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Trattato della scienza - Della terza scienzia, cioè diabolica

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Trattato della scienza - Della terza scienzia, cioè diabolica
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Della terza scienzia, cioè diabolica.


La terza scienzia si è la scienzia diabolica; e chiamasi scienzia diabolica in due modi: cioè, o la scienzia la quale ha il diavolo delle cose ch’egli sa; o vero la scienzia per la quale l’uomo sa o vuole sapere quello che sa il diavolo o dal diavolo. La prima scienzia diabolica si è quella per la quale il diavolo sa quello ch’egli sa: ed è molto grande questa scienzia; chè, avvegna che ’l diavolo, peccando e rovinando di cielo, perdesse la grazia e la gloria, non perdè però la naturale scienzia la quale Iddio creatore pose nell’angelica natura. Onde, come il diavolo non perdè niente della sua naturale et essenziale sustanzia, così non perdè la naturale scienzia, per la quale egli escellentemente, più che niuno uomo puro, o per naturale ingegno o per esercizio di studio, conosce e sa tutte le scienze e l’arti; avendo chiaro conoscimento, non solamente in genere, ma specificatamente e singolarmente di tutte le cose naturali, spirituali e corporali. Ond’egli conosce e sa di Dio quanto il naturale intendimento ne puote senza lume di grazia comprendere. Cognosce delle sustanzie separate, cioè degli Angioli e delle loro sustanzie, le propietadi naturali, gli ordini e loro ofici, e quanto si stende la loro virtù e potenzia naturale. Egli conosce e sa delle stelle e de’ pianeti1 e loro siti, spere2 e cerchi, le loro altezze e [p. 298 modifica]quantitadi, le loro differenzie e propietadi, i loro corsi, equazioni, coniunzioni e giudicii, e le loro influenzie, virtudi, afflati e varietadi. Egli sa e conosce la natura e la sustanzia dell’anima, e le sue potenzie intellettive e sensitive e appititive, le sue propie operazioni sanza il corpo, e quelle che sono comuni co’ sentimenti del corpo. Conosce ancora il diavolo la natura e le propietadi degli elementi, le complessioni de’ corpi, le nature e le spezie de’ pesci, degli uccelli e delle bestie: sa le spezie degli alberi, la natura, la qualità, le virtù dell’erbe e delle pietre preziose, le miniere3 dell’oro e dell’argento e degli altri metalli: e brievemente, tutte le cose che sono scibili, cioè che si possono sapere, e che si sanno naturalmente e per essercizio di studio da qualunche umano intelletto, il diavolo escessivamente lo ’ntende e sa. Onde i dottori, considerando la sua grandissima scienzia, fanno quistione s’egli sa i pensieri del quore, o le cose che sono a venire. E rispondono in prima de’ pensieri del quore, e dicono ch’e’ pensieri si possono conoscere in due modi. L’uno si è, che si conoscono in alcuno loro effetto che apparisca di fuori: e in questo modo, non che dal diavolo, ma dall’uomo spesse volte si conoscono i pensieri dentro, secondo che gli uomini hanno più sottile giudicio, o per naturale disposizione o per iscienzia o per isperienzia delle cose occulte. Onde, non solamente per operazioni di fuori, ma per uno sembiante, per uno isguardo, per uno mutamento di viso, s’avvedrà l’uomo de’ pensieri e dell’affezione ch’è dentro: come i medici sperti, per lo polso o per alcun altro segno, conosceranno la disposizione de’ pensieri e delle passioni e dell’affezioni dell’animo; come sono amore, paura, tristizia, e di più altre. L’altro modo a che si possono conoscere i pensieri, si è secondo che sono nello ’ntelletto e nell’affezioni; secondo che sono nella volontà o nel [p. 299 modifica]quore; chè tanto è a dire. E secondo questo modo, niuna creatura che sia fuori dell’uomo gli può conoscere, ma solo Iddio, al quale la volontà e ’l quore dell’uomo, senza niuno mezzo, sono suggetti e manifesti: come pruova santo Agostino nel libro De divinatione doemonum, e san Tommaso nella Somma. E però dicea Iddio per Ieremia profeta: Pravum est cor hominis et inscrutabile, et quis conoscet illud? Ego Dominus, scrutans corda: Il quore dell’uomo è profondo e perverso, e da non poterlo cercare: chi adunque lo potrà cognoscere? e séguita: Io, che sono il Signore, ricerco i quori. E ’l profeta David: Scrutans corda et renes Deus. Non puote, adunque, il diavolo sapere i pensieri e le volontà del quore, se per alcuno modo non s’aprono per atto, o per segno, o per sembianti di fuori. E a questo séguita ch’egli sa tutto che gli uomini dicono, e ciò che fanno e ch’egli órdinano in qualunche luogo, in qualunche tempo e in qualunche modo. E ancora séguita che sa quello che l’uomo immagina fantasticando, e quello che sogna; imperò che la immaginazione e ’l sogno non sono chiusi dentro dallo ’ntelletto e dalla volontà, ma sono sentimenti corporali, avvegna che sieno4 dentro, per rispetto a’ sentimenti di fuori. Del sapere delle cose che non sono ancora, ma sono a venire, dicono i dottori, ch’elle si possono sapere in due modi. L’uno modo è conoscerle nelle loro cagioni; e in questo modo le cose che sono a venire, quando di necessità séguitano e avvengono, per certa scienzia si sanno: come che il sole si levi domane,5 e ch’egli scuri, quando luna s’interpone; e così di tutte l’altre cose che di necessità avvengono. Ma quando le cose che sono a venire non séguitano di necessità, avvegna che ’l più delle volte; allora non si sanno per certo, ma per [p. 300 modifica]congettura6 o per avviso: come il medico, che sa per la scienza della medicina le cagioni della sanità,7 e che ’l più delle volte con quelle ha sanati gl’infermi, conosce e predice la santà dello ’nfermo. Ma quando le cose che sono a venire séguitano delle loro cagioni, radissime volte (avvegna che alcuna volta) quelle non si possono sapere: imperò che vengono a caso e a fortuna e di rimbalzo; onde di quelle cota’ cose non puote essere scienza. Quest’è uno modo a conoscere le cose che sono a venire nelle loro cagioni, ed è al diavolo manifesto e chiaro; e tanto più che all’uomo, quanto egli conosce le cagioni delle cose più perfettamente: come il medico, il quale più sottilmente cognosce le cagioni della sanità, meglio e più certamente prenunzia8 e predice lo stato dello ’nfermo, e la sanità che ancora ha venire. Per quello che detto sia,9 non è però da ’ntendere che ’l diavolo abbia scienzia delle cose casuali. E se alcuna volta gli venisse predetta alcuna di quelle, non sarebbe però che n’avesse scienzia, ma sarebbe per uno apporre e per abbattimento,10 come potrebbe ancora intervenire all’uomo. Avvegna che si truovino alcuni che favoreggiando la parte del diavolo, dicono ch’egli sa le cose casuali e particulari che sono a venire, e che di fatto le predice. A’ quali si risponde, che non dicono vero, e sono bugiardi come colui il quale eglino favoreggiano; chè, come dice Cristo di lui: Egli è bugiardo e padre della bugia. A quello che dicono, che di fatto il diavolo predice le cose innanzi ch’elle sieno, le casuali e l’altre; dico che ciò può essere in tre modi. L’uno per abbattimento; chè dicendo molte cose, com’egli è [p. 301 modifica]richiesto