Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Ultima canzone d'Omero
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ULTIMA CANZONE D’OMERO
Turba di Donzelle
Accostati, o straniero,
Accostati ver noi!
Ha l’isola di Chio
Le spiagge rozze ed erte;
5Ma i cor degli abitanti
Son ospitali e miti.
Mira le danze nostre,
Ascolta i nostri canti,
E tu potrai, tornato
10Un dì nel patrio nido,
Godendo cogli amici
Nella fredda stagione
In cerchio al fuoco assisi,
Narrare le avventure
15Dell’errar tuo sì lungo,
È grato ricordare
Gli abitator di Chio.
Il Viaggiatore
Io mirerò con gioja,
Donzelle vezzosette,
20Le vaghe danze vostre,
Ascolterò con gioja
I vostri dolci canti;
Ma soddisfate prima
Dello stranier la brama
25E dite, ch’è mai questo
Enorme monumento,
Scolpito qui nel sasso
In gigantesche forme.
Si vede un vincitore
30Alle straniere vesti,
Innanzi al quale stassi
Inginocchiato il prence
Dell’isola, attorniato
Da cumuli d’uccisi,
35E gli domanda pace:
Indietro stan tremanti
E supplici le donne
Co’ pargoli innocenti,
Che sbigottiti ’l capo
40Nelle lor vesti ascondono.
Le Donzelle
Chi dall’eterno obblio
Salvar vorrebbe il nome
D’un duce snaturato,
Le cui vittorie furono
45Serie non interrotta
Di stragi e d’uccisione?
Degno d’eterna gloria
È sol, chi nella lunga
O breve vita sua
50Benefattor mostrossi
De’ miseri mortali.
Vieni, o stranier, con noi,
E con piacer vedrai,
Come fra noi si serba
55La grata rimembranza
D’un venerando vate,
Che fu ne’ tempi antichi
La gioja e gloria nostra.
Vedi tu presso al mare
60Quel solitario sasso?
Amato egli è dal sole,
Che mai non l’abbandona;
Dall’alma primavera
Sin all’inverno sempre
65Egli è per ogni lato
D’un abbagliante manto
Di vari fior vestito,
E fisa i lieti sguardi
Del passeggiero nauta.
70Là, di spontanee rose
E d’edera fragrante
All’ombra vaga e fresca,
Alzasi circolare
Un’ampia sede e molle
75Di musco giallo e bruno.
Là fu ne’ tempi andati
La prediletta stanza
Dell’immortale Omero!
Ei là per l’annue feste
80Con zelo preparava
Un numeroso coro
Di giovani e donzelle,
Che in questi verdi prati
Sempre rappresentavano
85Il suo più nuovo canto,
Con il canto e la danza.
Venuto il dì solenne,
Il venerando Vate
Coll’aurea lira in mano
90In mezzo a loro siede;
Di subito la turba
In due parti dividesi,
E mentre l’una canta
In dolci e chiare note
95L’argomento del dramma;
L’altra, vezzosamente
Ballando, il rappresenta.
Tu nel momento istesso
Qui giungesti, o straniero,
100Che l’ultima canzone
Noi cantavam d’Omero.
E forse tu, costretto
A ripartir fra breve,
Le feste non vedrai.
105Per te, o stranier, di nuovo
Darem principio al canto.
(Cantano e Ballano)
Sorpassa Calliròe
Vezzosa e giovinetta
Tutte le pastorelle
110Sue compagne coll’alta
Disinvolta persona,
Qual nella vasta selva
Palma romita innalza,
La maestosa cima
115Su l’altre piante tutte.
È il solo suo pensiero
Di rallegrar le amiche,
Ad una ella compone
La lunga e folta chioma
120In nodo più leggiadro;
Ad un’altra il bel capo
Adorna con i fiori,
Di che sè stessa spoglia;
Piacevolmente assetta
125Ad una terza il cinto;
Cede alla quarta i belli
E splendidi coralli;
Ad altra un variopinto
Gentile canestrino,
130Benchè caro lo tenga. ...
