Ristretto della Valsugana/Della vita di Dominico Pellauro

Della vita di Dominico Pellauro

../Dell'origine della chiesa della Madonna Santissima d'Honea IncludiIntestazione 20 giugno 2018 25% Da definire

Dell'origine della chiesa della Madonna Santissima d'Honea
[p. 44 modifica]
44 Ristretto

DELLA VITA

DI DOMINICO PELLAURO

Già Eremita di San Silvestro.

TRà li quattro Eremi, che la Valsugana tiene, cioè San Lorenzo nella summità d’un Monte, S. Malgarita, S. Vendimiano in un Colle, et San Silvestro alle sponde d’un lago, questo si rese nel nostro secolo più frequentato, per l'habitatione, che ivi prese Dominico Pellauro, quale abenche da oscuri, e poveri natali trahesse il suo origine, fù però di candidi costumi adornato; la Valsugana fù sua Patria, et Roncegno sua Parochiale; dalla lettura delle vite de Santi Padri, ch’egli udì, mentre la nobil Famiglia Poppi serviva, s’accese d’amor Divino, e si risolse di trarsi dal Mondo, et ad imitatione de Santi Anachoretti in solitario luogo ritirarsi per far penitenza de suoi peccati, per maggiormente poter seruir il suo Dio; esequì la pia propositione, et vestosi di bisello, mà di ruvido pano, et cintosi con un grosso cordone, con questo religioso habito si portò alle Devotioni della Sacrosanta Casa Lauretana; d’Asissi, et d’indi all’Alma Città; et ricevuti immensi, et infiniti thesori spirituali, con la benedittione Pontificia tutto consolato ripatriò, et nell’Eremo di San Silvestro collocato, ivi principiò à riformare se stesso per maggiormente servire al suo Dio; non scostandosi più dalla sua Cella, che solo nei giorni festvi alla Parochiale di Roncegno per udire la S. Messa, in cui con humilissima devotione ricevuto il Sacramentato suo Dio, et fatte le lue orazioni, senza altrove fermarsi, fretoloso subito s’incaminava al suo Cielo, che la sua Cella così chiamava. Principiò questa sua vita con un perpetuo digiuno (et così in quello terminò) cibandosi una sola volta al


gior-
[p. 45 modifica]

Della Valsugana. 45

giorno, et questa era la sera; e per maggiormente domare la carne, acciò al spirito non si ribellasse, dell’istessa carne si privò, di cui mai volse mangiare, meno nelle sue infirmità, e per collorire la sua mortificatione allegava, che la natura l’aborriva, nè voleva abbracciare. Il suo dormire era sopra nude tavole, e così vestito giaceva; et il più della notte l’hore spendeva in orationi, meditationi, et discipline. Imparò à leggere, et in breve tempo imparò anco à recitare il Divino Officio, che quotidianamente lo diceva. La sua consolatione era nel leggere le vite de Santi Padri per maggiormente infiammarsi nelle di loro virtù; leggeva anco altri libri spirituali, che l’udirlo di quelli à discorrere, era una dolcezza maravigliosa, e così guidava il rimanente de suoi giorni; Egli non questuò, perche si resegnò nella providenza Divina, che abbondantemente il Signore gli provide. La fama del servo di Dio fece concorso, non solo de Secolari, mà anco de Claustrali, et un consecrato Prelato annualmente lo visitava; et tutti consolati, et ammirati partivano; accoglieva tutti con viso giocondo, con carità, amore, et dolcezza, e seco parlando si mostrava tutto affabile, tutto humile, e la sua modestia era sì ben composta, che il suo sguardo era verso la terra, ò alzando gl’occhi erano verso il Cielo; il suo sembiante era sì venerando, e mortificato, che un vero simulacro d’un Santo Anachoreta della primitiva Chiesa egli sembrava; Era frequentato d’altri Eremiti, che anco da lontani Paesi, come à loro Padre, e Maestro venivano. Non mancò il commune inimico spirito rubelle à movergli crudel guerra, et la notte era l’aringo, e fiera battaglia, che gli faceva, et più volte come S. Antonio Abbate fù percosso. Con l’elemosine, che da pie persone ricevè, la sua venusta Chiesa fece restaurare; et un’Altare nuovo, et indorato dedicò alla gran Madre di Dio, che in un muro stava effiggiata, da cui predicava egli haver ricevute gratie singolarissime; ador-


