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di vittorio alfieri | 103 |
Fin ch’io privo di lei teco rimagno,
Me consola co’ salti e vezzi tuoi,
Né ti stupir, se in abbracciarti io piagno.
XCVI [cxxxi].1
Rivede col pensiero la sua donna.
Mi vo pingendo nella fantasia
(Cagion di pianto e di letizia a un tratto)2
Ogni bel pregio, ogni piú menomo3 atto
4 Della leggiadra amabil donna mia.
Ecco, or la veggo a un bel corsier dar via,4
Con grazia tanta; e, come folgor ratto,
Un miglio quasi ella e Narciso han fatto,
8 Entrambi con sovrana maestria.
Quindi, al suon della voce al mondo sola,5
Raccolte ha l’ali il bel Falbetto,6 il caro
11 Animal, che diresti aver parola.
Di Partenope7 i paschi lo educaro:
Ei del mio bene i tristi dí consola,
14 Con quel suo dolce ambiar snelletto e raro.8
XCVII [cxxxii].9
Dolore e speranza.
Non che per mesi ed anni, anche per ore
Il doverla lasciar doleami forte,
Quando era usanza in me, di me piú forte,10
4 Di pascer sempre di sua vista il core.
Io non sapea che fosse allor timore;
Che al suo fianco atterrirmi, né il può morte:11
- ↑ Nel ms.: «26 ott. Tra Brixen e [manca l’altro nome)».
- ↑ 2. A un tratto, al tempo stesso.
- ↑ 3. Piú menomo non può dirsi, essendo menomo un aggettivo al grado superlativo.
- ↑ 5. Dar via, spingere, spronare.
- ↑ 9. Al mondo sola, che non ha l’eguale.
- ↑ 10. Raccolte ha l’ali, s’è fermato. — Falbetto, biondiccio.
- ↑ 12. Di Partenope, Napoli.
- ↑ 14. Ambiare, si dice del camminar del cavallo a passi corti e rapidi. — Raro, non posseduto dagli altri cavalli.
- ↑ Nel ms.: «29 ottobre. Tra Roverbella e Mantova».
- ↑ 3. Di me piú forte, a cui non potevo sottrarmi.
- ↑ 6. Ché al suo fianco non può spaventarmi neppure la morte.