Chi misurarsi seco
Alla danza potrebbe?
Ella talor somiglia
A Diana cacciatrice,
135Allor che stanca e lassa
Di traversar le selve
Arcadiche, discende
Dalle nevose cime
Dell’Erimante, ricco
140Di limpide fontane,
E colle sue compagne,
Divertesi danzando...
Tal altra volta sembra
Terpsicore la snella,
145Ch’al suon del grato liuto
Del biondo intonso Apollo
Alle sorelle mostra
Nuova leggiadra danza
Dai ratti e gaji passi....
150Calliroë non crede
Alle sincere lodi
Delle compagne sue,
Quantunque miri e encomi
Ogni vago lor passo.
155Quanto ama e favorisce
Le giovani compagne,
Tanto odia ed abborrisce
E con severi e biechi
E disdegnosi sguardi
160Respinge i pastorelli.
Aminta, il bell’Aminta,
Il fior de’ pastorelli
Circonvicini, vede
Baldanzosa ed altera
165Calliroe farsi innante.
Sfugge egli dalle mani
De’ dissuadenti amici,
Per offerirle bella
Coppia qual neve bianca
170Di giovani colombe:
Poich’egli udio sovente
Narrar dalle compagne,
Che bramava aver belle
Due candide colombe.
175Sorridendo salutano
A gara il bell’Aminta .
Tutte le pastorelle,
Ed all’amica loro
Rimproverano il suo
180Dispettoso contegno,
Con che Aminta riceve.
Così Aminta le dice:
«So che spesso bramavi
Aver giovine coppia
185Di questi vaghi augelli.
Più giorni traversai
L’immense selve nostre
Finchè scopersi queste
Bellissime colombe.
190Ammaestrate sono
A pigliar dalla mano
Il nutrimento loro.
Vengono se le chiami,
E vanno ovunque vai.
195Accetta con favore
Il mio povero dono.»
Ma Calliroë, piena
Di sdegno, l’abbandona
In un col gentil dono...
200Fra tutte la più giovine
Col dito sulle labbra
Fa cenno alle compagne
Di seguirla tacendo.
La seguono, e discuoprono,
205Di folte rose all’ombra,
Sull’erba molle steso
Amor che dorme; giacciono
Dispersi intorno a lui
Arco, faretra e frecce.
210«Andiam, andiam, sorelle!»
Esclama Calliròe,
«Andiamo e distruggiamo
Il rio poter d’Amore!
Spezzate l’armi sue,
215D’or innanzi saremo
Secure dalle tante
Insidie sue crudeli.»
E con rapido passo
Avventasi ad Amore,
220Le preghiere, gli avvisi,
Le minaccie sprezzando
Delle turbate amiche.
Spezza con empia mano
Tutti gli stral del Dio.
225Parimente volendo
Spezzare l’arco d’oro,
Ogni suo sforzo è vano.
Con stolta irrisïone
Ella lo getta a terra,
230E se ne va superba
In traccia delle amiche,
Fuggite con terrore.
Cadendo l’arco sveglia
Collo strepito il Nume.
235Quand’ei mirò spezzati
Intorno a sè gli strali,
Tosto la mano stende
In atto minaccioso
Ver l’empia giovinetta,
240E mormorando annunzia
Orribili vendette.
Intanto il bell’Aminta
Accostasi ad Amore
E inginocchiato prega
245L’esacerbato Nume
Di perdonar la cara
Colpevol pastorella.
Il Dio benignamente
L’amante intercessore
250Ascolta, e gli promette
L’amor della superba,
S’egli consente a oprare
Ciò ch’imporragli. Aminta
Ratto a tutto consente,
255E spiegagli Cupido
Il voler suo, e qual parte
Prendervi ei debbe: poscia
Percuotelo coll’arco,
E tosto è il bell’Aminta
260Cangiato in brutto vecchio
Con rughe e barba irsuta:
Partendo Amor gl’impone
Di seguirlo pian piano.
Ed ei sen vola dove
265I giovani pastori,
Danzando al suon del flauto,
Si scordano gli affanni
Che tormentano il core.