e com’egli suol dire prosontuosamente, abbattesi di dire alcuna vera, benchè non lo sappia per certo. L’altro modo com’egli può sapere le cose che sono a venire, si è per revelazione; chè Dio e gli Angioli santi alcuna volta revelano a’ demonii alcune cose che sono loro occulte, secondo l’ordine della divina provvidenzia e della sua giustizia, la quale usa non solamente agli Angeli buoni, ma eziandio agli spiriti rei, ad esecuzione della sua volontade. L’altro modo può essere per la ignoranza degli uomini, che credono che certe cose sieno casuali e contingenti, perché non sanno le cagioni, che al diavolo, che le sa, sono necessarie:11 come molti effetti si producono, le cagioni de’ quali sono dalle stelle e dagli altri occulti movimenti della natura, i quali gli uomini non sanno, o pochi le sanno, e ’l diavolo le sa certamente; sì che a lui non sono le cose casuali e contingenti, come sono agli uomini ignoranti; i quali voglion dare al diavolo più scienzia ch’e’ non ha, e dall’altra pare gli vogliono tôrre quella ch’egli ha. E così egli dice loro quello che non sa, e non dice loro quello che sa; e alla fine, avendogli ingannati e di quello che sa e di quello che non sa, tôrrà loro l’anime, e meneràlle12 alle pene eterne, che sa ch’egli ha; e eglino le proverranno quando vi si troverranno dentro, da che nol voglion sapere innanzi che vi vadano. L’altro modo per lo quale si sanno le cose che sono a venire, si è conoscerle13 in loro medesime: e in questo modo solo Iddio le conosce, il quale tutte le cose che sono passate, quelle che sono presenti e quelle che sono a venire, di qualunche condizione sieno, o necessarie o contingenti, tutte le vede nella sua eternitade, la quale tutto il tempo e tutte le cose che si fanno in tempo igualmente inchiude, e presenzialmente vede. Onde san Paolo dice: Tutte [p. 302 modifica]le cose sono iscoperte ed aperte agli occhi d’Iddio. E in un altro luogo dice: Vocat et quoe non sunt, tamquam ea quoe sunt: Iddio chiama e conosce le cose che non sono, come quelle che sono. E che le cose che sono a venire si sappiano solamente da Dio per lo modo ch’è detto, e non da veruna creatura, Isaia profeta il dimostrò quando disse: Annunciate quoe ventura sunt in futurum, et sciemus quod Dii estis vos: Annunziateci le cose che sono a venire, e saperremo di certo che voi siete Iddii. Alla molta scienza e al grande sapere del diavolo, séguita ch’egli abbia grande forza e molta potenzia; chè, come dicono i dottori, tutta la natura delle cose corporali è suggetta all’Angiolo, e al buono e al reo, naturalmente poterla14 muovere di luogo a luogo. Onde non è niuno sì grande corpo o città o castello o montagna che ’l diavolo non possa muovere, e di súbito; e così d’ogni altra cosa maggiore e minore. E però sappiendo egli ogni scienza e ogni arte, congiugne le cose l’una coll’altra; chè tutti gli obbediscono quanto al movimento locale, e puote fare e fare parere maravigliose cose. Non dico però che ’l diavolo possa fare veri miracoli, ma sì cose maravigliose; ed intendendo per veri miracoli propiamente le cose che si fanno sopra l’ordine o fuori dell’ordine di tutta la natura; come sarebbe risuscitare uno morto, o creare di niente alcuna cosa, o rendere il vedere a uno cieco, e così fatte cose: e tali miracoli solo Iddio puote fare. Cose maravigliose appello certe cose disusate, o che gli uomini non sanno e non posson fare; onde quando le veggion fare, se ne maravigliano, chè non sanno le cagioni ne ’l come. E molte cota’ cose puote fare il diavolo:15 come, potrebbe