Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
― 134 ― |
― Eccoci qui! eccoci qui! ― gridarono di fuori cinque voci argentine e squillanti, come tanti campanelli.
E nel tempo stesso entrarono in sala i cinque ragazzi, che si buttavano via dalle matte risate.
Il babbo, che non sapeva il motivo di questo gran buon umore, disse allora con accento risentito:
― Finitela una volta! Si potrebbe sapere almeno di chi ridete?
― Si ride di lui!... E accennando Leoncino, dettero in una risata più forte.
― Del nostro coraggioso generale! ― E qui una risata più lunga.
― Povero generale, che paura che ha avuta! Diamogli subito un bicchier d’acqua! ― E qui una risatona così sguaiata, che non finiva più.
E Leoncino?
IV.
Leoncino aveva perduto la voce. Stava ritto in mezzo alla sala, con la testa bassa, col mento conficcato nello stomaco, e di tanto in tanto dava dell’occhiatacce ai suoi compagni, come dire: «Quando saremo fuori di qui, faremo i conti e me la pagherete!...»
― Dunque, si può sapere che cos’è accaduto? ― domandò il babbo.
― Te lo racconterò io ― disse Raffaello, quello che faceva da cavalleria.
― No: io! ― gridò Gigino, il rappresentante la fanteria.