nò la medesima di supeletilli, et di sacre paramenta di tutti
i colori Ecclesiastici di pretio non ordinario, et tutte di seta,
et d’oro guarnite. Fatto annoso, e per le sue infirmità; da devota
pedona fù gli proveduto nei giorni festivi della S. Messa.
La Divina Maestà lo decorò di Celesti sue gratie; come
avvene ad un figlio d'ott’anni incirca, che per un tumore
hernioso, giorno, e notte lacrimava; ricorsero i afflitti Genitori,
& supplicatolo sopra gli facesse il segno della S Croce,
che con grand’humiltà, come indegno, più volte ricusò di
fare, finalmente vinto dalle paterne lacrime, quello segnato,
sparì il tumore, et il fanciullo restò risanato.
Una Gentildonna, che per sua divotione annualmente lo
visitava, si portò in tempo, che per infirmità era egli giacente;
questa haveva tumide le gambe, et da dolori era afflitta,
approssimatasi alle nude tavole, ove giaceva, che un
Cataletto formavano; sotto queste vide li suoi calceamenti
(così inspirata) secretamente deposti li suoi dai piedi, et
quelli si pose, che restò di tal sua infirmità liberata.
La providenza Divina se gli mostrò miracolosamente come
à S. Paulo primo Eremita, et fù, che per la caduta d’una
iroprovisa, et alta neve, per cui nelle proprie Case erano (per
così dire) arrestate le persone, che non potevano suffragare
il servo di Dio, et egli tutto sprovisto trovavasi d’alimento;
nulla turbatosi, stava nel fervore de suoi soliti spirituali esercitij,
finalmente dalla longa astinenza il corpo eras debilitato,
vide una mattina fuori della fenestra della sua Cella, che
sopra d’essa stavano tre pani, di ciò tutto ammirato, e quelli
prendendo, e baciando con le dovute lodi, et ringratiamenti
al suo Dio, andava pensando come potessero ivi esser stati
portati, supponendo che di notte tempo ciò fosse occorso; per
sincerarsi, si portò per scuoprire, se nell’alta neve
alcuna pedata puotesse vedere; accortosi, che non humano,
mà Divino era il dono, con copiose lacrime prostrato rese