Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana/Altiero - Superbo

Altiero - Superbo

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ALTIERO - SUPERBO.


Altiero da alto; superbo da super (sopra): epperò sin dall’origine, e dal suo significato naturale superbo vuol essere più d’altiero. Ambedue i vocaboli s’adoprarono dai padri della nostra lingua parlando di cose; Dante chiama superbo, cioè altissimo, l’omero d’un diavolo che portava i peccatori, e dice superba la costa d’un alto monte. Il Petrarca chiama altiero il Rodano, perchè fiume alto, profondo, e l’aquile, animali d’altera vista. [p. 10 modifica]

Venendo al figurato la differenza si fa più viva, poichè altiero è colui che sente altamente di se, superbo è quegli, che per troppo sentire di se vuol esser sopra gli altri; l’altiero s’apparta dal volgo, il superbo ne va in cerca per offenderlo; altiero è quasi sempre preso in senso onesto, superbo non mai. Dante scontrandosi nel purgatorio col buon Sordello esclama:

«..... oh anima Lombarda
Come ti stavi altiera e disdegnosa,
E nel mover degli occhi onesta e tarda.»

Ed in altro luogo parlando della squadra degli angeli ribelli la chiama superbo strupo, cioè schiera1 di spiriti, che peccarono di superbia [p. 11 modifica]volendo essere sopra Dio. Quante volte non chiama egli altiera la donna sua il Petrarca? avrebb’egli osato, quell’animo gentile, chiamarla superba? Questa differenza si deduce ancor meglio dagli opposti, poichè superbo è sempre contrario d’umile, ed altiero si oppone a basso; quello ha per contrario una virtù, questo un vizio; epperò il cantor di Laura scrisse:

«...... a voi non piace
Mirar sì basso con la mente altera

Non debbo qui dimenticare un’acuta distinzione di questi due vocaboli fatta dal Minucci, ottimo scrittor toscano2: «altiero, dic’egli, è colui, che per grandezza d’animo non riguarda e non applica a cose vili, anzi dimostra verso di quelle una certa schifezza generosa, e senza vizio: e superbo si dice colui, che per vizio e per capriccio spropositato disprezza tutti, e tutte le cose indifferentemente e senza distinzione alcuna.»

Trapassando ora agli astratti vedremo qual differenza corra tra alterezza e superbia. Superbia secondo S. Gregorio, è desiderio disordinato e perverso di eccellenza, e però è posta fra i [p. 12 modifica]peccati capitali come incominciamento di tutti i vizii, e rovina di tutte le virtù. Alterezza è forte estimazione di se, che procede da grandezza d’animo, e che mal frenata può degenerare dalla sua origine, e volgere in superbia. La superbia trae in rovina un uomo od un popolo che ne sia tinto; l’alterezza può guidar l’uno e l’altro a cose grandi, a fortissimi fatti. L’alterezza della nazione spagnuola offesa da un superbo conquistatore, la spinse a quella magnanima difesa che ognun sa: chi oserebbe tacciar quella nazione di superbia?

Giova qui l’avvenire, che la voce alterezza è stata coniata dalla necessità, in che si trovarono i popoli italiani di esprimere l’idea della grandezza d’animo, e delle altre buone parti della superbia de’ loro avi latini, i quali dicevano sume superbiam quaesitam meritis (Hor.); nec tantam Vespasiano superbiam, ut privatum Vitellium pateretur (Tac.), ove si vede che superbia è presa per generosità, e magnanimità; però che la cattolica religione venendo a noi in ispirito d’umiltà spogliò d’ogni onesto significato quella voce3, e la pose fra le [p. 13 modifica]denominazioni de’ vizii capitali, obbligando così gli Italiani a creare il vocabolo alterezza. Questa avvertenza renderà più cauti coloro, i quali credono erroneamente potersi ogni vocabolo nostro, che sia dal latino originato, in tutte le significanze latine adoperare.

Note

  1. È questo il solo e vero significato della voce Dantesca strupo, intorno al quale errarono da cinque secoli in quà tutti i commentatori dell’altissimo poeta (vrd. i commenti al canto 7.0 dell’Inferno dal Buti al Biagioli). Strupo vale quantità di gente, e nel verso di Dante truppa d’angeli, dal latino-barbaro stropus, che sonava gregge di pecore, e per traslato naturalissimo moltitudine di persone, stormo, truppa di gente (vedi il supplimento del Carpentier al glossario del Du-Freane alla voce stropus). La radice è nell’antico teutonico Troppe, trop, ed in alcuni di que’dialetti strop, che s’interpretano grex, certus ovium numerus: (vedi Schilter in Troppe), onde il troupeau, e la troupe dei francesi, e la truppa degli italiani. È degno d’osservazione, che la voce strup è ancor viva nel dialetto piemontese per gregge, o grosso branco di pecore, cioè nel puro significato degli antichi idiomi teutonici.
  2. Annot. al Malmant.
  3. Così di Lussuria: ved. più sotto l’articolo lussurioso.