Fra breve, dal lontano
270E grato suon del flauto
Attratte, le compagne
Dell’empia pastorella
Giunsero al lieto stuolo
De’ giovani pastori;
275Ma vedendo tra loro
Amor, quasi di nuovo
Sfuggiro sbigottite.
Ma ’l Nume lor comanda
Di rimanere, e a poco
280A poco conducendo
Un core all’altro, tutti,
Pastori e pastorelle,
Unisce con occulti
Ma poderosi lacci.
285«Qui restate, lor dice,
Finchè da me lanciato
Uno stral vi dia cenno
Di rintracciar seguendo
Il donno vostro, Amore.»
290Dice e sparisce in seno
Ad umile cespuglio.
Là, solitaria gira
Calliroë. Le lancia
Amor un di que’ teli
295Tremendi che riserva
Secreti nel turcasso
Per punir gli insolenti
Mortali, che negare
Ardiscono o sfidare
300L’immenso poter suo.
Anch’essi il cor piagato
Infiammano d’amore,
Ma d’amore che sembra
Furibonda demenza.
305Rimase Calliròe
Immota qualche tempo:
Poi subito, riscossa
Quasi da lungo sonno,
Arrossisce scorgendo
310Del core il cambiamento.
Quei sentimenti istessi,
Che nelle sue compagne
Tante volte derise,
Or le ingombran la mente
315E immensa fiamma ascendono.
Di luogo in luogo errando
Turbata, irrequïeta,
Di subito ella incontra
Debol schifoso vecchio.
320Come se inaspettato
Rincontrasse lo sposo,
Da lungo tempo assente
Ed in lontane terre
Quasi estinto creduto,
325Ella rapidamente
Verso il vecchio s’avanza,
Ed impaziente strigne
La di lui scarna mano,
Non scorgendo, o immemore
330Del viso scolorito,
Della barba canuta
E delle molte rughe,
Ella amorevolmente
Gli fa i più dolci vezzi.
335Il vecchierello ognora
Le fervide carezze
Di Calliroë schiva,
Suo malgrado fedele
Agli ordini del Nume.
340Si vede amor negli occhi,
Si vede amor dipinto
Sulle focose guancie
Della fanciulla, quasi
Uscita fuor di senno.
345Il vecchierel le mostra
La chioma e barba bianca,
Le cave smorte gote;
Ma, non che mitigare,
Ei colla resistenza
350Aumenta ed avvalora
L’affetto dell’amante.
Già di sè non padrona,
Ella spiegò le braccia
Per allacciarne il brutto
355Vecchiaccio, che pur male
Allora si difese.
Ecco, improvvisamente
Indietro a lor risuona
Concento inopportuno
360Di numerosi flauti,
E vedesi (ahi, vista
Molestissima!) Amore,
Portato dai pastori,
In mezzo alle compagne,
365Sovra leggiadro scudo
Di fiori inghirlandato.
Il Nume colla destra
Mostrando la rubella:
«Voi qui vedete,» disse,
370«L’immenso mio potere
E la vendetta mia.»
Vorrebbe Calliròe
Che ’l suolo l’inghiottisse.
Oh! come allor maligni
375Si ridono i pastori
Della di lei sventura!
Ma, piene di pietade
A scena sì crudele,
Le giovinette amiche
380In ginocchio pregaro
Il Dio vendicatore,
Scusando la compagna:
«Non punir, Dio possente,
Come delitto atroce
385Un fallo da improvvisa
Inverecondia nato!»
Il Nume, intenerito
Dal non mentito pianto
Delle meste compagne,
390Tocca coll’ale d’oro
Il brutto vecchierello,
Ed eccolo cangiarsi
In vago giovanetto,
Ridivenuto Aminta.
395A tal meravigliosa,
Inaspettata vista
Tutti colpiti sono
D’altissimo stupore,
Calliroë, pentita,
400Cade d’Amore ai piedi
E con sincero pianto
Gli promette d’amare
Il bello e fido Aminta.