Saul (Alfieri, 1946)/Atto quinto
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ATTO QUINTO
SCENA PRIMA
David, Micol.
la notte... Odi tu, come romoreggia
il campo? all’alba pugnerassi. — Appresso
al padiglion del padre tutto tace.
Mira; anco il cielo il tuo fuggir seconda:
la luna cade, e gli ultimi suoi raggi
un negro nuvol cela. Andiamo: or niuno
su noi quí veglia, andiam; per questa china
scendiamo il monte, e ci accompagni Iddio.
David Sposa, dell’alma mia parte migliore,
mentre Israello a battagliar si appresta,
fia pur ver che a fuggir David si appresta?
Morte, ch’è in somma? — Io vo’ restar: mi uccida
Saúl, se il vuol; pur ch’io nemici pria
in copia uccida.
Micol Ah! tu non sai: giá il padre
incominciò a bagnar nel sangue l’ira.
Achimeléch, quí ritrovato, cadde
vittima giá del furor suo.
David Che ascolto?
Ne’ sacerdoti egli ha rivolto il brando?
Micol Ben altro
udrai. Crudel comando ad Abner dava,
ei stesso, il re; che, se in battaglia mai
tu ti mostrassi, in te convertan l’armi
i campion nostri.
David E Gionata mio fido
il soffre?
Micol Oh ciel! che puote? Anch’ei lo sdegno
provò del padre; e disperato corre
infra l’armi a morire. Omai, ben vedi,
quí star non puoi: cedere è forza; andarne
lungi; e aspettare, o che si cangi il padre,
o che all’etá soggiaccia... Ahi padre crudo!
Tu stesso, tu, la misera tua figlia
sforzi a bramare il fatal dí... Ma pure,
io no, non bramo il morir tuo: felice
vivi; vivi, se il puoi; bastami solo
di rimaner per sempre col mio sposo...
Deh! vieni or dunque; andiamo...
David Oh quanto duolmi
lasciar la pugna! Ignota voce io sento
gridarmi in cor: «Giunto è il terribil giorno
ad Israéle, ed al suo re...». Potessi!...
Ma no: quí sparso di sacri ministri
fu l’innocente sangue: impuro è il campo,
contaminato è il suolo; orror ne sente
Iddio: pugnar non può quí omai piú David. —
Ceder dunque per ora al timor tuo
emmi mestiero, ed all’amor tuo scaltro. —
Ma tu, pur cedi al mio... Deh! sol mi lascia...
Micol Ch’io ti lasci? Pel lembo, ecco ti afferro;
da te mai piú, no, non mi stacco...
David Ah! m’odi.
Male agguagliar tuoi tardi passi a’ miei
potresti: aspri sentier di sterpi e sassi
a pormi in salvo, poiché il vuoi. Deh! come
i piè tuoi molli a strazio inusitato
regger potranno? Infra deserti sola
ch’io ti abbandoni mai? Ben vedi; tosto,
per tua cagion, scoperto io fora: entrambi
alla temuta ira del re davanti
tosto or saremmo ricondotti... Oh cielo!
Solo in pensarvi, io fremo... E poniam anco,
che si fuggisse; al padre egro dolente
tor ti poss’io? Di guerra infra le angosce,
fuor di sua reggia ei sta: dolcezza alcuna
pur gli fa d’uopo al mesto antico. Ah! resta
al suo pianto, al dolore, al furor suo.
Tu sola il plachi; e tu lo servi, e il tieni
tu sola in vita. Ei mi vuol spento; io ’l voglio
salvo, felice, e vincitor:... ma, tremo
oggi per lui. — Tu, pria che sposa, figlia
eri; né amarmi oltre il dover ti lice.
Pur ch’io scampi; che brami altro per ora?
Non t’involare al giá abbastanza afflitto
misero padre. Appena giunto in salvo,
io ten farò volar l’avviso; in breve
riuniremci, spero. Or, se mi dolga
di abbandonarti, il pensa... Eppure,... ahi lasso!...
come?...
Micol Ahi me lassa!... e ch’io ti perda ancora?...
Ai passati travagli, alla vagante
vita, ai perigli, alle solinghe grotte,
lasciarti or solo ritornare?... Ah! s’io
teco almen fossi!... i mali tuoi piú lievi
pur farei,... dividendoli...
