Sotto il velame/La mirabile visione/I

I. La Donna Gentile e Lucia

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La mirabile visione La mirabile visione - II

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I.


LA DONNA GENTILE E LUCIA


La Donna Gentile che è nel cielo, significa per certo la Misericordia di Dio. Ella si compianse dell’impedimento del viatore, e frangeva il duro giudizio che di lui si faceva. Era la Misericordia che tratteneva la Giustizia. Ed è certo che la Donna, in cui la Misericordia s’impersona, si chiama Maria. Qual Donna può chiamarsi “gentile„ o nobile, per eccellenza, se non quella che “nobilitò„ l’umana natura? Qual Donna può compiacersi del male d’una creatura e frangere il giudizio a lei avverso, se non quella la cui1

                         benignità non pur soccorre
               a chi domanda, ma molte fiate
               liberamente al domandar precorre?

se non quella in cui è “misericordia„ e “pietate„? Ma sopra tutto che ella si chiami Maria, si rileva da ciò che, Maria, come si discerne facilmente, ha in [p. 450 modifica]tutta la Comedia una parte precipua. Dante dalla tenebra della selva giunge alla visione di Dio. Questa via fa seguendo l’istinto dello Spirito. Maria che dallo Spirito concepì, l’unica sposa dello Spirito, è, ragionevolmente, quella che la via gl’impetra. Così se Dante vedrà Dio, da Maria vi sarà disposto. Così, se Dante ha i doni dello Spirito, per i quali ottiene nel paradiso i premi proposti alle sette virtù nel purgatorio; è l’“ancilla dei„ col suo esempio che glieli ottiene. Così dunque, se quando rovina in basso loco, ha un soccorso dall’alto, è Maria che glielo porge, chiamando Lucia e mandandola a Beatrice, che manda Virgilio.2 E Dante era devoto del bel Fiore che sempre invocava e mane e sera.3

Lucia, la nostra fonte ci dice apertamente, chi è. È la Grazia della remission de’ peccati; è Laban, cioè dealbatio. Dante stesso dichiara la ragion del suo nome. Egli dice: “bianchezza è un colore pieno di luce corporale, più che null’altro„.4 Lucia, dunque, senza più verun dubbio, è questa “bianchezza di luce„, cioè dealbatio, cioè Laban, cioè Grazia della remission dei peccati, cioè Grazia senz’altro. E così Dante è fedele o servo di Lucia, come Giacobbe di Laban.5 E, come Giacobbe, serve alla “Bianchezza di luce„, cioè alla Grazia della [p. 451 modifica]remission dei peccati, durante sette e sette, non anni, ma peccati; mortali e veniali, e così acquista sette virtù, alle quali sono ascritti sette premi, che poi vedrà godere e godrà.

Lucia è nemica di ciascun crudele; e invero a Beatrice parla pietosamente dello smarrito laggiù.6 È lei che trasporta Dante addormentato dalla valle amena alla soglia del purgatorio; ed è assomigliata a un’aquila che discende dal cielo come folgore; e nel cielo rapisce l’uomo che dorme; e nel cielo ardono tutti e due, sì che il sonno dell’uomo si rompe. Ed ella dice, mentre l’anima di Dante dentro dormiva sopra i fiori:7

                                Io son Lucia:
               lasciatemi pigliar costui che dorme,
               sì l’agevolerò per la sua via.

Infine ella siede nel Paradiso “contro al maggior padre di famiglia„, cioè dirimpetto a Adamo, che è alla sinistra di Augusta, cioè della Donna Gentile o nobile per eccellenza, dell’umile e perciò alta più che creatura, di Maria.8 Ella invero si muove a un cenno di Maria, perchè dalla Misericordia di Dio proviene la Grazia.9

La Grazia si distingue dai dottori in operante e cooperante, preveniente e susseguente, che rende grato e che è data gratis. [p. 452 modifica]