fare venire subitamente molti serpenti, non che gli creasse di nuovo, ma tôrrebbegli di quella selva dove fossono, [p. 303 modifica]e porrebbegli16 in quell’altro luogo: potrebbe fare una tempesta in mare e nell’aria: potrebbe sanare uno infermo, non súbito e sanza medicina (che ciò sarebbe vero miracolo), ma con medicine appropriate, le quali egli sa meglio che niuno medico che sia al mondo; o una infermità che facesse venire egli (che’l può fare), togliendo via le cagioni per le quali fosse venuta la ’nfermitade, rimarrebbe l’uomo sano, e parrebbe che l’avesse sanato. Con tutta la sua scienzia, e con tutta la sua potenzia, della quale dice la Scrittura, che non è simile sopra la terra, non puote mutare il diavolo la volontà dell’uomo, sopra la quale, e sopra tutta la parte intellettiva, non ha balía né forza niuna, parlando propiamente. Onde non può mettere nel quore un pensiero17 né uno desiderio che l’uomo non voglia ricevere né avere; e non puote entrare né adoperare dentro nel quore o nella mente, se l’uomo non gli apra l’uscio col consentimento della volontade: che se ciò potesse fare d’entrarvi, o di mettervi dentro quello ch’egli volesse, considerando la sua malizia, e la volontà ostinata al male, e la ’nvidia odiosa ch’egli porta all’uomo, niuno gli camperebbe dinanzi; e così si tôrrebbe la libertà dell’albitrio all’uomo, e non arebbe signoria delle sue operazioni, e non gli si imputerebbe né ’l merito né ’l peccato. E avvegna che non possa adoperare dentro alla mente per diretto, per indiretto18 puote assai di male operare; chè puote, e tutto dì il fa, andare d’intorno; e se non dentro dalla porta, almeno dentro dagli antiporti,19 che sono i sentimenti di fuori e dentro, i quali egli puote trasmutare, alterare, informare e figurare: e tutta la parte sensitiva dentro e di fuori è suggetta alla [p. 304 modifica]scienza e alla forza sua, la quale, immutata e alterata, ha a provocare e incitare la parte intellettiva, cioè la volontà e la ragione. Le quali si muovono negli uomini viziosi, i quali non sono20 per essercizio di virtù usati di reggerle e di raffrenarle; si avventano isfrenatamente a seguitare l’appetito sensitivo: il quale commosso dal diavolo, per ira, o per concupiscienza, o per letizia, o per tristizia, o per paura, o per amore, o per soperchievoli stemperamenti d’umori, o per rigogliosi movimenti di spiriti, o per disordinato riscaldamento de’ membri, trae provocando fortemente la volontade, non aiutata dalla ragione; la quale dalle passioni dell’appetito sensitivo è occupata e offuscata, intanto che non discerne, giudicando, quello che la volontà debba ragionevolmente volere. E in questo modo puote il diavolo provocare, tentando e incitando la volontà dell’uomo, ma non di necessità inchinarla. E così s’intende la Scrittura, dove dice: Cum diabolus iam misisset in cor, ut traderet eum Iudas, e quello che séguita; e in qualunche altro luogo di ciò parlasse. Puote adunque il diavolo trasmutare la immaginazione e fantasia,21 o, dormendo, facendo sognare; o, vegghiando, facendo parere e immaginare figure, impressioni, similitudini di cose paurose, dilettevoli, terribili e noiose, o di cose vere o di cose che paiono vere. Onde puote fare parere alla persona, o di sé medesimo o d’altrui, che sieno quello che non sono e che non sieno quello che sono: come interviene a’ farnetici e agli ebbri, e a coloro che per alcuna passione d’amore, o di paura, o d’altro grave accidente, perturbata la loro immaginativa, escono fuori della memoria e perdono il conoscimento.