David Ten prego,
pel nostro amor; s’è d’uopo, anco il comando,
per quanto amante il possa; or non mi dei,
né puoi seguir, senza mio danno espresso. —
indugiar piú: l’ora si avanza: alcuno
potria da questo padiglion spiarne,
e maligno svelarci. A palmo a palmo
questi monti conosco: a ogni uom sottrarmi
son certo. — Or, deh! l’ultimo amplesso or dammi.
Dio teco resti; e tu, rimani al padre,
fin che al tuo sposo ti raggiunga il cielo...
Micol L’ultimo amplesso?... E ch’io non muoja?... Il core
strappar mi sento...
David ... Ed io?... Ma,... frena... il pianto. —
Or, l’ali al piè, possente Iddio, m’impenna.
SCENA SECONDA
Micol.
ferree catene pajon rattenermi?...
Seguir nol posso. — Ei mi s’invola!... Appena
mi reggo, non ch’io ’l segua... Un’altra volta
perduto io l’ho!... Chi sa, quando il vedrai?...
Misera donna! e sposa sei?... fur nozze
le tue?... — No, no; del crudo padre al fianco
piú non rimango. Io vo’ seguirti, o sposo... —
Pur, se il seguo, lo uccido; è ver, pur troppo!
Come nasconder la mia lenta traccia,
su l’orme sue veloci?... — Ma, dal campo
qual odo io suon, che d’armi par?... Ben odo...
Ei cresce; e sordamente anco di trombe
è misto... E un correr di destrieri... Oh cielo!
Che fia?... La pugna anzi al tornar del giorno,
non l’intimò Saúl. Chi sa?... I fratelli...
il mio Gionata... Oimè!... forse in periglio... —
Ma, pianto, ed urli, e gemiti profondi
Misero padre!... a lui si corra... Oh vista!
Ei viene; ei stesso; e in quale aspetto!... Ah! padre...
SCENA TERZA
Saul, Micol.
lasciami, deh!... Vedi: a’ tuoi piè mi prostro...
Ahi! dove fuggo?... — ove mi ascondo? O fera
ombra terribil, placati... Ma è sorda
ai miei preghi; e m’incalza?... Apriti, o terra,
vivo m’inghiotti... Ah! pur che il truce sguardo
non mi saetti della orribil ombra...
Micol Da chi fuggir? niun ti persegue. O padre,
me tu non vedi? me piú non conosci?
Saul O sommo, o santo sacerdote, or vuoi
ch’io quí mi arresti? o Samuél, giá vero
padre mio, tu l’imponi? ecco, mi atterro
al tuo sovran comando. A questo capo
giá di tua man tu la corona hai cinta;
tu il fregiasti; ogni fregio or tu gli spoglia;
calcalo or tu. Ma,... la infuocata spada
d’Iddio tremenda, che giá giá mi veggo
pender sul ciglio,... o tu che il puoi, la svolgi
non da me, no, ma da’ miei figli. I figli,
del mio fallir sono innocenti...
Micol Oh stato,
cui non fu il pari mai! — Dal ver disgiunto,
padre, è il tuo sguardo: a me ti volgi...
Saul Oh gioja!
Pace hai sul volto? O fero veglio, alquanto
miei preghi accetti? io da’ tuoi piè non sorgo,
se tu i miei figli alla crudel vendetta
David pur figlio; e il perseguisti, e morto
pur lo volevi». Oh! che mi apponi?... Arresta...
sospendi or, deh!... Davidde ov’è? si cerchi:
ei rieda; a posta sua mi uccida, e regni:
sol che a’ miei figli usi pietade, ei regni... —
Ma, inesorabil stai? Di sangue hai l’occhio;
foco il brando e la man; dalle ampie nari
torbida fiamma spiri, e in me l’avventi...
Giá tocco m’ha; giá m’arde: ahi! dove fuggo?...
Per questa parte io scamperò.
Micol Né fia,
ch’io rattener ti possa, né ritrarti
al vero? Ah! m’odi: or sei...
Saul Ma no; che il passo
di lá mi serra un gran fiume di sangue.