Alcuno può dire che la grazia preveniente si fonde con la misericordia, e che perciò Maria è la grazia preveniente, e Lucia la susseguente; e ancora, che la grazia operante si riferisce a Dio e perciò alla sua misericordia e quindi a Maria, e che in conseguenza Lucia è solamente la grazia cooperante, in cui la mente nostra non è solamente mossa dall’inspirazione divina, ma anche movente. Può dir questo e può dir altro, e recar molti lumi e far molto buio. Sta bene in fatto che sia la misericordia che precorra e prevenga:

               liberamente al domandar precorre;

ma come la misericordia sebben sia di Dio, è non Dio stesso, sì Maria, o, insomma, la misericordia di Dio, così questo precorrere è non la Misericordia, ma la Grazia di Dio. Come in mitologia se si riconosce, metti il caso, che Athena, è il senno di Zeus, non ne seguita che Athena sia Zeus, così in questa mitologia (sia detto senza alcuna irreverenza) cristiana e Dantesca, nè la Misericordia di Dio va confusa con Dio, nè la sua Grazia con la sua Misericordia. E in Lucia, s’ella è la Grazia, è molto probabile si trovino le note che alla Grazia assegnano i teologi. Di vero ella previene, quando va a Beatrice (è la Donna Gentile che previene; ma il suo prevenire si chiama Gratia praeveniens); sussegue, quando trasporta Dante; opera la prima volta; coopera la seconda, come ella dice chiaramente:

               sì l’agevolerò per la sua via.

L’uomo è per la via del bene e del pentimento o [p. 453 modifica]della purgazione: la Grazia, cooperando con lui, l’agevola. Chè la Grazia è necessaria sì al principio della conversione, sì al progresso e alla perseveranza.10 E ricordiamo la definizione di S. Agostino, maestro e autore in questa materia. Eccola: la Grazia è “un certo aiuto di bene operare aggiunto alla natura e alla dottrina per inspirazione d’una sopra modo accesa e luminosa carità„.11 Or sappiamo non solo perchè la Grazia si chiami Lucia, ma anche perchè l’aquila che la simboleggia, dopo essere scesa come folgore e aver rapito Dante infino al foco,12

               ivi pareva ch’ella ed io ardesse,
               e sì l’incendio imaginato cosse...

Or perchè è nimica di ciascun crudele? In questa espressione, comunque interpretata, è certo l’idea di mitezza e di dolcezza. Lucia è mite e dolce, sia che la vogliamo nemica di tutti i crudeli, sia che nemica d’ogni crudeltà. Orbene la Grazia, secondo il medesimo maestro e autore, è la manna, è benedizione di dolcezza13 “per la quale avviene in noi che ci diletti e che desideriamo, ossia amiamo, ciò che ci comanda„; la Grazia “è significata con le parole latte e miele; chè la è dolce e nutriente„,14 è significata dalla copia di latte,15 poichè “emana dall’abbondanza dei visceri materni e con dilettevole misericordia è infusa gratis ai pargoli„:16 della quale imagine materna è traccia in Dante che [p. 454 modifica]trasportato in sogno dall’aquila, si raffigura, quando è desto, in Achille,

               quando la madre da Chiron a Sciro
               trafugò lui dormendo in le sue braccia,

che è proprio l’atteggiamento di Lucia che tolse Dante e lo posò, come mamma la sua creatura, il suo lattante. E tralascio molte altre cose sul potere illuminante della Grazia e sulla sua dolcezza, perchè quel che basta, basta. Io non voglio, almen qui, dissertare sulle idee di Dante e dei dottori e dei padri: voglio riconoscere quali sono codeste idee.

È dunque nemica di ciascun crudele, perchè è manna e miele e latte. Inoltre è tale che nessun duro cuore la respinge, e toglie ogni durezza di cuore, toglie il cuor lapideo, cioè la volontà più dura e ostinata contro Dio.17

Ed ora c’è egli bisogno di dichiarare che Lucia è anche gratum faciens e gratis data? Ammiriamo! Dante è il primo poeta, nel mondo, dopo quei primigenii che non hanno nome, dopo quei nuovi della terra e del sole e delle stelle e degli alberi e degli animali, che agli altri scopersero queste cose belle, significandole con parole e imagini. Essi mettevano il nome delle cose piccole alle grandi e delle vicine alle lontane e delle reali alle sognate. E Dante fu come essi un mitologo primitivo; il mitologo del mondo spirituale cristiano.