Onde si legge nelle cronache, che al tempo di papa [p. 305 modifica]Leone, nelle terre di Roma furono due albergatrici,22 che dando agli uomini certo cacio incantato, gli facevano diventare somieri. E nella Vita de’ Santi Padri si legge, che fu menata a un santo padre da’ parenti una fanciulla ch’era diventata una cavalla. E’ libri de’ poeti tutti son pieni di cotali trasformazioni; come mostra il libro Metamorfoseos d’Ovidio, e quello d’Apulegio Platonico dell’Asino dell’oro. E tutte queste cose, come pruova santo Agostino nel libro della Città di Dio, non furono secondo verità ma così parevano, facendo il diavolo ludificazione e fascinazione, cioè con inganno e con uno abbagliamento così parere nella immaginazione e negli occhi di coloro che ciò vedevano. Onde il santo padre disse a’ parenti di quella fanciulla che gli era stata menata com’una cavalla, che vedea egli una fanciulla, e non cavalla. E fatta orazione, pregando Iddio che togliesse dagli occhi loro quello inganno, partendosi dagli occhi loro quella brutale figura della cavalla che il diavolo v’avea impressa, ricevettono la loro figliuola nella propia figura; la quale non era però in sé mutata, ma così parea. Non puote, adunque, il diavolo mutare una cosa in altra sustanzialmente, trasformando le cose o di nuovo creandole, ch’è propia e sola virtù di Dio; avvegna che le possa fare parere. Potrebbesi fare una quistione: – Con ciò sia cosa che ’l diavolo, secondo ch’è detto di sopra, sappia e possa tanto, come non l’aopera egli in male, e ’l suo sapere e ’l suo potere, più ch’egli non fa, avendo egli sempre la mala volontà? – A ciò si risponde: che ’l diavolo fa male assai, e troppo più ch’altri non crede e non sa, e all’anime e a’ corpi; e nondimeno non ne fa tanto quanto vorrebbe, imperò che Dio e gli Angioli santi il raffrenano, e non lasciano fare tutto ciò che saprebbe, potrebbe e vorrebbe, di male.

Note

  1. Così nel Testo a penna; e gli stampati, d'accordo: delle pianete.
  2. In luogo di spere, nel Codice: e loro splendori.
  3. Così correggeva il Salviati l'erroneo maniere, ch' è pure nell'antica stampa, in quella degli Accademici e nel nostro Manoscritto.
  4. Nel Manoscritto: sono. E nella stampa del 25: avvegnachè dentro.
  5. Il nostro Testo ha, non bene: come il sole che si leva da mattina. Questo secondo errore (cioè per domattina) è ancora nel Salviati.
  6. Congittura, nel Manoscritto.
  7. Lo stesso, ma per iscambio di lettere, come sembra: della vita.
  8. Lezione desunta dal nostro Codice, che, per omissione di segni, ha: penunzia. La stampa del 25: pronostica; e le anteriori: pronunzia.
  9. Così tutti; onde non pare dubbia l'intenzione dell'autore di accostarsi, con tal forma, al fare de' latini.
  10. Ediz. 95: per uno apporsi per abbattimento.
  11. Intendasi, chi non trovasse chiaro abbastanza questo costrutto: le quali cose al diavolo, o pel diavolo, che sa le cagioni, sono necessarie.
  12. Ediz. 95 e 85: merralle.
  13. Nel Testo a penna: si è a conoscerle.
  14. Ediz. 95 e 85: di poterla; 25: a poterla. E la più antica, seguendo: di luogo in luogo.
  15. Ediz. 95: et molte tali cose può il diavol fare; 85: E molte cotali cose può il diavol fare; 25: E molte cose tali puote il diavolo fare.
  16. Il Manoscritto: porterebbegli.
  17. Ivi, e certo a sproposito: alcuno buono pensiero.
  18. Abbiamo qui seguitata l'edizione del 25, poichè dalla lezione offertaci dal Manoscritto e confermata dal Salviati, per diretto o per indiretto, non può ben trarsi ben chiaro nè ragionevole concetto. Peggio, poi, la stampa del primo secolo: per directo indirecto.
  19. Ediz. 95: dentro all'antiporto.
  20. Volentieri avremmo qui dato a leggere: non sendo ec. raffrenale, si avventano: ma il consenso dei codici e delle stampe ce ne fanno divieto.
  21. Non bene le antiche stampe: di fantasia; e peggio il Codice: da fantasia.
  22. Ediz. 95: albergatori.