Oh vista atroce! sovra ambe le rive,
di recenti cadaveri gran fasci
ammonticati stanno: ah! tutto è morte
colá: quí dunque io fuggirò... Che veggo?
Chi sete or voi? — D’Achimeléch siam figli.
«Achimeléch son io. Muori, Saulle,
muori». — Quai grida? Ah! lo ravviso: ei gronda
di fresco sangue, e il mio sangue ei si beve.
Ma chi da tergo, oh! chi pel crin mi afferra?
Tu, Samuél? — Che disse? che in brev’ora
seco tutti saremo? Io solo, io solo
teco sarò; ma i figli... — Ove son io? —
Tutte spariro ad un istante l’ombre.
Che dissi? Ove son io? Che fo? Chi sei?
Qual fragor odo? ah! di battaglia parmi:
pur non aggiorna ancor: sí, di battaglia
fragore egli è. L’elmo, lo scudo, l’asta,
tosto or via, mi si rechi: or tosto l’arme,
l’arme del re. Morir vogl’io, ma in campo.
Micol Padre, che fai? Ti acqueta... Alla tua figlia...
L’asta, l’elmo, lo scudo; ecco i miei figli.
Micol Io non ti lascio, ah! no...
Saul Squillan piú forte
le trombe? Ivi si vada: a me il mio brando
basta solo. — Tu, scostati, mi lascia;
obbedisci. Lá corro: ivi si alberga
morte, ch’io cerco.
SCENA QUARTA
Saul, Micol, Abner con pochi soldati fuggitivi.
deh! dove corri? Orribil notte è questa.
Saul Ma, perché la battaglia...?
Abner Di repente,
il nemico ci assale: appien sconfitti
siam noi...
Saul Sconfitti? E tu fellon, tu vivi?
Abner Io? per salvarti vivo. Or or quí forse
Filiste inonda: il fero impeto primo
forza è schivare: aggiornerá frattanto.
Te piú all’erta quassú, fra i pochi miei,
trarrò...
Saul Ch’io viva, ove il mio popol cade?
Micol Deh! vieni... Oimè! cresce il fragor: s’inoltra...
Saul Gionata,... e i figli miei,... fuggono anch’essi?
Mi abbandonano?...
Abner Oh cielo!... I figli tuoi,...
no, non fuggiro... Ahi miseri!...
Saul T’intendo:
morti or cadono tutti...
Micol Oimè!... I fratelli?...
Saul — Ch’altro mi avanza?...
Tu sola omai, ma non a me, rimani. —
Io da gran tempo in cor giá tutto ho fermo:
e giunta è l’ora. — Abner, l’estremo è questo
de’ miei comandi. Or la mia figlia scorgi
in securtá.
Micol No, padre; a te dintorno
mi avvinghierò: contro a donzella il ferro
non vibrerá il nemico.
Saul Oh figlia!... Or, taci:
non far, ch’io pianga. Vinto re non piange.
Abner, salvala, va: ma, se pur mai
ella cadesse infra nemiche mani,
deh! non dir, no, che di Saulle è figlia;
tosto di’ lor, ch’ella è di David sposa;
rispetteranla. Va; vola...
Abner S’io nulla
valgo, fia salva, il giuro; ma ad un tempo
te pur...
Micol Deh!... padre... Io non ti vo’, non voglio
lasciarti...
Saul Io voglio: e ancora il re son io.
Ma giá si appressan l’armi: Abner, deh! vola:
teco, anco a forza, s’è mestier, la traggi.
Micol Padre!... e per sempre?...
SCENA QUINTA
Saul.
Eccoti solo, o re; non un ti resta
dei tanti amici, o servi tuoi. — Sei paga,
d’inesorabil Dio terribil ira? —
fido ministro, or vieni. — Ecco giá gli urli
dell’insolente vincitor: sul ciglio
giá lor fiaccole ardenti balenarmi
veggo, e le spade a mille... — Empia Filiste,
me troverai, ma almen da re, quí...1 morto. —
- ↑ Nell’atto ch’ei cade trafitto su la propria spada, soprarrivano in folla i Filistei vittoriosi con fiaccole incendiarie, e brandi insanguinati. Mentre costoro corrono con alte grida verso Saúl, cade il sipario.