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III. Festa da ballo; gli obblighi

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III. Festa da ballo; gli obblighi
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III. Festa da ballo: gli obblighi

I padroni di casa, che danno una festa da ballo, debbono essere pronti a ricevere, cioè in grande toilette, almeno tre quarti d’ora prima del loro invito: non si sa mai, vi sono sempre degli invitati che vengono prestissimo! Poi, è sempre necessario dare un ultimo sguardo alle sale, ai lumi, ai fiori, alla table à thè, al buffet. Se non vi sono, fra gli invitati, o sovrani o principi del sangue, basta che i padroni di casa stiano nella seconda anticamera, quella che viene subito dopo il guardaroba: colà essi aspettano i loro invitati per salutarli, per iscambiar con loro qualche frase, per accompagnarli sino alla porta del primo salone, non più oltre, ritornando a mettersi al proprio posto, nella seconda anticamera, subito. Se vi sono sovrani o principi del sangue, il padrone di casa, il solo padrone di casa, con la sua ambasciata, se è un ambasciatore, con la sua famiglia maschile, se è un semplice privato, [p. 69 modifica]cipe o duca che sia, attende i sovrani o i principi del sangue, ai piedi dello scalone: vale a dire che ha combinato un sistema di avvisi e di staffette, per cui scende ai piedi delle scale, giusto cinque minuti prima che arrivino i sovrani o i principi del sangue. La padrona di casa aspetta nell’anticamera. Ricordarsi che ovunque entrano i sovrani o i principi del sangue, diventano essi, immediatamente, i padroni eh casa, e costoro i loro invitati, tenendo il secondo posto dappertutto, nei saloni, nella quadriglia di onore, alla cena, dovunque. Nei balli, ove non sono sovrani o principi del sangue, i padroni di casa restano nella seconda anticamera almeno dalle dieci alle dodici: coloro che arrivano dopo mezzanotte, non meritano di essere attesi particolarmente. In un ballo grande, i padroni di casa, dopo la mezzanotte, specialmente, non finiscono di occuparsi dei loro invitati: debbono restare in piedi, nei saloni, passare di gruppo in gruppo, dire una parola alle persone solitarie, fare delle presentazioni richieste, invitare qualche persona più autorevole a passare alla tahle à thè: talvolta, per atto di familiare cortesia, prendere un sorbetto dal vassoio che il cameriere porta in giro e darlo a un’amica, a un amico. Tutto questo, senza aver l’aria di pesare sui proprii invitati, non disturbandoli quando si vedono bene occupati, a chiacchierare gaiamente, a flirtare, a ballare, a cenare: farsi dimenticare, infine. Ricordarsi, i padroni di casa, in una grande festa, che l’arte sublime della ospitalità, deve essere esercitata con un tatto sublime: e che la propria personalità non esiste, dalle nove della sera, alle sei del mattino. I padroni di casa, che non si sentissero le gambe infrante, la testa piena di ronzìi e pesante, che avessero bene cenato, che si [p. 70 modifica]fossero divertiti, insomma, alla propria festa, sareb bero degni, 1 indomani, del pubblico disprezzo.