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il fuoco. Allora, tutti i soldati, compreso il trombettiere, armati di grossi bastoni, principiavano a bastonare furiosamente il tronco della quercia; e nel bollor della mischia si sentiva sempre la voce del generale, che gridava: — Avanti! Coraggio, marmotte!... Serrate le file!... Alla baionetta! —
Quando i soldati, stanchi trafelati, non ne potevano proprio più, allora buttavano via i bastoni e la battaglia era finita.
E la quercia?... La povera quercia si lasciava tutti i giorni bastonare, senza mai rivoltarsi, senza mai mandar fuori una mezza parola di lamento: solo di tanto intanto scoteva malinconicamente i suoi rami coperti di foglie, quasi volesse dire:
— Poveri ragazzi! lasciamoli fare! Hanno così poco giudizio!... —
III.
Un giorno, per altro, avvenne un caso orribile e spaventoso; ed ecco come andò.
Il piccolo esercito, secondo il solito, si avanzava a marcia forzata dentro il bosco, in cerca del solito nemico.
Quando, tutt’a un tratto, il general Leoncino, che camminava fieramente avanti una ventina di passi, si fermò esterrefatto, e cacciando un grido acutissimo di terrore, si dette a scappare verso casa.
La sua fuga fu così precipitosa e disordinata, che per