareva quasi che si vergognasse.

― Dunque?... ― insisté lo zio, alzando sempre più la voce.

― Ecco.... dirò.... una bestia così brutta....

― Quale bestia?...

― Io....

― Come? tu sei una bestia?...

― Io, no: quell’altra, che ho trovata nel bosco....

― Non capisco nulla: ma spiegati, per carità!... Dov’hai lasciato i tuoi cugini?

― Fra poco verranno.... [p. 134 modifica]

― Eccoci qui! eccoci qui! ― gridarono di fuori cinque voci argentine e squillanti, come tanti campanelli.

E nel tempo stesso entrarono in sala i cinque ragazzi, che si buttavano via dalle matte risate.

Il babbo, che non sapeva il motivo di questo gran buon umore, disse allora con accento risentito:

― Finitela una volta! Si potrebbe sapere almeno di chi ridete?

― Si ride di lui!... E accennando Leoncino, dettero in una risata più forte.

― Del nostro coraggioso generale! ― E qui una risata più lunga.

― Povero generale, che paura che ha avuta! Diamogli subito un bicchier d’acqua! ― E qui una risatona così sguaiata, che non finiva più.

E Leoncino?