Vedete: Lucia parla a Beatrice:

               Beatrice, loda di Dio vera;

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s’insinua con un elogio:

               chè non soccorri quei che t’amò tanto;

ne ricerca il cuore memore:

               che uscìo per te della volgare schiera?

ne tenta l’amor proprio:

               Non odi tu la pièta del suo pianto?

la esagita, la rimprovera:

               Non vedi tu la morte che il combatte;

la sollecita:

               su la fiumana ove il mar non ha vanto?18

la spaventa. Beatrice, a questa preghiera in cui è tutto l’artifizio dell’oratoria ingenua, con quelle interrogazioni, con quelle anafore, Non odi tu? Non vedi tu?, Beatrice, dopo cotai parole fatte (la quale espressione si riferisce non solo a ciò che fu detto ma al come fu detto), balza dal beato scanno, e scende a visitar l’uscio dei morti. Va bene? Ma il bello e il grande di Dante non è nell’aver fatto qui un discorsino ben concinnato, secondo e le regole nell’oratoria e i dettami dell’amor che spira; sì è in tale sublime etopeia dell’astratto, in tale precisa significazione d’un mito spirituale: La Grazia che rende grato. Nè meno mirabile è la traduzione in imagine dell’altro concetto teologico: La Grazia data gratis. Abbiamo [p. 456 modifica]visto come esprime S. Agostino questa intima inspirazione divina, superiore, e di gran lunga, ai nostri meriti, per la quale un pescatore diventa un apostolo, senz’altra manifesta sua operazione che quella di lasciar fare. Oltre evidente, è assai soave la sua espressione: la Grazia scende nel cuore, come il latte nella bocca del pargolo, oh! gratuitamente davvero. Ma Dante ha più larga imagine, cioè ne ha due, e non è meno soave nella seconda delle due, come è più preciso nel complesso di entrambe. L’aquila che scende come folgore ricorda la colomba e le lingue di fuoco che fanno di pescatori apostoli: Gratia gratis data, che empie di fervore e d’ebbrezza i cuori. Ma poi ci è Lucia che giunge presso il dormiente. Dante dorme: come avrebbe potuto salire? Non solo non moveva i passi, ma dormiva. E Lucia lo porta su, come una madre il suo piccolo, e dice d’agevolarlo soltanto. Nel che è da vedere un altro concetto teologico, che in noi anche la penitenza è opera di Grazia; da noi, non ci sapremmo nemmeno pentire! Dio ci perdona, se ci pentiamo; ma non ci pentiamo, se non ce lo da lui, il pentire. Si può esser più buoni di così? si può dare più gratis, quello che si dà?

Aggiungiamo che Lucia dipende da Maria che è misericordia e “carità„. Ella ha attinenza a un’altra virtù teologica, alla “speranza„. Chè “sotto la Grazia è speranza, come timore sotto la Legge„.19 La Giustizia pronunziava il suo giudizio. Maria lo franse e chiamò Lucia. In tanto Dante perdeva “la speranza dell’altezza„.

Note

  1. Par. XXXIII 16 segg. Vedi v. 5 e 19.
  2. Vedi anche, nel Dizionario Dantesco di G. Poletto, l’articolo «Maria».
  3. Par. XXIII 88 seg.
  4. Conv. IV 22: «Galilea è tanto a dire quanto bianchezza. Bianchezza è un colore pieno di luce corporale più che nullo altro». Quando il Poeta scriveva il III 5 del Convivio aveva forse già in mente questo senso mistico di «Grazia che vien di Misericordia» di Lucia, poichè pone a due supposte città il nome di Maria e di Lucia.
  5. Inf. II 98.
  6. Inf. II 106 segg.
  7. Purg. IX 13 segg.
  8. Par. XXXII 136 segg.
  9. Aur. Aug. 13 vol. 1035a. Cito in questi ultimi capitoli dalle Opere di S. Agostino ed. Venezia, 1769, in 18 volumi. E cito non secondo il titolo delle singole opere, ma secondo il tomo, la colonna e la lettera.
  10. Aur. Aug. 5 vol. 975 d, 976 a, b.
  11. Aur. Aug. 13 vol. 306 e.
  12. Purg. IX 31 segg.
  13. Aur. Aug. 13 vol. 552 d.
  14. id. 7 vol. 133 d.
  15. id. ib. 161 c.
  16. id. 5 vol. 898 c.
  17. Aur. Aug. 13 vol. 992 c.
  18. Inf. II 103 segg.
  19. Aur. Aug. 7 vol. 669 g.