nò la
[p. 46 modifica]
46 Ristretto

nò la medesima di supeletilli, et di sacre paramenta di tutti i colori Ecclesiastici di pretio non ordinario, et tutte di seta, et d’oro guarnite. Fatto annoso, e per le sue infirmità; da devota pedona fù gli proveduto nei giorni festivi della S. Messa. La Divina Maestà lo decorò di Celesti sue gratie; come avvene ad un figlio d'ott’anni incirca, che per un tumore hernioso, giorno, e notte lacrimava; ricorsero i afflitti Genitori, & supplicatolo sopra gli facesse il segno della S Croce, che con grand’humiltà, come indegno, più volte ricusò di fare, finalmente vinto dalle paterne lacrime, quello segnato, sparì il tumore, et il fanciullo restò risanato. Una Gentildonna, che per sua divotione annualmente lo visitava, si portò in tempo, che per infirmità era egli giacente; questa haveva tumide le gambe, et da dolori era afflitta, approssimatasi alle nude tavole, ove giaceva, che un Cataletto formavano; sotto queste vide li suoi calceamenti (così inspirata) secretamente deposti li suoi dai piedi, et quelli si pose, che restò di tal sua infirmità liberata. La providenza Divina se gli mostrò miracolosamente come à S. Paulo primo Eremita, et fù, che per la caduta d’una iroprovisa, et alta neve, per cui nelle proprie Case erano (per così dire) arrestate le persone, che non potevano suffragare il servo di Dio, et egli tutto sprovisto trovavasi d’alimento; nulla turbatosi, stava nel fervore de suoi soliti spirituali esercitij, finalmente dalla longa astinenza il corpo eras debilitato, vide una mattina fuori della fenestra della sua Cella, che sopra d’essa stavano tre pani, di ciò tutto ammirato, e quelli prendendo, e baciando con le dovute lodi, et ringratiamenti al suo Dio, andava pensando come potessero ivi esser stati portati, supponendo che di notte tempo ciò fosse occorso; per sincerarsi, si portò per scuoprire, se nell’alta neve alcuna pedata puotesse vedere; accortosi, che non humano, mà Divino era il dono, con copiose lacrime prostrato rese


novel-
[p. 47 modifica]

Della Valsugana. 47

novelle gratie, e non cessava di benedire la Divina sua providenza; di cui con nova profusione di lacrime, dopò, il successo raccontò al suo Confessore. Correva gia l’ottavo lustro, che quel devoto Eremo era da esso habitato, piacque alla Divina pietà con una infirmità di pochi giorni a se chiamarlo, munitosi de Santissimi Sacramenti con faccia ridente rese lo spirita al suo Creatore in giorno di Giovedì à 29. Marzo 1640. nell’età sua d' ottant'anni in circa. Il transito del Servo di Dio divulgatosi fece il concorso popolare, tutti à gara, e dolenti corsero à vedere quello, al quale nelle loro necessità ricorrevano per esser suffragati con le sue orationi; mà molto maggiore fù il giorno del suo Obito, che seguì il Sabbato seguente, che fù delle Palme, che sembrava una continuata processione; da chi con voci flebili era chiamato Beato, et da altri Santo; et era così avvanzato il concorso, che per dar principio a gl’Ecclesiastici officij, fù dimistiere far ritirar la moltitudine; mà quando videro levar il corpo, tutti à gara lacrimanti al Cataletto corsero à baciarlo, et principiarono ad’involargli la Corona, altri il cordone Franciscano, et à tagliargli l’habito; che quando l’authorità de maggiori non si fosse fraposta, nella tomba sarebbe ito tale quale uscì dal ventre materno. Occorse alcuni giorni dopò d’ordine publico con l’assistenza del Reverendo Parocho, et d’altre persone devote, che dall’Avello fù il suo Corpo levato, acciò da eccellente Pittore al naturale fosse effiggiato, fù ritrovato non già fetente, come il Quatriduano Lazaro; mà sì di grato odore, e come di persona vivente; haveva le carni domabili, fresche, et rendibili, che rese à Circonstanti gran meraviglia, et postolo à sedere sopra d'una Cassa, che in Chiesa ritrovavasi, affine il Pittore meglio operasse, fù osservato, la bocca, e l'occhio destro aprirsi, et l’orecchia rubiconda divenire, et


una
[p. 48 modifica]
48 Ristretto

una persona fece sentire da nodi delle dita d’una mano quei effetti, che stirando si sogliono solo udire in persone viventi; il che publicatosi, pervenne la notitia fino alla Corte Arciducale d'Inspruch, convenne al Pittore à Ministro di quella dare di tutto il successo diligente relatione. Et nell'anno decimo ottavo dopò la sua sepoltura, che fù nel mese di Maggio del 1657. fù quella aperta, per riponervi altro Cadavere d'Eremita colà morto, fù il corpo del nostro Dominico ritrovato incorrotto, con le carni fresche, come se all'hora fosse spirato, e per l'odore soave, à tutti rese stupore grandissimo. Non mancarono particolari di publicare gratie dalla pietà Divina ottenute per il riccorso fatto al devoto Dominico dopò la di lui morte, nelle quali d'avvantaggio la mia penna non s’innoltra, se non à benedire, et a ringratiare il Sommo Iddio delle maravigliose gratie, che fa à suoi servi; à cui sia eterna lode, honore, et gloria. Amen.


IL FINE.




Il Stampatore à chi legge

GL’errori, che corrono nelle Stampe sono connaturali, che l’opere si rendono hoggidì diffettate, non già per causa degl’Auttori, che le compongono, che sono del tutto purgate, mà solo di chi forma la stampa. Benigno Lettore compatiteci se alcuna cosa ritrovi nella presente Operetta, che à te viverò tutto obligato, come prego il Cielo à te sij sempre felice.

P/ 8545