Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/Ode ostetrica

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Libro secondo - Ode farmaceutica Libro secondo - ΚΑΥΣΟ
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ALLA


SOCIETÀ EMILIANA DELLE LEVATRICI


COME SEGNO DI OMAGGIO CORDIALE


QUESTA ODE OSTETRICA


È DEDICATA


Multiplicabo aerumnas tuas et conceptus tuos

in dolore paries filios.

Gen. III 16.



Nell’interno del bacino
     Semprechè non sia deforme,
     Vedi un corpo piriforme
     4Appoggiato all’intestino,
     Appo cui fisso rimane
     Con diversi ligamenti
     E coi rami divergenti
     8Delle trombe falloppiane.

Ivi, quando è cominciata
     L’ordinaria emorragia
     E una certa ipertrofia
     12S’è perciò manifestata,
     Dal follicolo maturo
     Esce l’ovulo vagante
     Che il processo fecondante
     16Mette subito al sicuro;

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Chè lo impiglia, anzi lo imbuca
     Nella tunica villosa
     Che presenta la mucosa,
     20La qual mutasi in caduca
     E nel crescere diventa
     L’amnio e il corion, traversati
     Da quei vasi complicati
     24Che nutriscon la placenta.

Ivi il germe ha forma e cresce
     In un sacco membranoso
     Pien di liquido sieroso
     28Dove nuota come un pesce,
     E la sua vita fetale
     Svolge senza sentimento,
     Ritraendo l’alimento
     32Dal cordone ombelicale.

In quel tempo la gestante
     Non si sente molto bene
     E per solito le viene
     36Qualche voglia stravagante.
     Ha lo stomaco disfatto,
     L’energia molto depressa
     E cammina un po’ sconnessa
     40Causa il ventre tumefatto.

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Finalmente la sorprende
     Un disturbo del sensorio,
     E un dolor premonitorio
     44Lungo il rachis le discende.
     Il marito al suo lamento
     Corre, interroga e le dice:
     «Vo a chiamar la levatrice
     48E ritorno in un momento!»

A intervalli lunghi e rari
     Incomincian le pressioni
     E le forti contrazioni
     52Delle fibre muscolari.
     Sono sistoli speciali
     Cui la diastole consente
     E interessan totalmente
     56Le pareti addominali.

Ecco intanto alla degente
     Si rinnovano i dolori
     Sempre più provocatori
     60E di ritmo più frequente,
     Finchè sotto alla pressione,
     Il liquor che l’amnio serra
     Rompe il sacco e va per terra,
     64Precursor dell’espulsione.

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La faccenda allor va lesta
     E non c’è d’aver paura,
     Se però la creatura
     68Si presenta con la testa;
     Ma nel caso che al contrario
     Si presenti con un braccio,
     Può accadere un affaraccio
     72E il chirurgo è necessario.

Non son fatti sì frequenti,
     Ma se mai caso si desse
     Che l’ostetrico dovesse
     76Operar rivolgimenti,
     O usar ferri, allor conviene
     Star tranquilla, ilare, ardita,
     Chè la scienza è progredita
     80E le cose andranno bene.

Dopo un grido indebolito,
     In un premito finale,
     Nasce un maschio ed è vitale
     84Come annuncia il suo vagito.
     Sente allor di gioia un’onda
     La puerpera nel core
     E con l’ultimo dolore
     88Viene espulsa la seconda.

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Gentilissima lettrice,
     Ti narrai chiara e sincera
     In che modo e in che maniera
     92Nasce al mondo un infelice:
     Non gittar strilli d’orrore
     Da lussarti le ganasce:
     Meglio dir come si nasce
     96Che narrar come si muore.