Rime varie (Alfieri, 1912)/XCVII. Dolore e speranza

XCVII. Dolore e speranza

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XCVII. Dolore e speranza
XCVI. Rivede col pensiero la sua donna XCVIII. Ancora per Francesco Gori-Gandellini

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XCVII [cxxxii].1

Dolore e speranza.

Non che per mesi ed anni, anche per ore
Il doverla lasciar doleami forte,
Quando era usanza in me, di me piú forte,2
4 Di pascer sempre di sua vista il core.
Io non sapea che fosse allor timore;
Che al suo fianco atterrirmi, né il può morte:3

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E nel giocondo oblio di lieta sorte,4
8 Finto nome appellava ogni dolore.
Ma, dal punto fatal che svelto m’ebbe
Da sí dolce, serena, unica5 vita,
11 Ogni mio breve bene anco m’increbbe.6
Speranza invan del mio martír mi addita
Il fin, che lunge forse esser non debbe:
14 Timor mi afferra; e chi da lui mi aíta?


Note

  1. Nel ms.: «29 ottobre. Tra Roverbella e Mantova».
  2. 3. Di me piú forte, a cui non potevo sottrarmi.
  3. 6. Ché al suo fianco non può spaventarmi neppure la morte.
  4. 7. E nella lieta dimenticanza che dà il sentirsi felice.
  5. 10. Unica, che non ha l’eguale.
  6. 11. I b che sovrabbondano in questo verso (breve, bene, increbbe) gli danno cattivo suono.